I nuovi concorrenti della corrida istituzionale si chiamano Renzi, Boschi e la loro corte di berlusconidi e cretini istruiti.
Da 10 mesi ci parlano di Italicum e adesso sono al palo perché inebetiti iniziano a scorgere quel che era evidente nel loro progetto di legge elettorale: incostituzionalità e inapplicabilità.
La legge elettorale uscita dalla sentenza della Consulta del gennaio 2014 non è autoapplicabile: richiede interventi da parte del legislatore.
Questo era quel che dovevano fare i parlamentari, se avessero avuto un briciolo di responsabilità e cultura: rendere subito applicabile la legge uscita dalla sentenza della Corte Costituzionale.
Invece, hanno rilanciato tuffandosi nell’impresa di una legge interamente nuova con l’obiettivo improprio di raggiungere l’obiettivo che si persegue dal ’53: avere un vincitore alla sera delle elezioni.
A questo obiettivo hanno aggiunto anche quello straordinario del superamento del bicameralismo; cosa che richiede una modifica sostanziale della Costituzione vigente..
Risultato.
Poiché l’Italicum riguarda solo la Camera dei Deputati, se si approva l’Italicum ma non passa la riforma del Senato la legge elettorale sarebbe inapplicabile.
Approvare insieme le due cose significa lasciare il Paese per un tempo indefinito senza una legge fondamentale: quella elettorale, appunto. Il Presidente della Repubblica deve in ogni momento poter decidere sullo scioglimento delle Camere.
In attesa dell’approvazione della riforma del Senato, lasciare il Senato con il vecchio sistema e approvare Italicum significherebbe non raggiungere l’obiettivo della governabilità e aver compresso inutilmente la rappresentatività. Quindi incostituzionale.Vorrei vedere quale Presidente della Repubblica firmerebbe una legge con simile evidente incostituzionalità.
Estendere l’Italicum al Senato non assicurerebbe la governabilità date le differenze degli elettori delle due Camere e il diverso metodo di assegnazione dei seggi stabilito dalla Costituzione.
Proprio un bel cul de sac dal quale uscire dopo dieci mesi di logorroici annunci e fiumi di fancazzismo è oggettivamente difficile… tranne avere l’umiltà di riconoscere di aver sbagliato e correre ai ripari facendo subito quel che avrebbero dovuto fare subito: rendere applicabile la legge elettorale uscita dalla sentenza della Consulta, il cosiddetto Consultellum.
D’altra parte, è da dilettanti porsi l’obiettivo di avere un vincitore in grado di governare, mantenendo un sistema a centralità parlamentare e il voto finalizzato alla elezione dei rappresentanti parlamentari.
Governare solo grazie a un premio che assegna a un partito di minoranza un centinaio di parlamentari per trasformarlo in maggioranza assoluta non significa infatti assicurare la governabilità mentre garantisce la compressione della rappresentatività.
Si governerebbe grazie a parlamentari acquisiti per premio ma se quel partito si sfalda (vedi PdL che perse prima i finiani e poi gli alfaniani) potrebbe nascere una nuova maggioranza grazie a parlamentari che nessuno ha votato e che sono tali grazie, appunto, al premio.
Qualcuno affermerà che questo può succedere in ogni sistema, ed è vero ma con Parlamentari eletti mediante una correlazione tra voti e seggi e non nominati solo perché un partito ha raggiunto una certa soglia comunque di minoranza. In più, laddove direttamente dal voto esce un Governo è perché si vota per questo tenendo distinto il voto per l’esecutivo dal voto parlamentare. Cosicché in Francia come negli USA, solo per fare due esempi concreti, esistono contrappesi al potere esecutivo e c’è una netta distinzione con il potere legislativo.
Il nostro sistema costituzionale non è stato pensato per avere un vincitore dalle elezioni.
L’obiettivo di avere un vincitore grazie a un premio fa a pugni con un sistema che resta a centralità parlamentare.
Il sistema che ne scaturirebbe sarebbe senza equilibri e contrappesi dal momento che l’investitura di governo verrebbe fuori automaticamente da un voto espresso per rinnovare l’assemblea legislativa e non l’esecutivo. Si passa surrettiziamente a un sistema a elezione diretta dell’esecutivo a insaputa degli elettori.
Se volete passare al presidenzialismo allora abbiate il coraggio e la cultura per farlo in modo chiaro ed efficiente.
Dieci mesi buttati nel cesso per l’inadeguatezza e l’incompetenza di politici, ministri e cortigiani vari.