Cos’è la partitocrazia

La forma di governo creata dalla nostra Costituzione così come da altre costituzioni continentali, approda ad una forma esplicita di partitocrazia, e non di governo parlamentare.

La nostra Costituzione vieta ogni mandato imperativo, che leghi il rappresentante alla volontà degli elettori; ma allo stesso tempo la Costituzione e le leggi elettorali creano i presupposti di un ben più temibile mandato imperativo, il quale subordina gli eletti ai loro veri committenti, i quali non sono più gli elettori bensì le direzioni dei partiti.

Il Parlamento controlla il Governo ma le direzioni di partito controllano il Parlamento e, attraverso il Parlamento, il Governo; se poi direzione di partito e governo s’identificano, il controllato diventa controllore, con evidente eversione di ogni schema di governo parlamentare“.

Giuseppe Maranini, 1952

Non vi pare che questo scenario sia esattamente quel che si verifica in Italia e si rafforzerà con l’Italicum?

Non esiste possibilità alcuna di riformare questo Paese e contenere la dilagante corruzione se non si parte dal sistema dei Partiti per affermare trasparenza e metodo democratico nei processi decisionali interni ai partiti, nell’affidamento degli incarichi, nella selezione dei candidati.

61 su 100 hanno detto NO

61 su 100 hanno detto NO

61 elettori su 100 hanno valutato che accettare le condizioni europee sarebbe stato come andare verso il fallimento peggiorando la situazione. Le proposte della Troika sono state vissute come… l’ultima sigaretta del condannato a morte.
Così, hanno preferito cercare subito altre strade prima che sia troppo tardi.

Accettare le condizioni della Troika non ha significato per i greci salire su una scialuppa di salvataggio, ma solo guadagnare un po’ di tempo.

Guadagnare tempo per cosa?

Per ritrovarsi tra sei mesi ancora al tavolo delle trattative con una situazione peggiore di quella attuale?

Se accettassimo le decisioni della Troika, saremo più forti per produrre un cambiamento di strategia o si rafforzerebbe il potere della Troika?

Se le risposte sono guadagneremmo solo tempo, ma avremmo meno probabilità di riuscire a far invertire la rotta e a breve saremmo più stremati… allora meglio decidere oggi di dire NO, grazie.

Questo il ragionamento che hanno fatto 61 elettori su 100.

E non me la sento di dargli torto perché le ricette della Troika sono un progredire verso il fallimento, esattamente come gli ultimi anni.

L’alternativa non era tra (SI) salvezza e (NO) fallimento ma tra (SI) fallimento lento e (NO) incertezza del futuro e sofferenza certa ma più liberi di giocare le proprie carte.

De Luca governatore

Come previsto, De Luca ha fatto ricorso contro la sospensione, ha intanto vinto e può svolgere l’incarico per cui è stato eletto, in attesa dei prossimi sviluppi.

Abbiamo avuto una ulteriore conferma di quanto sia pessima la legge Severino: legge scritta male, confusa, contraddittoria e inapplicabile.

Applicare la legge al caso De Luca significa bloccare il funzionamento della Istituzione che la legge vorrebbe preservare; significa violare i diritti del soggetto sospeso al quale occorre riconoscere il diritto di essere reintegrato nella funzione, nel caso ne ricorrano le circostanze.

Conclusione.
I Iegislatori sono in maggioranza mediocri e incapaci, quelli di questo parlamento come quelli della precedente legislatura.

Il PD è stato irresponsabile nel sostenere una persona destinata alla sospensione, lasciando che il problema della pessima legge sia affrontato a livello giudiziario.

Grazie Salvini

salviniGrazie, Salvini.

Con la tua incapacità di proporre soluzioni hai reso evidente che il mondo è complesso e risolvere i problemi non è facile.

Benvenuto tra gli adulti.

Sono sincero e per nulla indignato dalle tue parole domenicali.

Dunque, Salvini dice “Fosse per me li aiuterei, li curerei e darei loro cibo e bevande. Li soccorrerei ma li terrei al largo e non li farei sbarcare. Ne abbiamo abbastanza.”

Vabbè, l’ultima frase è scappata.
Evidente la ridicolaggine di una posizione simile. Ma va compreso è un neo-adulto e viene dalla scuola del cannoneggiamento. Un bel passo avanti, non vi pare?

Teniamoli in mare, ma aiutiamoli.
Teniamoli in mare, ma non facciamoli sbarcare.

Pensateci.
Ogni giorno partono le nostre navi per portare acqua, cibo, coperte, cure a questi disperati là in mezzo al mar… e là devono restare.
Torniamo domani, ragazzi; buon riposo.
Sì, va bene domani vi portiamo i giocattoli per i bambini.
Come? Volate una TV? Va bene vedremo cosa possiamo fare.

Benvenuto tra gli adulti, Salvini; adesso vedi di studiare come si diventa un politico.
Sai i politici sono quelli che dovrebbero sforzarsi di trovare le soluzioni ai problemi.
Non è facile, però provaci.

Questo o quello per me pari sono

Ricordate la celebre aria “questa o quella per me pari sono“?

Mi è tornata in mente in questi giorni in cui in tanti dicevano “ah se avessero eletto Rodotà, Imposimato… ancora un democristiano cresciuto nel Palazzo” (ho ingentilito tanti commenti…)

La verità è che nessun Presidente della Repubblica, nelle condizioni date, convincerebbe di più e sbaglieremmo a non avere aprioristica e doverosa assenza di fiducia nei confronti di chiunque altro fosse stato incaricato di svolgere l’incarico di Presidente della Repubblica.

Chiunque fosse stato eletto Presidente (quindi, anche colui che è stato eletto) era destinato ad avere un grave handicap: sarebbe stato eletto da persone che non rappresentano il popolo sovrano poiché “alla totalità dei parlamentari eletti, senza alcuna eccezione, manca il sostegno della indicazione personale dei cittadini” (Corte Costituzionale, sentenza 1/2014).

Se coloro che eleggono il Presidente non hanno la fiducia degli elettori e non li rappresentano allora non c’è nemmeno la fiducia che dai primi passa all’eletto alla presidenza.

 Chi non è investito di un potere non può investire.

Ergo, chiunque fosse stato eletto PdR non avrebbe avuto la fiducia del popolo sovrano e avrebbe dovuto conquistarsela.

Non cadiamo nella trappola che se fosse stato eletto un altro, sarebbe stato meglio: non sarebbe cambiato nulla nella sostanza perché immutate sarebbero state le condizioni di partenza.

Quindi, non ci resta che essere vigili e intransigenti.

Verificare come si muoverà e come (e se) motiverà le sue scelte. Dipenderà anche da noi: non limitiamoci a fare gli spettatori pronti ad alzare il dito. Col dito… digitiamo e cominciamo a scrivere al Presidente perché lui sappia cosa noi ci aspettiamo da lui.

Perché sappia che per il momento è il Presidente dei suoi Elettori, che rappresentano i Partiti, …ma in base a come si comporterà potrebbe divenire il nostro Presidente.

Vorrei tanto poter con fierezza affermare “Questo è il mio Presidente!

Non ho potuto dirlo con Ciampi, che ha fatto passare il porcellum senza battere ciglio.

Non ho potuto dirlo con Napolitano, che ha lasciato che un Governo si dimettesse, senza pretendere un passaggio parlamentare, solo perché una organizzazione extra-parlamentare – la direzione di un partito – così aveva preteso.

Potrò dirlo con il nuovo presidente Mattarella?

Dipende da lui, solo da lui.

Oppure il rischio sarà che ci uniremo a Rigoletto: “Vendetta, tremenda vendetta!

rigoletto

Calderoli vede orango

La Giunta per le autorizzazioni a procedere non ritiene si debba procedere nei confronti del senatore Roberto Calderoli.

Non costituisce razzismo e istigazione all’odio razziale affermare che “Kyenge ricorda un orango”.

Questa volta sono d’accordo con la Giunta per le autorizzazioni.

L’orango è un nobile primate, senza dubbio più in alto nella evoluzione rispetto a tanti ominoidei e persino di alcuni esemplari di bipedi homo sapiens.

Ciascuno di noi associa spesso una persona a qualcosa e l’orango è un nobile animale. Se avesse detto che le ricorda un pavone o una leonessa… sarebbe stato offensivo?

Avete mai visto un elefante defecare?

Ecco, quando vedo Calderoli mi viene in mente l’immagine del prodotto della defecazione di un elefante.

elefante cacca

Quale discontinuità?

Da mesi sentiamo molti esponenti del Governo e del PD affermare con veemenza e orgoglio che loro segnano una discontinuità con il passato.

Quale discontinuità? In cosa consiste?

Renzi, Boschi, Delrio, Moretti… non ho dubbi sul fatto che voi non abbiate rubato e che non si debba fare di ogni erba un fascio… ma lo stesso lo possono affermare tanti esponenti del governo Letta, Monti, Berlusconi e delle precedenti maggioranze… o volete dirci che tutti gli esponenti delle precedenti maggioranze erano ladri e complici dei ladri? No, non potete affermarlo, un pezzo di quella vecchia maggioranza è con voi al Governo…

Discontinuità perché ci sono tante facce nuove? Beh, anche il governo del 2008 di sua eccellenza il cavaliere Silvio Berlusconi aveva tante facce nuove, giovani e anche tante donne. E anche quel Parlamento aveva tantissime new entry

Allora, di grazia, in cosa consiste questa decantata discontinuità?

Certo, avete istituito una Commissione Anticorruzione o meglio avete attuato quanto già previsto dalla legge n. 190/2012 che a sua volta rappresentava una evoluzione di quanto previsto  dalla “riforma Brunetta”  del 2009… e avete con piena unanimità affidato la guida della Commissione a Raffaele Cantone, benissimo… ma è un evento perfettamente in continuità con la storia Repubblicana. Anche la politica che è stata protagonista di Tangentopoli aveva nominato Carlo Alberto Dalla Chiesa, Giovanni Falcone, istituito task force e commissari straordinari con poteri eccezionali…

Lo stesso Cantone afferma che “Da questa inchiesta romana emerge una classe politica completamente subalterna alle lobby criminali” e su Expo aveva già detto che la politica si era girata dall’altra parte. Quella politica che ritiene indispensabile avvalersi della collaborazione di personaggi come Greganti, Frigerio… e di tanti figuri noti ai casellari giudiziali…

Allora, il punto è molto semplice: sarà discontinuo con il passato chi si adopererà per realizzare un sistema in cui i soggetti politici operano in trasparenza e scelgono con metodo democratico e trasparente i candidati e le persone a cui affidare gli incarichi.

Sono i partiti che scelgono i candidati, li collocano nelle Istituzioni, nominano le persone che gestiscono le aziende pubbliche, scelgono i consulenti, affidano incarichi… tutto il sistema è affidato a poche persone che controllano tutto a livello nazionale e locale.  E voi su tutto questo mondo non avete fatto alcunché e non date segno di voler fare alcunché…

Non vedo alcun metodo nuovo che permetta di poter affermare che c’è discontinuità con il passato.

Allora, sarete anche onesti ma siete tanto onesti quanto  ingenui… perché state perpetuando quel sistema che consente da sempre la continua immissione nel sistema istituzionale di faccendieri, malavitosi e istrioni che utilizzano la politica per soddisfare il personale  bisogno occupazionale, e già sarebbe un lusso se si limitassero a ciò. E persino le vostre fondamentali riforme di cui andate tanto fieri, l’Italicum e la riforma del Senato, rafforzano questo sistema partitocratico che ha aperto le porte al più bieco familismo, clientelismo e a ogni infiltrazione malavitosa.

Serve, allora, una riforma che trasformi i partiti da associazioni private in organismi gestiti democraticamente, con trasparenza nei processi decisionali e nella selezione del personale politico. Serve che la politica abbandoni il controllo delle aziende pubbliche, delle fondazioni bancarie, delle Asl, delle società municipalizzate…

La gestione pubblica non può basarsi sul rapporto di fiducia; deve basarsi su trasparenza, meritocrazia, controllo popolare

Questo vale per tutti. Abbiamo visto come i rapporti di fiducia nella Lega, nella Margherita… abbiano lasciato le porte aperte a ogni disonestà… Volete con questi metodi con cui gestite i Partiti gestire anche il Paese? Bene, rischiamo di avere presto un Presidente della Repubblica di Cosa Nostra!

Allora, in cosa consiste la discontinuità di questo Governo?

Exploit della Lega, déblậcle dei pentastellati

salviniExploit della Lega, déblậcle dei pentastellati.
Da settimane sentiamo questo ritornello, al quale immancabilmente si aggiunge che il PD di Renzi ha portato a casa due regioni su due con ottimi risultati e l’astensione è un dato secondario, e quindi si ribadisce che il vero vincitore è la Lega di Salvini, mentre il Movimento 5 Stelle di Grillo sarebbe già sulla via della rottamazione. Stanno proprio così le cose?

Compito dei partiti è raccogliere il consenso.
Le elezioni servono a misurare il gradimento di ciascun partito e ciascuno lavora per riconfermare i voti in precedenza raccolti e possibilmente incrementarli.
La prima valutazione da fare è quanti voti un partito ha raccolto rispetto alla precedente elezione, indipendentemente dalla quota dei votanti.
L’efficacia dell’azione di un partito si misura sulla capacità di riportare gli elettori al voto, di avere riconfermato il voto e possibilmente incrementare i voti.
Il fatto che il partito A abbia deluso i propri elettori non impatta sugli elettori del partito B, che anzi potrà avvantaggiarsi dei voti in uscita.

Se applichiamo queste riflessioni all’ultimo voto nelle elezioni regionali svoltesi in Emilia Romagna e in Calabria, scopriamo che la realtà dei fatti è molto diversa da quella raccontata da eterei politici e giornalisti dalla penna nobile.

Contrariamente a quanto tutti danno per assodato, in Calabria c’è stata una reale affermazione del PD che, nonostante il forte calo degli elettori, ha aumentato il proprio consenso. Nel 2010 aveva preso 162.000 voti e nel 2014 185.000. Dimostrazione che il consenso verso un partito è influenzato dal clima generale di scontento e sfiducia solo se anche quel partito ha creato scontento e sfiducia. Il risultato di un partito e il suo gradimento va sempre misurato solo ed esclusivamente rispetto all’ultima prestazione.

Se andiamo in Emilia Romagna, scopriamo che in realtà non ci sono vincitori politici, solo un mezzo vincitore di cui dirò dopo.

Nel loro insieme i partiti non sono riusciti a portare gli elettori al voto. Il crollo dei votanti è stato del 44,6%, vale a dire che ogni 1000 elettori che nel 2010 avevano votato, nel 2014 ben 446 non hanno votato.

Se il dato generale è -44,6%, possiamo dire che chiunque abbia perso meno di questa quota ha performato meglio, ma non possiamo dire che ha vinto o ha avuto successo perché, ricordiamolo, un partito ha successo se ottiene la riconferma del consenso precedentemente acquisito e magari riesce a incrementarlo.

Se un titolo in borsa perde il 20% e gli altri dello stesso indice di riferimento perdono mediamente il 40%, potremo senza dubbio dire che è andato meno peggio, ma nessun investitore dirà di aver guadagnato se ha perso il 20% del proprio capitale.

La palma dell’insuccesso spetta a Forza Italia e a tutta l’area di centro-destra.
Nel 2010 si presentava il PdL, mentre nel 2014 troviamo separatamente FI, NCD, Fratelli d’Italia e se regaliamo all’area ex-berlusconiana anche i voti dell’UDC, presentatosi nel 2014 in coalizione con il NCD, scopriamo che questa area ha perso il 70% dei consensi riuscendo a totalizzare solo 155.000 voti contro i precedenti 518.000.

Al secondo posto sul podio dei peggiori perdenti troviamo il PD che totalizza 535.000 voti contro 857.000 del 2010: -37%!

Medaglia di bronzo quale terzo peggiore perdente alla Lega: totalizza 233.000 voti contro 288.000 del 2010: -19%

Quindi, la Lega ha perso per strada 55.000 elettori nonostante la grande fuga dagli altri partiti. Ha scontentato meno, è meno colpito dalla sfiducia generale ma possiamo dire che ha vinto?
Singolare affermazione considerato il presenzialismo di Salvini.

Fuori dal podio dei peggiori perdenti, l’unico vero vincitore dimezzato: il M5S; aveva totalizzato 126.000 voti e nel 2014 ne prende 159.000, aggiudicandosi una percentuale sui voti validi del 13% che non è molto lontano dal 14 o dal 17% conquistato nel 2013 in Lombardia e in Lazio. Certamente una vittoria dimezzata perché  non riesce più a essere catalizzatore della protesta, ma non possiamo parlare di sconfitta. Il dato dell’Emilia Romagna conferma che era eccezionale il risultato conseguito alle politiche del 2013, che si svolsero in contemporanea con le regionali in Lombardia e Lazio. Mentre per la Camera il M5S raccoglieva in Lombardia circa il 20% e ben 1.126.000 voti, nello stesso momento per le Regionali solo 775.000 confermavano il voto al M5S.

Questo dimostra quanto sia fuorviante confrontare risultati elettorali conseguiti per differenti finalità: gli elettori sanno quel che fanno quando votano per il Parlamento, il Comune, le Regioni, le Europee… i giornalisti evidentemente no.

Possiamo affermare che il treno del M5S sembra aver fortemente rallentato la corsa, non sembra più capace di raccogliere lo scontento e non è nemmeno percepito come voto di protesta, ma possiamo parlare di déblậcle?

La crisi di rappresentanza è anche crisi di rappresentazione.

A cosa serve l’astensione?

astensioneA ogni maledetta elezione si sentono le solite litanie sul dovere del voto e sull’astensione.
Molti giornalisti e politici ci martellano con una valanga di analisi tutte interne al potere e alle logiche di potere.
Ci siamo assuefatti all’idea che quel che conta siano i voti validi, ignorando il rapporto tra voti validi e aventi diritto al voto, ma soprattutto dimenticando quale sia la funzione e la finalità dei  soggetti politici che concorrono alle elezioni. Rapportare la forza elettorale ai voti validi è una convenzione.

Compito dei partiti è raccogliere il consenso.
Su questa capacità si gioca la prima importante credibilità delle forze politiche.
Le elezioni servono a misurare il gradimento di ciascun partito e ciascuno lavora per riconfermare i voti in precedenza raccolti e possibilmente incrementarli.
La prima valutazione da fare è quanti voti un partito ha raccolto rispetto alla precedente elezione, indipendentemente dalla quota dei votanti.

Ogni elettore si chiede se votare e come votare. Il risultato elettorale è la sommatoria delle decisioni che ciascuno individualmente assume.

L’efficacia dell’azione di un partito si misura sulla capacità di riportare gli elettori al voto e di avere riconfermato il voto.
Il fatto che il partito A abbia deluso i propri elettori non impatta sugli elettori del partito B, che anzi potrà avvantaggiarsi dei voti in uscita.
L’astensione non è mai equamente distribuita tra tutte le forze politiche, ovvero non interessa nella stessa misura ogni elettorato, ma a fare la differenza è solo la quota di astensione che si somma a quella fisiologica, che non è mai stata di alcun partito.

I partiti più piccoli, fortemente identitari, caratterizzati territorialmente  o per le tematiche che propongono, sono generalmente meno colpiti dall’astensione poiché raccolgono in gran parte un voto di opinione. In un sistema puramente proporzionale, la caduta nel grado di apprezzamento di un partito si ripercuote direttamente nella quota di potere che quel partito detiene e questo si trasformerebbe in un vantaggio per il partito che invece mantiene il proprio elettorato. Ma con i nostri sistemi elettorali, anche se un partito minore mantenesse gli elettori, quindi non fosse colpito dall’astensione e aumentasse la percentuale su una base più ristretta di votanti, non cambierebbe molto le cose nella ripartizione del potere. L’astensione rafforza i forti. Osservate la siderale distanza tra i consiglieri del PD in Emilia Romagna (29) rispetto al M5S (5) mentre i voti del PD sono solo 3,5 volte quelli del M5S e 2,3 volte quelli della Lega (8 consiglieri).

Il sistema di ripartizione del potere misura la forza di ogni partito sulla quota dei votanti, sterilizza il deprezzamento, ignora la bocciatura che i nonvotanti hanno espresso nei confronti di tutti i partiti.

Se ci sono elettori che si recano ai seggi e votano scheda bianca o nulla e tanti altri che addirittura non vanno ai seggi, significa che sono indifferenti a ogni proposta politica.
Però, prendendo in considerazione i soli voti validi e intervenendo con meccanismi di ingegneria elettorale si trasferisce sui nonvotanti sostanzialmente la stessa percentuale di opzione scelta dai votanti.
I seggi sono distribuiti in ragione dei voti validi espressi ignorando completamente chi non ha votato.

Diverso sarebbe se fosse assegnata una quota di seggi corrispondente alla quota dei voti validi e il resto assegnato per sorteggio tra tutti i cittadini con i requisiti di eleggibilità.

In sostanza, per i meccanismi del potere, è irrilevante la quota dei non votanti.

L’astensione non indebolisce il potere ma lo rafforza, almeno sul piano quantitativo.
Ai partiti fa comodo l’astensione, idealmente vorrebbero che a votare fossero solo i candidati e al più i loro familiari…
L’astensione è in costante crescita da decenni; vi sembra che i partiti si siano dati da fare per aumentare la partecipazione?
Hanno fatto di tutto per vanificare la partecipazione ignorando i referendum, trasformando i partiti in associazioni private in cui gli iscritti non contano più nulla, sostituendosi agli elettori nella scelta dei rappresentanti, ignorando le proposte di legge di iniziativa popolare…
Da azionisti dei partiti gli iscritti son diventati rompicoglioni!

Allora?

Allora, la scelta peggiore che un elettore possa fare è non votare.

Votate per il meno schifoso, ma votate.

Se proprio siete nauseati, votate le per piccole formazioni estranee alla gestione del potere, ma in ogni caso votare.

Tanto, non votando… votate come vogliono i più forti e certo non metterete in ginocchio il sistema.

Etica e deriva

Ogniqualvolta si affronta un tema “eticamente sensibile” (pessima espressione: le persone sono eticamente  sensibili e non i temi) subito si alza qualcuno che grida “rischio deriva”!

Perché si agita sempre il rischio deriva?

L’idea che si possa lasciare all’individuo la scelta di decidere su determinati trattamenti sanitari viene da alcune parti interpretato come “deriva eutanasica”, eppure ciò non succede in Francia, Spagna, Germania…

Se volgiamo lo sguardo al passato, era sempre lo spauracchio della “deriva dell’istituto matrimoniale” il cavallo di battaglia del fronte che si opponeva all’introduzione del divorzio: le vostre mogli vi abbandoneranno, si diceva da più parti.

In tempi più recenti, sempre questo spauracchio ha bloccato ogni ipotesi di riconoscimento legale delle “coppie di fatto” o del “matrimonio gay”… tutti vogliono metter su famiglia, eppure si grida che si vuole minare il fondamento della società. D’accordo, saranno forme di famiglia più colorite e meno ortodosse, ma non vedo attentato alla famiglia, anzi esplicito riconoscimento di quanto il diritto possa aiutare a consolidare legami affettivi, comunità di fatto, società naturale… contribuendo a far crescere il rispetto per l’individuo e la percezione dei diritti individuali e collettivi.

Allo stesso modo, è sempre lo spauracchio della “deriva dei valori morali” che frena nel dare diffusione alle conoscenze sessuali e alle metodiche contraccettive. E, per proseguire su questa strada, è sempre lo spauracchio della “deriva della società” che determina un autentico ostracismo a ogni ipotesi di lotta alla droga che non sia il solo caldeggiare repressione.

L’etica non si afferma con la Legge o con i Carabinieri ma con l’informazione, la cultura, il radicamento del principio di responsabilità, l’evangelizzazione per chi ha fede o è illuminato dalla fede.

Trasformare il peccato in reato è una logica che non può appartenere allo Stato laico e nemmeno a una organizzazione religiosa che abbia attenzione per l’uomo e l’etica.

La funzione della legge non può essere quella d’imporre un comportamento etico: l’etica presuppone libertà.

L’uomo è libero perché può scegliere il bene e il male.

Visione autoritaria e repressiva, eticamente fragile, quella che intende affermare la moralità non attraverso la persuasione e l’educazione ma con la proibizione, la paura, la legge e i carabinieri. Trasformare in reato quel che è considerato peccato.

Vedo molta miseria morale in chi afferma che il riconoscimento di un diritto sia un cavallo di troia per abbattere un pilastro della società cristiana!