Il trionfo dell’imbecillità

lista nazionale

Stralcio dell’intervento del senatore Tonini (PD) in aula.

La cosa importante che vogliamo conservare della seconda parte della Costituzione – la prima non è infatti in discussione – è la forma di Governo parlamentare. In fondo questo è anche il filo rosso che accompagna l’azione del centrosinistra italiano, dagli anni dell’Ulivo fino ad oggi. Abbiamo difeso, qualche volta anche con durezza, in particolare nello scontro con il centrodestra, la forma di Governo parlamentare, che i costituenti ci hanno consegnato.
(…)
Noi abbiamo difeso, e lo facciamo anche con la riforma in esame, la forma di governo parlamentare, cioè l’idea che il Governo debba essere espressione del Parlamento e debba trovare nel Parlamento il momento della sua legittimazione costituzionale, la sede dove trova la fiducia, che sa che in ogni momento può essere revocata.
Al tempo stesso noi dobbiamo, cioè, saper leggere i segni dei tempi, di questo nostro tempo, e quello principale è che i cittadini vogliono essere protagonisti della scelta di chi li governa.
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Tanti degli interventi dei senatori che io ho ascoltato pazientemente e diligentemente hanno posto il seguente problema: questo Governo non è legittimato direttamente dal voto popolare. Hanno ragione, ma nello stesso tempo dicono una bestemmia dal punto di vista costituzionale, perché dal punto di vista della Costituzione del 1948 nessun Governo viene eletto dagli elettori, in quanto i Governi trovano la loro legittimità nella fiducia del Parlamento. Tuttavia è vero e sacrosanto che nel nostro tempo c’è voglia di legittimazione diretta dei Governi da parte dei cittadini e degli elettori. Infatti tutti diciamo che Tsipras è stato eletto, invece l’altro giorno Tsipras è stato eletto solo deputato, ma il Presidente della Repubblica greca non si sarebbe mai sognato di dare l’incarico a una personalità diversa, perché Tsipras ha vinto le elezioni arrivando al 34-35 per cento e, grazie al premio di maggioranza che prevede anche quel sistema, arriva alla maggioranza assoluta dei seggi. Diciamo che Cameron governa il Regno Unito, è Primo Ministro inglese, perché lo hanno voluto gli inglesi; certo, gli inglesi lo hanno eletto deputato del suo collegio, ma è sicuro che Cameron, essendo il leader del Partito conservatore che ha vinto le elezioni, legittimissimamente governa la Gran Bretagna. La signora Merkel non è eletta direttamente dai tedeschi, ma dal Bundestag; tuttavia tutti diciamo che lei è espressione del popolo tedesco.
Nel 2013 non abbiamo avuto un Governo eletto dai cittadini, legittimato direttamente dai cittadini, perché il nostro sistema, così come è congegnato oggi, mentre è in grado di risolvere e conservare ciò che va conservato, cioè la forma parlamentare, non è in grado di fare i conti con questa domanda nuova di legittimazione diretta che c’è da parte dei cittadini. Questa è la contraddizione nella quale viviamo.
La riforma in discussione si propone di sciogliere questa contraddizione, perché per un verso noi manteniamo il sistema della democrazia parlamentare, atteso che il Presidente del Consiglio che avremo con la riforma avrà comunque bisogno della fiducia della Camera; non avrà nessun potere nuovo rispetto a quello che la Costituzione oggi assegna al Presidente del Consiglio. Nello stesso tempo, il combinato disposto di riforma del bicameralismo (quindi il superamento del bicameralismo paritario e della necessità che anche il Senato dia la fiducia) e della legge elettorale maggioritaria consentiranno ai cittadini di essere loro i protagonisti della legittimazione del Governo.

Un mucchio di rispettabili imbecillità. Continua a leggere

La Grecia, il referendum e l’Europa

E’ vero: il quesito del referendum greco è meno limpido di quanto sembri dalla lettura del quesito stesso.
E ciascuno si esercita con interpretazioni di comodo, sino a spingersi a considerarlo un referendum tra Euro e Dracma.

Se il referendum non è chiaro, è chiarissimo il contenitore: hanno Commissione Europea, BCE e FMI il diritto di dire come i greci debbano raggiungere un obiettivo?

E sorvoliamo sulla correttezza dell’obiettivo posto e sulla estraneità del FMI rispetto alle logiche dell’Unione Europea.

Questo è il contenitore del Referendum, a prescindere da qualsiasi specifico contenuto. Continua a leggere

Le Primarie e… oltre

civoti-bannerIl 14 dicembre sapremo se i 474mila iscritti della Spd (i socialdemocratici tedeschi) approveranno gli accordi che i dirigenti di partito hanno siglato con Angela Merkel.
Da noi l’11 dicembre ci sarà il passaggio parlamentare con voto di fiducia al governo di Enrico Letta.
Bella differenza.

Lì si approva o si boccia la Grande Coalizione e precise proposte politiche; qui i rappresentanti di partiti, sfiduciati e incapaci di rinnovarsi, prima “fiduciano” la Larghe Intese, poi le sfaldano senza sfiduciarle, infine un passaggio parlamentare con voto di fiducia terrà a battesimo la nuova maggioranza di governo, frazione della vecchia, che ha già incassato un voto di fiducia: nascerà la Nuova Grande Intesa?

Crisi dei partiti, ovunque non solo in Italia.
Crisi della rappresentanza ma anche della rappresentazione.
Rimettere al centro gli iscritti, ridare forza alla partecipazione.
Certamente un rischio per la democrazia rappresentativa ma corre un rischio maggiore se si consolidano i rapporti oligarchici di potere.

Sostanziare la rappresentanza e la sovranità.
Siamo ben lontani da ciò, anche se a sinistra le primarie sono già una realtà, a destra nemmeno questo.
Primarie però troppo giocate sulle personalità più o meno talentuose, invece di privilegiare i contenuti.

In Italia mi sembra che l’unico che abbia, in questa fase politica e storica, posto al centro il problema del partito e del ruolo che deve avere in una moderna democrazia sia Fabrizio Barca, che ha scelto di puntare su Giuseppe Civati. E al contempo si tiene fuori dalla gara per la leadership del partito forse proprio perché ha chiaro che occorre andare oltre le primarie.

In democrazia non c’è mai una strada obbligata.

Il referendum Spd ha proprio questo significato.
Noi abbiamo scelto questa strada ma altre possono essere scelte: decidete voi se seguirci su questa strada o se volete che ne esploriamo altre.
Fiducia, responsabilità, sovranità.
Inutile nascondersi che il tema mette in discussione il principio costituzionale della libertà di movimento di ogni parlamentare “senza vincolo di mandato” ma se si continua a parlare di governo scelto dagli elettori bisognerà pur porsi questo problema. Diversamente, smettiamola di raccontarci un film che non esiste perché noi elettori oggi contribuiamo a formare il Parlamento che poi deve provvedere alla scelta dell’Esecutivo: con questo assetto costituzionale inutile porsi l’obiettivo della governabilità agendo sulla legge elettorale. Anche se il risultato fosse raggiunto sarebbe solo un fatto casuale, tecnico ma non sostanziale, come ampiamente dimostrato da governo Dini, D’Alema, Amato, Monti…

Ho molte perplessità sul percorso deciso per la scelta del segretario PD e non mi convince il confronto tra i candidati, troppo piegato sulle persone e poco sulla elaborazione di contenuti e scelte condivise. Mi sembra che manchi nei bravi candidati la necessaria capacità si sintesi tra le diverse sensibilità.

Non mi convince nemmeno l’allargamento a coloro che non sono iscritti. OK dichiarano di votare PD che per definizione significa “aver votato PD“… cosa di poco valore da tanti punti di vista compresa l’ampia sovrapposizione tra elettori PD e SEL alle ultime elezioni politiche.
Perché non rimettere al centro iscritti e simpatizzanti?

In questa fase sento più vicino alla mia lettura Fabrizio Barca e Giuseppe Civati ma è solo l’inizio di un percorso…