Negli atti parlamentari si legge che la proposta di riforma dell’art. 57* della Costituzione, con la quale il Senato non sarebbe più eletto su base regionale ma circoscrizionale, servirebbe a rafforzare la rappresentatività del Senato.
Quasi tutti omettono di spiegare che poiché il numero dei senatori in ogni regione continuerebbe a essere in rapporto alla popolazione e ogni regione e provincia autonoma continuerebbe ad avere non meno di 3 senatori, ad eccezione della Valle d’Aosta e del Molise che ne hanno rispettivamente 1 e 2, il passaggio dalla base regionale a quella circoscrizionale non darebbe alcun contributo a migliorare la rappresentatività del Senato.
Nel corso dell’esame in sede referente è stato sottolineato che “la modifica prevista sia volta ad assicurare maggiore flessibilità alla legislazione elettorale consentendo, oltre alla soglia nazionale già prevista dalla legge n. 165/2017, l’eventuale attribuzione dei seggi, o di una parte di essi, a livello nazionale e un premio di maggioranza a livello nazionale. Si ricorda che la Corte costituzionale, relativamente alle previsioni del premio di maggioranza al Senato, con la sentenza n. 1 del 2014 ha evidenziato come l’attribuzione su base regionale realizza “l’effetto che la maggioranza in seno all’assemblea del Senato sia il risultato casuale di una somma di premi regionali, che può finire per rovesciare il risultato ottenuto dalle liste o coalizioni di liste su base nazionale, favorendo la formazione di maggioranze parlamentari non coincidenti nei due rami del Parlamento, pur in presenza di una distribuzione del voto nell’insieme sostanzialmente omogenea”. Questo effetto, che rischia di compromettere il funzionamento della forma di governo parlamentare e l’esercizio della funzione legislativa delle Camere, risulta secondo la Corte lesivo degli stessi articoli artt. 1, secondo comma, 3, 48, secondo comma, e 67 Cost, della Costituzione.” (https://temi.camera.it/leg18/provvedimento/modifica-all-articolo-57-della-costituzione-in-materia-di-base-territoriale-per-l-elezione-del-senato-della-repubblica.html)
Il Parlamento, dunque, getta la maschera e spiega che la reale finalità di questa modifica è realizzare le condizioni per introdurre un premio di maggioranza nazionale, riducendo al minimo il rischio di avere maggioranze diverse tra Camera e Senato, come avveniva col Porcellum, stando al ragionamento svolto dalla Corte costituzionale. Per questa finalità è stato uniformato il corpo elettorale dei due rami del parlamento.
Peccato che il ragionamento della Corte faccia acqua sul piano logico e fattuale!
La Corte, infatti, bocciò il premio previsto al Senato dal cosiddetto Porcellum perché irragionevole dal momento che i premi regionali, come succede con il premio alla Camera, provocano “una oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica. Inoltre, avrebbero creato un meccanismo intrinsecamente irrazionale, in contrasto con lo scopo di assicurare la governabilità. Infatti, essendo detto premio diverso per ogni Regione, il risultato sarebbe una somma casuale dei premi regionali, che potrebbero finire per rovesciare il risultato ottenuto dalle liste o coalizioni di liste su base nazionale, favorendo la formazione di maggioranze parlamentari non coincidenti nei due rami del Parlamento, pur in presenza di una distribuzione del voto sostanzialmente omogenea, così da compromettere sia il funzionamento della forma di governo parlamentare, nella quale il Governo deve avere la fiducia delle due Camere (art. 94, primo comma, Cost.), sia l’esercizio della funzione legislativa, che l’art. 70 Cost. attribuisce alla Camera ed al Senato”.
In ogni caso, è proprio l’affermazione che la “somma casuale dei premi regionali, che potrebbero finire per rovesciare il risultato ottenuto dalle liste o coalizioni di liste su base nazionale” a non avere alcuna base logica e fattuale.
Sul piano logico
Poiché è implicita nella Costituzione (che stabiliva originariamente una durata diversa tra Camera e Senato, modalità diverse di assegnazione dei seggi tra le due camere, elettorati diversi tra le due camere e la stabilità del governo era ed è affidata esclusivamente alla volontà del Parlamento), la possibilità di avere maggioranze differenti tra le due camere o nessuna maggioranza è evidente che la somma casuale dei premi regionali potrebbe produrre maggioranze omogenee e non solo maggioranze disomogenee.
Sul piano fattuale
La realtà conferma che la somma casuale dei premi ha consentito di avere maggioranze omogenee tra le due camere.
Nelle elezioni del 2006 alla Camera prevalse di poco la coalizione di centro-sinistra, che si aggiudicò il premio di maggioranza. Al Senato a livello nazionale fu il centro-destra a totalizzare più voti. https://www.senato.it/leg/15/Elettorale/riepilogo.htm
Se il premio fosse stato calcolato su base nazionale avremmo avuto due maggioranza nettamente diverse tra Camera e Senato.
Anche i giudici costituzionali sono tenuti a rispettare le regole della logica e a non ignorare la realtà.
Sorprendente, che a distanza di anni la gran parte dei giuristi e dei costituzionalisti non evidenzino le fallacie logiche in abbondanza presenti nella sentenza n. 1/2014 e lascino che il Parlamento per opportunismo, disonestà intellettuale, ignoranza … sviluppi la propria azione su un ragionamento inconsistente.
La Costituzione non è in mani adeguate.
* Art. 57 Cost.: Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale, salvi i seggi assegnati alla circoscrizione Estero. Il numero dei senatori elettivi è di duecento, quattro dei quali eletti nella circoscrizione Estero. Nessuna Regione o Provincia autonoma può avere un numero di senatori inferiore a tre; il Molise ne ha due, la Valle d'Aosta uno. La ripartizione dei seggi tra le Regioni o le Provincie autonome, previa applicazione delle disposizioni del precedente comma, si effettua in proporzione alla loro popolazione, quale risulta dall'ultimo censimento generale, sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti.