L’Italicum e la Corte

Qualche iniziale riflessione in attesa di leggere le motivazioni della Corte Costituzionale su alcuni aspetti dell’Italicum.

Intanto, abbiamo segnato il record di una legge elettorale modificata ancora una volta dalla Corte Costituzionale prima ancora di averla applicata: un bel punto di disonore per questo Parlamento e segnatamente per la maggioranza che caparbiamente ha voluto questa legge.

La Corte con le due sentenze, prima su porcellum e poi su italicum, ha riportato il sistema verso un criterio proporzionale ma ciò non deve far pensare a una rivincita dei proporzionalisti perché le due leggi citate sono di tipo proporzionale con l’innesto di un corpo estraneo e anomalo come il premio di maggioranza.

L’intervento della Corte, censurando i premi del porcellum e il ballottaggio dell’italicum, non poteva che restituirci il proporzionale che costituisce la base di quelle leggi.

Adesso abbiamo due sistemi proporzionali con forti differenze. Continua a leggere

Il trionfo dell’imbecillità

Stralcio dell’intervento del senatore Tonini (PD) in aula.

La cosa importante che vogliamo conservare della seconda parte della Costituzione - la prima non è infatti in discussione - è la forma di Governo parlamentare. In fondo questo è anche il filo rosso che accompagna l’azione del centrosinistra italiano, dagli anni dell’Ulivo fino ad oggi. Abbiamo difeso, qualche volta anche con durezza, in particolare nello scontro con il centrodestra, la forma di Governo parlamentare, che i costituenti ci hanno consegnato.
(…)
Noi abbiamo difeso, e lo facciamo anche con la riforma in esame, la forma di governo parlamentare, cioè l’idea che il Governo debba essere espressione del Parlamento e debba trovare nel Parlamento il momento della sua legittimazione costituzionale, la sede dove trova la fiducia, che sa che in ogni momento può essere revocata.
Al tempo stesso noi dobbiamo, cioè, saper leggere i segni dei tempi, di questo nostro tempo, e quello principale è che i cittadini vogliono essere protagonisti della scelta di chi li governa.
(…)
Tanti degli interventi dei senatori che io ho ascoltato pazientemente e diligentemente hanno posto il seguente problema: questo Governo non è legittimato direttamente dal voto popolare. Hanno ragione, ma nello stesso tempo dicono una bestemmia dal punto di vista costituzionale, perché dal punto di vista della Costituzione del 1948 nessun Governo viene eletto dagli elettori, in quanto i Governi trovano la loro legittimità nella fiducia del Parlamento. Tuttavia è vero e sacrosanto che nel nostro tempo c’è voglia di legittimazione diretta dei Governi da parte dei cittadini e degli elettori. Infatti tutti diciamo che Tsipras è stato eletto, invece l’altro giorno Tsipras è stato eletto solo deputato, ma il Presidente della Repubblica greca non si sarebbe mai sognato di dare l’incarico a una personalità diversa, perché Tsipras ha vinto le elezioni arrivando al 34-35 per cento e, grazie al premio di maggioranza che prevede anche quel sistema, arriva alla maggioranza assoluta dei seggi. Diciamo che Cameron governa il Regno Unito, è Primo Ministro inglese, perché lo hanno voluto gli inglesi; certo, gli inglesi lo hanno eletto deputato del suo collegio, ma è sicuro che Cameron, essendo il leader del Partito conservatore che ha vinto le elezioni, legittimissimamente governa la Gran Bretagna. La signora Merkel non è eletta direttamente dai tedeschi, ma dal Bundestag; tuttavia tutti diciamo che lei è espressione del popolo tedesco.
Nel 2013 non abbiamo avuto un Governo eletto dai cittadini, legittimato direttamente dai cittadini, perché il nostro sistema, così come è congegnato oggi, mentre è in grado di risolvere e conservare ciò che va conservato, cioè la forma parlamentare, non è in grado di fare i conti con questa domanda nuova di legittimazione diretta che c’è da parte dei cittadini. Questa è la contraddizione nella quale viviamo.
La riforma in discussione si propone di sciogliere questa contraddizione, perché per un verso noi manteniamo il sistema della democrazia parlamentare, atteso che il Presidente del Consiglio che avremo con la riforma avrà comunque bisogno della fiducia della Camera; non avrà nessun potere nuovo rispetto a quello che la Costituzione oggi assegna al Presidente del Consiglio. Nello stesso tempo, il combinato disposto di riforma del bicameralismo (quindi il superamento del bicameralismo paritario e della necessità che anche il Senato dia la fiducia) e della legge elettorale maggioritaria consentiranno ai cittadini di essere loro i protagonisti della legittimazione del Governo.

Un mucchio di rispettabili imbecillità. Continua a leggere

Nessun Paese europeo ha una seconda camera eletta direttamente

E’ bello sapere di poter contare su persone colte e preparate, capaci di illuminarti e fugare ogni dubbio sul tormentato percorso delle riforme costituzionali.

Con questo spirito ho letto l’intervento di Augusto Barbera, docente di diritto costituzionale, “Perché nessun paese europeo ha una seconda Camera eletta direttamente”

Peccato! Dopo averlo letto e riletto sono sbalordito per le banalità e le mistificazioni che Barbera spaccia.

Argomenta Barbera spiegandoci che nel bicameralismo italiano il Senato non ha mai svolto la funzione di contrappeso alla Camera. E’ vero, ma non è mai esistito, in Italia e in altro luogo del mondo democratico, un meccanismo elettorale che garantisce la maggioranza assoluta a un solo partito alla sola condizione che qualcuno vada a votare.

Ci racconta Barbera che i contrappesi sono rafforzati con la riforma costituzionale e cita l’innalzamento del quorum per l’elezione del Presidente della Repubblica, lo Statuto delle opposizioni…

Non mi sembra una gran cosa poiché nessuno potrà eleggere il PdR senza il sostegno del Partito che controlla la maggioranza assoluta della Camera e che potrà contare su un pacchetto di senatori.

I grandi elettori saranno al massimo 730.
Un solo partito avrà 340 voti a cui vanno aggiunti i voti di qualche eletto nella circoscrizione estero e i Senatori che provengono dallo stesso partito.
Inoltre, non è ancora certo che la decisione finale rimanga il quorum dei 3/5 dei VOTANTI. In precedenza si prevedeva che dal nono scrutinio bastasse la maggioranza assoluta, e quindi un solo partito avrebbe potuto eleggere il Presidente e c’è già chi è molto turbato dal fatto che una minoranza possa impedire l’elezione del Presidente gradito alla maggioranza e propone di tornare alla maggioranza assoluta dopo un determinato numero di votazioni.

In ogni caso, il PdR continuerà a essere solo a parole un potere di garanzia perché nella realtà non ha alcuno strumento a disposizione. Per esempio, non potrà attivare la Corte Costituzionale nel caso il Parlamento approvasse una legge che reputa incostituzionale. Si dovrebbe parlare di moral suasion del PdR e non di potere di garanzia perché non ha strumenti per fermare eventuali atti eversivi da parte del Parlamento. Parlamento in cui un solo Partito avrà il controllo del potere esecutivo e legislativo. Continua a leggere

I cattivi maestri

Leggo su il Mulino Italicum: più pregi che difetti, di Augusto Barbera, già docente di diritto costituzionale.

Nel presentarci sinteticamente l’Italicum, Barbera ci spiega che nel caso nessuno raggiunga al primo turno il 40%, il premio per raggiungere e ampiamente superare la maggioranza assoluta è assegnato con un ballottaggio fra le due liste più votate. Aggiungo, perché non è irrilevante, che non è previsto alcun quorum per essere ammessi al ballottaggio e non è previsto alcun quorum di votanti. Si verifica la stessa condizione già censurata dalla Corte Costituzionale nel giudizio della legge elettorale nota come Porcellum.

Barbera omette di ricordare la funzione del ballottaggio nei sistemi in cui questo meccanismo è previsto: nella ipotesi in cui al primo turno nessuno abbia raggiunto la maggioranza assoluta, il ballottaggio serve a scegliere al secondo turno tra due candidati alla carica di Presidente o tra candidati a rappresentare un collegio parlamentare o altra carica elettiva (per esempio, in Italia, il sindaco nei comuni con più di 15.000 abitanti). C’è sempre coerenza tra primo e secondo turno; la funzione del voto è sempre la stessa: eleggere un presidente o eleggere un rappresentante di collegio. Nel nostro caso, invece, mentre votiamo per l’assemblea dei rappresentanti del popolo sovrano, dovremmo scegliere al ballottaggio a chi affidare il compito di formare il governo tra due formazioni politiche; perché questa è la finalità vera del ballottaggio e non più eleggere dei rappresentanti.

Il voto è finalizzato a decidere chi deve formare il governo, pur rimanendo all’interno di un sistema costituzionale che non prevede l’elezione diretta dell’esecutivo. Si introduce surrettiziamente l’elezione diretta dell’esecutivo. A chi infatti il Presidente della Repubblica potrà affidare l’incarico di formare il Governo se non a un esponente del Partito a cui è stata regalata la maggioranza assoluta? Va detto che in nessun sistema, tranne quelli presidenziali, si elegge direttamente il governo, ma l’elezione indiretta è fortemente sostenuta dal voto elettorale laddove il sistema istituzionale assegna forti poteri al Primo Ministro. E’ questo il caso di paesi come la Germania, il Regno Unito, la Spagna… in cui vige un sistema di cancellierato o premierato costituzionalizzato o istituzionalizzato. Potere di revoca e nomina dei ministri, sfiducia costruttiva, richiesta di scioglimento del parlamento… sono alcuni poteri che caratterizzano i sistemi di governo dei Paesi citati e che non sono presenti nel nostro sistema costituzionale. La circostanza che i tre Paesi citati hanno leggi elettorali profondamente diverse, ci conferma che non è la legge elettorale a dare stabilità al Governo ma il sistema istituzionale con il quale la legge elettorale deve essere coerente. Nel nostro sistema non è istituzionalizzato alcun collegamento tra risultato elettorale e governo, a differenza di altri Paesi, cosa che rende perfettamente legittimo ogni cambio di maggioranza all’interno della stessa legislatura.

Totalmente arbitrario e irragionevole prevedere il ballottaggio solo nel caso in cui nessuno abbia raggiunto la soglia del 40%; perché non è previsto nel caso nessuno raggiunga la maggioranza assoluta, come avviene ovunque esista il ballottaggio?

Portare un partito dal 40% al 55% ovvero ad avere 340 deputati su 618 (e non su 630 come erroneamente scrive Barbera, perché i 12 per arrivare a 630 sono riservati alla circoscrizione estero) significa aumentare la consistenza parlamentare di un gruppo fino a +37,5% perché da 40 a 55 c’è un incremento del 37,5%. Non è cosa da poco, considerando che potrebbe verificarsi che il secondo classificato abbia il 40%-1 dei voti. Il vincente avrebbe 340 eletti, e il secondo classificato circa 180. Le disposizioni dell’Italicum rovesciano la ratio della formula elettorale prescelta dallo stesso legislatore, “che è quella di assicurare la rappresentatività dell’assemblea parlamentare. In tal modo, dette norme producono una eccessiva divaricazione tra la composizione dell’organo della rappresentanza politica, che è al centro del sistema di democrazia rappresentativa e della forma di governo parlamentare prefigurati dalla Costituzione, e la volontà dei cittadini espressa attraverso il voto, che costituisce il principale strumento di manifestazione della sovranità popolare, secondo l’art. 1, secondo comma, Cost.”(Corte Cost. sentenza n. 1/2014). Non sono rispettati i principi di proporzionalità e ragionevolezza che sempre devono essere rispettati per assicurare equilibrio tra interessi costituzionali rilevanti. È violato il principio di uguaglianza del voto. Continua a leggere

Pubblicità ingannevole dei Senatori PD

In questo manifesto a firma dei Senatori PD sono contenute affermazioni che costituiscono pubblicità ingannevole, se per generosità d’animo non vogliamo parlare di affermazioni spudoratamente false.

La libertà di opinione diviene falsità quando si superano i limiti della oggettività, della realtà verificabile da ciascuno senza alcun ragionevole dubbio. Ciascuno è libero di affermare che gli alberi camminano, ma non deve stupirsi se qualcuno gli risponde che è falso o lo considera un po’ suonato…

Cominciamo dalle garanzie… perché se già queste vacillano…

PD_manifesto_ItalicumStabilità dei Governi

E’ facilitata la formazione del Governo, come avveniva anche con il porcellum, con un premio che non è di maggioranza ma per avere la maggioranza.

Ma non corrisponde al vero che questa legge garantisca stabilità perché il Governo è sempre espressione della maggioranza parlamentare: se la maggioranza si sfalda (quanti pezzi ha perso il PDL in pochi anni?) può cadere il governo e possono nascere nuove maggioranze perfettamente lecite.

Questa legge non interviene sul ruolo del Parlamento, sulle regole per la formazione del Governo, sull’indipendenza di ciascun parlamentare che non ha alcun vincolo di mandato. Il nostro resta un sistema di democrazia rappresentativa a centralità parlamentare. E questa centralità è gravemente compromessa da una legge elettorale che con certezza altera la rappresentanza popolare, senza poter validamente garantire la stabilità di governo.

Si introduce in modo surrettizio l’elezione diretta dell’Esecutivo… a insaputa degli elettori.

Rappresentanza politica

La rappresentanza politica è gravemente compromessa da un premio assegnato a chi raggiunge il 40%; questa forza si aggiudicherebbe 340 parlamentari su 617; chi dovesse raggiungere il 39% avrebbe solo circa 180 parlamentari. Quale abisso di consenso c’è tra la prima e la seconda formazione?

Attribuire al voto un valore diverso da quello che sul piano istituzionale il voto stesso ha significa comprimere la libertà politica. Nel 2008 molti elettori votarono per Veltroni, nel timore che vincesse Berlusconi. Risultato? Veltroni non vinse e Verdi e Rifondazione Comunista rimasero fuori dal Parlamento.

Il voto deve avere una finalità chiara e definita: prima della domanda per chi voto, c’è la domanda per cosa voto! Non dimentichiamo che “qualora il legislatore adotti il sistema proporzionale, anche solo in modo parziale, esso genera nell’elettore la legittima aspettativa che non si determini uno squilibrio sugli effetti del voto”. L’Italicum è un sistema proporzionale che con un irragionevole premio trasforma la maggiore minoranza in maggioranza assoluta, per consentirle di dare vita a un Esecutivo, senza che sia stato votato un programma di Governo.

Possibilità per i cittadini di scegliere gli eletti

Ci sono i capilista bloccati, indicati sta per bloccati, per nominati…: se votate il partito X e supera a livello nazionale la soglia del 3% i primi a essere eletti saranno i capilista, poi se spettano ulteriori seggi entrano in gioco le preferenze. Solo chi elegge più di 100 deputati potrà avere eletti scelti parzialmente con il sostegno del voto degli elettori.

Quindi la libertà di scelta è molto limitata perché

  • i primi 100 eletti di ciascuna formazione che supera il 3% saranno imposti dalle segreterie
  • una parte degli eletti, circa un centinaio, entrerà in parlamento grazie al premio, quindi nessuno li ha votati
  • una piccola parte residuale sarà eletta anche grazie alle scelte degli elettori, ma la candidatura multipla e la mancata relazione tra voti nel collegio ed eletti può vanificare la scelta degli elettori.

Non va dimenticato che, esattamente come prima, il monopolio della selezione dei candidati è nelle mani delle segreterie di Partito e i partiti non sono tenuti ad agire con trasparenza nei processi decisionali sebbene la Corte Costituzionale abbia espressamente ricordato che le funzioni attribuite ai partiti politici devono “essere preordinate ad agevolare la partecipazione alla vita politica dei cittadini ed alla realizzazione di linee programmatiche che le formazioni politiche sottopongono al corpo elettorale, al fine di consentire una scelta più chiara e consapevole anche in riferimento ai candidati”.

Se con il porcellumalla totalità dei parlamentari eletti, senza alcuna eccezione, manca il sostegno della indicazione personale dei cittadini”, con Italicum alla gran parte mancherà e per la piccola parte residuale il sostegno sarà indiretto per il sistema di trasformazione dei voti in seggi.

Le tre garanzie che i Senatori PD vogliono spacciarci sono merce avariata: vuoti slogan… dietro le formulette c’è il vuoto più totale.

Ovviamente anche lo sventolio della parità di genere dimostra quanto cammino debbano ancora fare le donne del PD per superare la cultura maschilista del potere.

Se la scelta delle persone sarà sempre affidata alle solite persone senza alcuna trasparenza nella selezione, il genere sarà solo uno: quello gradito a chi sceglie. Poiché sono i vertici di Partito che scelgono in modo opaco le persone da candidare, se in Parlamento ci sono poche donne, se esiste una discriminazione di genere (e in parte esiste) ciò è esclusivamente responsabilità dei partiti checché ci vengano a raccontare i maschilisti con le tette. Non siamo noi elettori che abbiamo discriminato le donne, ma i Partiti in cui militano le donne che farfugliano di parità di genere.

Imponendo la varietà di genere voi garantite solo che per ogni razzi maschio ci sia un razzi femmina… Che successo!

E con la doppia preferenza, con obbligo di assortimento di genere, introducete oggettivamente quel tipico rischio di condizionamento del voto che fu espressamente cancellato con il referendum che abrogò la preferenza multipla.

Ovviamente, nessuno fornisce una risposta sul perché il ballottaggio non è sempre previsto nel caso in cui nessuno raggiunga il 50%+1.

Trasformare la maggioranza relativa in maggioranza assoluta non solo è gravemente distorsivo della rappresentanza politica, che è al centro del nostro sistema di democrazia rappresentativa, ma viola la volontà degli elettori che sono chiamati a rinnovare il Parlamento e non a eleggere il Governo. Un sistema simile non esiste nemmeno dove c’è il presidenzialismo. La commistione totale tra parlamento ed esecutivo pregiudica le funzioni costituzionali di indirizzo e controllo del Governo affidate al Parlamento.

Se veramente si vuole perseguire l’obiettivo della governabilità, allora si vada al voto disgiunto per esecutivo e parlamento: avremmo garantite la rappresentanza politica e la governabilità.

Dilettanti allo sbaraglio

I nuovi concorrenti della corrida istituzionale si chiamano Renzi, Boschi e la loro corte di berlusconidi e cretini istruiti.

Da 10 mesi ci parlano di Italicum e adesso sono al palo perché inebetiti iniziano a scorgere quel che era evidente nel loro progetto di legge elettorale: incostituzionalità e inapplicabilità.

La legge elettorale uscita dalla sentenza della Consulta del gennaio 2014 non è autoapplicabile: richiede interventi da parte del legislatore.

Questo era quel che dovevano fare i parlamentari, se avessero avuto un briciolo di responsabilità e cultura: rendere subito applicabile la legge uscita dalla sentenza della Corte Costituzionale. Continua a leggere

Italicum, miglior compromesso?

parlamento9Percepisco poca soddisfazione per Italicum, la nuova proposta di riforma della legge elettorale, molti di coloro che manifestano moderata soddisfazione affermano che in ogni caso si tratta del miglior compromesso possibile. E’ veramente così?

Raggiungere un compromesso significa che ciascuno rinuncia a qualcosa in nome d un obiettivo apprezzabile, un interesse superiore.
Vediamo cosa prevede Italicum per comprendere quali sarebbero nel caso gli obiettivi raggiunti.

Italicum è una proposta di legge elettorale di tipo proporzionale con eventuale attribuzione di un premio di maggioranza. Continua a leggere

La Consulta e il porcellum

consultaSi discute di legge elettorale da tanto tempo e con una forte accelerazione negli ultimi giorni grazie all’iniziativa del nuovo segretario del PD, Matteo Renzi.
La sensazione però è che si parli a sproposito, con sintesi approssimative e superficiali sulla sentenza della Corte Costituzionale.

Proviamo a leggere insieme questa sentenza 1/2014 della Corte Costituzionale (qui in versione pdf ).

La Corte Costituzionale ha affermato l’illegittimità costituzionale del premio di maggioranza previsto alla Camera poiché “consente ad una lista che abbia ottenuto un numero di voti anche relativamente esiguo di acquisire la maggioranza assoluta dei seggi. In tal modo si può verificare in concreto una distorsione fra voti espressi ed attribuzione di seggi che, pur essendo presente in qualsiasi sistema elettorale, nella specie assume una misura tale da comprometterne la compatibilità con il principio di eguaglianza del voto (sentenze n. 15 e n. 16 del 2008)”. Continua a leggere

Lo Stato dei Partiti

inciucio5La legge elettorale prevede un premio al partito o alla coalizione che totalizza il maggior numero di voti, con l’obiettivo dichiarato di favorire la governabilità con maggioranze omogenee e non “innaturali maggioranze” come quella che assicura la fiducia al governo in carica. Parallelamente, la legge fissa una serie di soglie di sbarramento per impedire l’eccessiva frammentazione della rappresentanza politica.

Tutto è concepito per incentivare l’alleanza dei partiti in coalizioni. Già questo mette a rischio l’omogeneità delle coalizioni (come i fatti hanno dimostrato) non perché in sé sia sbagliato ipotizzare delle coalizioni ma perché si persegue con uno strumento improprio (la legge elettorale) l’obiettivo della governabilità.

La storia repubblicana è contrassegnata dal problema della governabilità nonostante per mezzo secolo il sistema istituzionale sia stato incentrato sempre sullo stesso partito. Il problema risiede, infatti, nella Costituzione poiché i Costituenti scelsero di privilegiare la centralità del Parlamento sacrificando proprio la governabilità.

Se si decide di non toccare la Costituzione (come decisero già nel 1953, quando già era attuale il tema della governabilità, e poi nel 1993 e quindi nel 2005) è chiaro che bisogna trovare un equilibrio tecnico che sia rispettoso dei principi della Costituzione. Continua a leggere

Se si fosse votato col Mattarellum

images (1)Sebastiano Messina, con un articolo pubblicato su La Repubblica di giovedì 11 aprile 2013, ci dà conto di una simulazione del risultato elettorale nel caso si fosse votato il 24-25 febbraio 2013 con il cosiddetto Mattarellum anziché col Porcellum.

Messina fa giustamente una “premessa doverosa e sottintesa: quando cambiano i sistemi elettorali cambiano anche i comportamenti dei partiti e degli elettori” ma questa premessa passa rapidamente in secondo piano e ci assicura che il risultato della simulazione è assolutamente attendibile.

Per come ce la racconta, il risultato della simulazione non è attendibile, anzi è totalmente inutile. Quando parliamo di risultato elettorale ci riferiamo alla risultante di tante scelte individuali compiute con le stesse modalità e nello stesso periodo di tempo.

Approfondiamo queste doverose e sottintese premesse che dovrebbero essere il cuore di una ricerca. Continua a leggere