Ripartire dai diritti 2

2015E’ passato un altro anno e il raccolto sul campo dei diritti è pessimo: nessun progresso, qualche regressione.

Avrei voluto fare un bilancio diverso, avrei voluto poter affermare… almeno su questo abbiamo fatto un passo avanti, abbiamo archiviato un problema. Invece, c’è solo tanto attivismo ma nessun cambiamento sostanziale, nessuna riforma che meriti speranza o realistica aspettativa che si stia voltando pagina o cambiando verso.

Riforme superficiali che non saranno in grado di modificare assolutamente nulla: riforme senza qualità.

La legge elettorale non restituirà agli elettori il diritto di scelta.

La riforma del Senato rafforzerà la partitocrazia.

Il sistema dei partiti e della occupazione dello Stato per mano dei Partiti non è sfiorato dalla giostra politica.

La lotta alla corruzione è ridotta a un problema militare e repressivo senza incidere sulle cause che rendono il sistema istituzionale così permeabile ai delinquenti e alla criminalità organizzata.

Sui diritti civili solo un gran fiume di parole contorte.

Sul lavoro nulla che sia in sintonia con l’art. 4 e l’art. 36 della Costituzione… tutele crescenti che potrebbero non crescere mai e retorica contro la retorica del totemico art. 18.

Il lavoro non si inventa per legge… ma la politica potrebbe favorire lo sviluppo imprenditoriale e occupazionale offrendo una cornice chiara, semplice e stabile nel tempo, almeno nel medio periodo, in cui i diversi soggetti possono muoversi. Ancora una volta, invece, tante parole ma poi tutto dipenderà da come saranno scritti i famosi decreti attuativi che sempre si attendono dopo ogni riforma e soprattutto quando arriveranno e cosa sarà in essi scritto! Come dice lo stesso ministro Padoan le riforme non basta approvarle, occorre attuarle e per questo servono i decreti attuativi. Quanti sono quelli ancora da approvare per i provvedimenti dell’esecutivo Renzi e dei governi precedenti?

Il posto fisso non esiste più? OK, ma non è necessario rendere ancora più precario un mondo già precario cambiando di continuo le regole del gioco e possibilmente non cambiamole a partita già iniziata… Amici commercialisti mi dicono che hanno avuto un picco di richieste in questo scorcio di fine anno: dottore, mi conviene aprire la partita IVA nel 2014 o attendo il 2015? Già, l’Italia è il paese in cui ciascuno è sempre pronto ad affermare “mi rivolgo al mio avvocato” e adesso oltre all’avvocato tutti hanno anche un commercialista perché anche se sei contribuente minimo devi attrezzarti come un plurimilionario…

Le province non ci saranno più ma intanto tutto costa come prima, i disservizi si annunciano in crescita e non c’è alcuna rimodulazione della macchina statale che ruota ancora intorno alle province dalle prefetture alla motorizzazione passando per CCIAA, INPS, scuola, viabilità… retorica, retorica, insopportabile retorica senza un progetto complessivo, una visione dell’approdo che non risulta nemmeno segnato sulla carta.

Avrei voluto salutare questo anno con altre parole, invece riconfermo per intero Ripartire dai diritti …nella speranza che prima o poi l’augurio si realizzi.

Botti_di_Capodanno

Etica e deriva

Ogniqualvolta si affronta un tema “eticamente sensibile” (pessima espressione: le persone sono eticamente sensibili e non i temi) subito si alza qualcuno che grida “rischio deriva”!

Perché si agita sempre il rischio deriva?

L’idea che si possa lasciare all’individuo la scelta di decidere su determinati trattamenti sanitari viene da alcune parti interpretato come “deriva eutanasica”, eppure ciò non succede in Francia, Spagna, Germania…

Se volgiamo lo sguardo al passato, era sempre lo spauracchio della “deriva dell’istituto matrimoniale” il cavallo di battaglia del fronte che si opponeva all’introduzione del divorzio: le vostre mogli vi abbandoneranno, si diceva da più parti.

In tempi più recenti, sempre questo spauracchio ha bloccato ogni ipotesi di riconoscimento legale delle “coppie di fatto” o del “matrimonio gay”… tutti vogliono metter su famiglia, eppure si grida che si vuole minare il fondamento della società. D’accordo, saranno forme di famiglia più colorite e meno ortodosse, ma non vedo attentato alla famiglia, anzi esplicito riconoscimento di quanto il diritto possa aiutare a consolidare legami affettivi, comunità di fatto, società naturale… contribuendo a far crescere il rispetto per l’individuo e la percezione dei diritti individuali e collettivi.

Allo stesso modo, è sempre lo spauracchio della “deriva dei valori morali” che frena nel dare diffusione alle conoscenze sessuali e alle metodiche contraccettive. E, per proseguire su questa strada, è sempre lo spauracchio della “deriva della società” che determina un autentico ostracismo a ogni ipotesi di lotta alla droga che non sia il solo caldeggiare repressione.

L’etica non si afferma con la Legge o con i Carabinieri ma con l’informazione, la cultura, il radicamento del principio di responsabilità, l’evangelizzazione per chi ha fede o è illuminato dalla fede.

Trasformare il peccato in reato è una logica che non può appartenere allo Stato laico e nemmeno a una organizzazione religiosa che abbia attenzione per l’uomo e l’etica.

La funzione della legge non può essere quella d’imporre un comportamento etico: l’etica presuppone libertà.

L’uomo è libero perché può scegliere il bene e il male.

Visione autoritaria e repressiva, eticamente fragile, quella che intende affermare la moralità non attraverso la persuasione e l’educazione ma con la proibizione, la paura, la legge e i carabinieri. Trasformare in reato quel che è considerato peccato.

Vedo molta miseria morale in chi afferma che il riconoscimento di un diritto sia un cavallo di troia per abbattere un pilastro della società cristiana!

Dall’Uganda a Giovanardi

Per i gay il medioevo non è mai finito.

Salgono a 38 le nazioni africane che considerano reato i rapporti tra persone dello stesso sesso.
L’ultimo Paese africano che inasprisce la normativa contro i gay è l’Uganda.

In Uganda la pena può giungere all’ergastolo ma solo per i recidivi (se lo fai una volta, sono magnanimi), per chi ha rapporti con i minori (interessante politica di attenzione verso i minori, chissà se analoghe leggi severe ci sono per chi commercia e prostituisce giovani esseri umani) e per i sieropositivi.

La pena base è 14 anni di carcere. Continua a leggere

Ossimoro costituzionale

moroQuando si dice che la famiglia è una società naturale, non ci si deve riferire immediatamente al vincolo sacramentale; si vuole riconoscere che la famiglia nelle sue fasi iniziali è una società naturale.
Pur essendo molto caro ai democristiani il concetto del vincolo sacramentale nella famiglia, questo non impedisce di raffigurare anche una famiglia, comunque costituita, come una società che, presentando determinati caratteri di stabilità e di funzionalità umana, possa inserirsi nella vita sociale. Mettendo da parte il vincolo sacramentale, si può raffigurare la famiglia nella sua struttura come una società complessa non soltanto di interessi e di affetti, ma soprattutto dotata di una propria consistenza che trascende i vincoli che possono solo temporaneamente tenere unite due persone.” Aldo Moro, I Sottocommissione per la Costituente, discussione dell’art. 29 (5 novembre 1946).

Come si giunse da una posizione così avanzata alla formulazione finale dell’art. 29 che considera la famiglia “come società naturale fondata sul matrimonio”?

Come spesso avvenne in quella fase storica (e non solo allora) si trattò di un compromesso tra la sinistra e il mondo cattolico e conservatore. Continua a leggere