La partita sulla ineleggibilità di Berlusconi entra nel vivo.
Torno sul tema di cui mi sono occupato anche in L’ineleggibilità di Berlusconi e in Parlamento e Legalità solo per qualche precisazione.
Sono in tanti a sostenere che la norma (del 1957) è chiarissima e pertanto Berlusconi è ineleggibile.
Felice Casson non si sbilancia, per ragioni di riservatezza, ma afferma “in claris non fit interpretatio”, appunto nelle cose chiare non è concessa interpretazione. Concordo con Casson e per quanto mi riguarda Berlusconi è ineleggibile, o certamente lo era nel 1994.
Poiché da allora non è sopraggiunto alcun fatto nuovo, evidente che o nel passato la ragione politica ha prevalso sul diritto o adesso si vuole far prevalere il diritto perché i nuovi equilibri politici forse lo consentirebbero.
In ogni caso sarebbe la morte del diritto che dovrebbe essere affermato indipendentemente dagli equilibri politici.
Sul piano politico, sarebbe deleteria una “sentenza” di ineleggibilità nei confronti di Berlusconi dopo 19 anni e tanti “processi” sullo stesso tema. Berlusconi preferirei che fosse sconfitto sul piano politico. Ma sarebbe deleterio anche perché l’art. 66 della Costituzione, in forza del quale la Giunta del Senato si esprimerà, e nel caso successivamente l’intero Senato, recita testualmente: “Ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità”.
A voler essere pignoli, nessuna nuova causa è sopraggiunta. Ma a ben vedere il Senato non si è mai espresso sulla ineleggibilità di Berlusconi e considerata l’autonomia decisionale di ciascuna camera non rilevano i precedenti giudizi.
Forse è stato imprudente Berlusconi a candidarsi al Senato.
A prescindere da come finirà questa vicenda, ritengo sia ormai giunto il momento di interrogarsi seriamente sulla opportunità che sia la Camera di competenza a pronunciarsi sulle cause di ineleggibilità e incompatibilità. Ritengo auspicabile una riforma dell’art. 66 della Costituzione per affidare queste funzioni a un potere terzo rispetto alla politica.