LA RIFORMA COSTITUZIONALE

LA RIFORMA COSTITUZIONALE

Discussione sul DDL Boschi con un pellegrino sulla via Francigena.

Il Parlamento avrà una sola Camera?

NO, ci saranno due camere, ciascuna dotata di pieno potere legislativo (comma 1° art. 71 Cost.) sebbene con differenze.

Ci sarà ancora il bicameralismo?

. Due camere legislative con funzioni parzialmente differenti ma non c’è nulla che il Senato faccia e che la camera non debba fare. Inoltre, molti provvedimenti continueranno a essere soggetti all’attuale bicameralismo paritario. Il bicameralismo paritario è quindi ridimensionato. La Camera deve deliberare su ogni legge; il Senato deve deliberare solo su alcune leggi e specifici ambiti, ma volendo può legiferare su tutto e assumere qualsiasi iniziativa legislativa. Il Senato non deve dare la fiducia al Governo.

Il Senato ha funzioni legislative ridotte?

NO, sono funzioni differenti. Ogni Senatore può prendere qualsiasi iniziativa legislativa, però il Senato impegna la Camera dei Deputati nella attività legislativa solo se apporta modifiche alle leggi approvate dalla Camera o se approva in proprio delle leggi con la maggioranza assoluta dei senatori. In questo ultimo caso, la Camera dovrà deliberare entro 6 mesi dalla delibera del Senato (comma 2° Art 71). Continua a leggere

L’Italicum e la democrazia rappresentativa

L’Italia è una democrazia rappresentativa di tipo parlamentare; lo è e lo sarà anche con l’approvazione delle riforme in discussione.

Questo significa che il popolo sovrano elegge i propri rappresentanti che formeranno il Parlamento. Fino a  oggi gli elettori hanno eletto deputati e senatori (formalmente, ma non sostanzialmente poiché gli elettori votano i partiti e non i candidati, che sono scelti dai partiti); domani eleggeranno solo i deputati e solo questi rappresenteranno la Nazione.

L’assemblea legislativa, il Parlamento, in questo tipo di democrazia ha i maggiori poteri e tutto il sistema istituzionale ruota intorno alla centralità del parlamento, compreso il Governo che deve avere obbligatoriamente la fiducia del Parlamento.

Con le riforme in discussione, nulla cambierà riguardo alla formazione del Governo, tranne la previsione dell’articolo 94 della Costituzione che attualmente prevede che entrambe le Camere diano la fiducia al Governo: se passerà la riforma solo la Camera dei Deputati darà la fiducia al Governo. Continua a leggere

Questo o quello per me pari sono

Ricordate la celebre aria “questa o quella per me pari sono“?

Mi è tornata in mente in questi giorni in cui in tanti dicevano “ah se avessero eletto Rodotà, Imposimato… ancora un democristiano cresciuto nel Palazzo” (ho ingentilito tanti commenti…)

La verità è che nessun Presidente della Repubblica, nelle condizioni date, convincerebbe di più e sbaglieremmo a non avere aprioristica e doverosa assenza di fiducia nei confronti di chiunque altro fosse stato incaricato di svolgere l’incarico di Presidente della Repubblica.

Chiunque fosse stato eletto Presidente (quindi, anche colui che è stato eletto) era destinato ad avere un grave handicap: sarebbe stato eletto da persone che non rappresentano il popolo sovrano poiché “alla totalità dei parlamentari eletti, senza alcuna eccezione, manca il sostegno della indicazione personale dei cittadini” (Corte Costituzionale, sentenza 1/2014).

Se coloro che eleggono il Presidente non hanno la fiducia degli elettori e non li rappresentano allora non c’è nemmeno la fiducia che dai primi passa all’eletto alla presidenza.

 Chi non è investito di un potere non può investire.

Ergo, chiunque fosse stato eletto PdR non avrebbe avuto la fiducia del popolo sovrano e avrebbe dovuto conquistarsela.

Non cadiamo nella trappola che se fosse stato eletto un altro, sarebbe stato meglio: non sarebbe cambiato nulla nella sostanza perché immutate sarebbero state le condizioni di partenza.

Quindi, non ci resta che essere vigili e intransigenti.

Verificare come si muoverà e come (e se) motiverà le sue scelte. Dipenderà anche da noi: non limitiamoci a fare gli spettatori pronti ad alzare il dito. Col dito… digitiamo e cominciamo a scrivere al Presidente perché lui sappia cosa noi ci aspettiamo da lui.

Perché sappia che per il momento è il Presidente dei suoi Elettori, che rappresentano i Partiti, …ma in base a come si comporterà potrebbe divenire il nostro Presidente.

Vorrei tanto poter con fierezza affermare “Questo è il mio Presidente!

Non ho potuto dirlo con Ciampi, che ha fatto passare il porcellum senza battere ciglio.

Non ho potuto dirlo con Napolitano, che ha lasciato che un Governo si dimettesse, senza pretendere un passaggio parlamentare, solo perché una organizzazione extra-parlamentare – la direzione di un partito – così aveva preteso.

Potrò dirlo con il nuovo presidente Mattarella?

Dipende da lui, solo da lui.

Oppure il rischio sarà che ci uniremo a Rigoletto: “Vendetta, tremenda vendetta!

rigoletto

I Partiti e la democrazia

Se si parla di moralizzare la vita pubblica, il primo e il più importante provvedimento deve essere quello di togliere la grave accusa diretta ai partiti e ai candidati dell’uso indebito del denaro per la propaganda elettorale. Il problema è più largo di quel che non sia la spesa elettorale; noi abbiamo oramai una struttura partitica le cui spese aumentano di anno in anno in maniera tale da superare ogni immaginazione. (…) Quando entrate e spese sono circondate dal segreto della loro provenienza e della loro destinazione, la corruzione diviene impunita; manca la sanzione morale della pubblica opinione; manca quella legale del magistrato; si diffonde nel paese il senso di sfiducia nel sistema parlamentare. Ecco i motivi fondamentali che rendono urgenti i provvedimenti da me proposti circa i finanziamenti e le spese dei partiti nel loro funzionamento normale; dei partiti e dei candidati nelle elezioni politiche e amministrative.
Per ottenere questi scopi di pubblica moralizzazione, occorre anzitutto affrontare il problema giuridico della figura e dell’attività dei partiti.

Luigi-SturzoCosì scriveva il senatore a vita Luigi Sturzo nel 1958 presentando il progetto  “Disposizioni riguardanti i partiti politici e i candidati alle elezioni politiche e amministrative“.

Siamo nel 1958, quindi oltre un decennio dopo le analoghe questioni poste in Assemblea Costituente e prima ancora lucidamente esposte nel “progetto Mortati”… quando ancora c’era la monarchia e molti anni prima della famosa “questione morale” posta da Enrico Berlinguer, nella celebre intervista a Scalfari.

Il tema della democrazia è da sempre intrinsecamente connesso con il ruolo e la natura dei Partiti: non può esservi democrazia se non sono democratici i partiti politici, sosterrà appassionatamente Calamandrei in Assemblea Costituente.

Rimase inascoltato e a breve si svilupperanno tutte quelle tendenze che daranno vita al nuovo autoritarismo partitico che Maranini definì “partitocrazia”.

Invano si discuterà di regolamentazione dei partiti in occasione dell’approvazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti (1974) e in Commissione Bicamerale per le Riforme Istituzionali (la cosiddetta Commissione Bozzi, 1983-1985) e via via nelle successive legislature, con progetti di ogni colore politico,  sino a quella attuale senza mai giungere a un risultato. Continua a leggere

Il Presidente, potere di garanzia?

Sarà lui il prossimo PdR?

Sarà lui il prossimo PdR?

Si dice che il Presidente della Repubblica rappresenti un potere di garanzia del rispetto della Costituzione. Nel giorno delle dimissioni di Napolitano, Eugenio Scalfari scrive che il Presidente rappresenta “la più alta istituzione chiamata a tutelare la Costituzione”.

È davvero così?

Se il Parlamento approvasse una legge incostituzionale in grado di sovvertire il potere costituzionale… che cosa può fare il Presidente della Repubblica?

Può rinviare la legge al Parlamento e con messaggio motivato chiedere delle modifiche; se il Parlamento approva nuovamente la legge, anche senza cambiare una virgola, deve promulgarla pena il rischio di essere incriminato per alto tradimento.

Può il Presidente trovandosi nella ferma convinzione che si tratti di una legge incostituzionale e pericolosa per l’ordinamento repubblicano sollevare presso la Corte Costituzionale conflitto tra poteri dello Stato? Continua a leggere

La scuderia quirinalizia

interrogativoSquillino le trombe, entrino le squadre.
A breve tutti i grandi elettori si riuniranno per l’elezione del Presidente della Repubblica.
I cavalli di razza, le riserve della Repubblica cominciano a scalpitare.

Chi saranno i cavalli in corsa?
Non lo so, ma so che tipo di persona vorrei.

Vorrei una persona dotata di buon equilibrio e senso profondo delle Istituzioni e quindi non  autoreferenziale e cresciuta nei cortili del Palazzo di pasoliniana memoria.

Vorrei una persona sostanzialista e non formalista, e quindi che sappia guardare dentro la Costituzione, senza avere soggezione della prassi.
Maledetta prassi. Laddove c’è una norma scritta la prassi va nel cesso.

Vorrei una persona che difenda alla lettera la Costituzione, senza farsi paladino della sua trasformazione: solo la difesa rigorosa e intransigente della Costituzione sarà da stimolo per riforme profonde, sensate ed efficaci.
Da troppi decenni assistiamo a continui interventi sulla Costituzione, con l’unico risultato di peggiorare le cose (vedi riforma del Titolo V che adesso è da riformare nuovamente).
Da troppi decenni, proprio per una scarsa vigilanza sulla Costituzione, assistiamo al tentativo di affermare un nuovo sistema istituzionale, senza tener conto del quadro costituzionale e del necessario sistema di equilibri e contrappesi.

Così mentre c’è sempre qualcuno pronto a urlare al colpo di stato, al governo non eletto dai cittadini, a sognare un vincitore alla sera delle elezioni…  tutti si dimenticano che il nostro è e rimane un sistema a centralità parlamentare in cui gli elettori votano per rinnovare i rappresentanti delle assemblee parlamentari: per questo votano e solo per questo.

Votano per rinnovare i rappresentanti a cui sarà affidato il potere legislativo e non per nominare un governo, vale a dire il potere esecutivo.

Come vedete non ho grandi pretese. Da quanto scritto, risulta evidente cosa vorrei che non si ripetesse. Continua a leggere

IL NUOVO ITALICUM

Finalmente ci siamo. Silvio Berlusconi e Matteo Renzi hanno raggiunto un accordo per la nuova legge elettorale che consentirà di rinnovare il Parlamento.

Come sapete, se andrà in porto la riforma costituzionale in discussione, il Senato non sarà più eletto dal popolo sovrano e non dovrà votare la fiducia al Governo.

L’obiettivo dichiarato è: avere un vincitore appena terminate le operazioni di voto e avere un Governo in grado di fare senza subire veti e ricatti.

Manca ancora qualche dettaglio, ma il più è definito.

Tipologia: legge proporzionale a ripartizione nazionale con premio per ottenere la maggioranza assoluta e soglie di accesso.

Premio: il partito che raggiunge il 40% dei voti validi avrà un premio che lo porterà alla maggioranza assoluta con 340 deputati (su 630). Se nessun partito raggiunge questa soglia, si va al ballottaggio tra i primi due classificati. Il calcolo è fatto su base nazionale.

Soglie di sbarramento: ancora qualche dubbio. Renzi le vorrebbe al 3%, Berlusconi al 6%. Vedremo.

Liste: i Partiti presenteranno i loro candidati in liste bloccate solo per i capilista; gli elettori potranno esprimere due preferenze tra i  candidati presenti in lista. Le preferenze dovranno essere assortite nel genere, pena nullità del voto.

Varietà di genere: ogni genere potrà contare sul minimo del 40% di capilista.

Collegi: saranno 100; è prevista la candidatura multipla ma in non più di dieci collegi.

Considerazioni

Ancora una volta avremo un parlamento costituito per la gran parte da nominati, vale a dire rappresentanti dei partiti, scelti esclusivamente dalle segreterie dei partiti nonostante la Corte Costituzionale abbia ribadito con la sentenza 1/2014 che  “le funzioni attribuite ai partiti politici dalla legge ordinaria al fine di eleggere le assemblee … devono essere preordinate ad agevolare la partecipazione alla vita politica dei cittadini ed alla realizzazione di linee programmatiche che le formazioni politiche sottopongono al corpo elettorale, al fine di consentire una scelta più chiara e consapevole anche in riferimento ai candidati”. Continua a leggere

Il Senato dei… consigliori

Fiorito: poteva essere un Senatore

Fiorito: poteva essere un Senatore

Il bicameralismo perfetto non era molto gradito già ai tempi della Costituente. Allora i Costituenti non seppero trovare compromesso migliore tra le diverse posizioni; prevalse il timore di un esecutivo troppo forte – d’altra parte si usciva dal fascismo – e si presero decisioni che certamente privilegiarono la rappresentatività sulla governabilità.

In sintesi, la Costituzione prevede identici poteri per ciascuna delle due Camere che devono, entrambe, dare la fiducia all’Esecutivo (art. 94 Costituzione). Inizialmente  prevedeva diversa durata per la legislatura del Senato e della Camera; tuttora prevede corpo elettorale diverso, assegnazione dei seggi su base regionale (art. 57 Costituzione), numero minimo di senatori per ciascuna Regione, anche senza diretta proporzione con la popolazione, cosicché Basilicata e Abruzzo hanno lo stesso numero di senatori sebbene la prima abbia la metà degli elettori della seconda.

L’eventualità che dalle elezioni non scaturisse una maggioranza di governo era ben presente sin dall’inizio e fu una consapevole scelta dei Costituenti: vollero che l’esecutivo fosse espressione del Parlamento, rappresentante della sovranità popolare. 

Già nel 1953 si tentò di rafforzare la governabilità e la stabilità di governo modificando la legge elettorale. Tra infinite polemiche, la nuova legge fu approvata e passò alla storia come “legge truffa” perché alterava la proporzionalità della rappresentanza parlamentare assegnando un premio a chi avesse già conquistato la maggioranza assoluta. Il premio non scattò alle elezioni del 1953, la legge fu cancellata e si tornò alla legge precedente.

Così negli anni si cercò ancora di assicurare la governabilità agendo sempre sulla legge elettorale e lasciando inalterato l’assetto costituzionale, che rimane pur sempre a centralità parlamentare, vale a dire: gli elettori eleggono i parlamentari e questi decidono sul governo; il potere esecutivo è quindi nelle mani del Parlamento.

A forza di leggi elettorali che scimmiottavano sistemi maggioritari si è raccontata la favola del “governo eletto dal popolo” o del “premier voluto dagli elettori”. Continua a leggere

Ho visto un merlo ubriaco

merloLa lettura di Il footing dell’ostruzionismo di Francesco Merlo, la Repubblica del 25 luglio 2014, mi ha ricordato la danza di un merlo ubriaco per essersi ingozzato di fichi strafatti al sole. Non è educato ironizzare sul cognome delle persone, ma Merlo se le va proprio a cercare con i suoi frequenti articoli privi di lucidità e obiettività, ma in compenso ricchi di parole svuotate di significato: logorrea onanistica.

Se bastasse l’uso e l’abuso del vocabolo “riforma” per essere dei riformisti… allora gli ultimi due decenni sarebbero per la politica e le Istituzioni italiane un trionfo di riformismo. Se non mi credete, interrogate Maria Stella Gelmini: in 30 secondi vi snocciolerà un elenco di riforme attuate da Berlusconi e dai suoi magnifici governi.

Necessario andare oltre le parole e analizzare nei fatti cosa avviene, cosa è avvenuto e cosa si preannuncia… prima di scrivere “ieri sera i giovani recitavano il ruolo dei vecchi, gli innovatori si degradavano a conservatori”.

Non basta proporre riforme per essere dei riformatori e non basta contestare tali riforme per essere arruolati tra i conservatori. Pessimo e inutile giornalismo quello che piega la realtà a parole abusate. Siamo alle riforme mestruali (ricordate lo slogan di Renzi, Una riforma al mese?), ma cosa c’è oltre le parole e gli slogan? Continua a leggere

Il nuovo Senato

Il superamento del bicameralismo perfetto e la governabilità sono temi presenti nel dibattito politico sin dai tempi della Assemblea Costituente. Il compromesso allora raggiunto non piaceva a tanti; prevalse il timore di creare le condizioni per la nascita di un governo forte e i Costituenti non seppero creare organi di garanzia che permettessero equilibrio tra governabilità e rappresentatività.

Dalla lettura degli Atti della Costituente emerge che, sebbene da più parti fossero stati evidenziati con lucidità i limiti di quel bicameralismo che si stava configurando, non si seppe trovare punto di equilibrio più alto e lungimirante.

Così, mentre si vara un sistema a totale centralità parlamentare, prevedendo durata diversa per ciascuna camera oltre a corpo elettorale diverso e diverso metodo di assegnazione dei seggi, è totalmente trascurato il tema della governabilità. Il governo deve nascere dalla volontà dei gruppi parlamentari, attraverso il confronto e il dialogo: questo il metodo che ci consegna la Costituzione.

Il tema della governabilità ci accompagna sin dalla nascita della Repubblica; è del 1953 il primo tentativo di assicurare un premio di maggioranza a chi arrivava al 50%+1: quella legge passò alla storia come “legge truffa”. Il premio non scattò e la legge fu cancellata ripristinando il precedente sistema.

Da allora è stato un susseguirsi di tentativi abortiti e pessime leggi elettorali.

Oggi è il turno di Renzi e del suo governo tentare di dare risposta all’antico problema. Continua a leggere