Ancora su De Luca

De Luca è già stato eletto ed è già presidente della Campania perché la Costituzione e lo Statuto regionale prevedono la elezione diretta del Presidente di Regione, che è anche Presidente della Giunta regionale, l’organo di governo regionale.

Perché allora non è stato già sospeso applicando quanto previsto dalla legge Severino?

C’è chi afferma che questo sarebbe l’univo esito possibile della applicazione della Legge Severino e ogni deviazione da ciò sarebbe una forzatura.

La questione è più complessa e apre un conflitto tra l’applicazione della legge e altre nome anche di ordine superiore fino a investire la Costituzione stessa.

Non si può invocare l’applicazione rigorosa della legge Severino e contemporaneamente alterarla dando alla sospensione un valore che non ha. Chi vuole approfondire, legga la cosiddetta legge Severino, vale a dire il d.lgs. 31 dicembre 2012, n. 235 in particolare l’articolo 8.

Sospensione significa che bisogna lasciare aperta la possibilità della riammissione all’incarico da cui si è sospesi; è una forma di impedimento temporaneo, che può avere l’esito del reintegro nell’incarico elettivo o la decadenza in caso di sentenza passata in giudicato. La sospensione non è equivalente a ineleggibilità, incandidabilità o decadenza. Basti pensare al paradosso che se si tornasse al voto De Luca potrebbe ricandidarsi

Il problema, dunque, è da un lato la scelta del PD di candidare una persona che se eletta avrebbe causato questo caos, dall’altro la legge Severino che lascia dei buchi enormi e non si raccorda con le altre norme, a partire dalla Costituzione, che prevede l’elezione diretta del presidente e la decadenza di giunta e consiglio in caso di rimozione o impedimento permanente del presidente (art 126 Costituzione).

La sospensione non è un impedimento permanente e non è una rimozione.

Quindi il ritorno al voto, invocato come fatale esito di questa pasticciata situazione, è escluso perché creerebbe una situazione irreversibile rispetto al sospeso e un danno a tutto l’organo istituzionale con la decadenza di tutto il consiglio.

L’applicazione di una legge non è mai o quasi mai con una sola strada obbligata.

Se si fa prevalere il dato che il presidente è un componente del Consiglio, prima ancora di essere il presidente, De Luca dovrebbe essere già sospeso con tutte le conseguenze assurde che derivano da questa inflessibile applicazione della legge.

Se invece si fa prevalere la funzione di presidente, che la Severino non prende in considerazione ma la Costituzione sì, allora bisogna attendere la formazione della Giunta per poi sospenderlo e nel caso in futuro riammetterlo, ipotesi che l’applicazione della legge deve contemplare.

Questo porta al problema della efficacia retroattiva della sospensione, questione residuale che sarà rimessa a un eventuale giudizio e che per opportunismo politico adesso il PD non si porrà come per motivi elettorali non si è fatto alcun problema a candidare alla carica di Presidente una persona che se eletta sarebbe stata sospesa.

Quindi, i problemi sono:

la legge Severino, scritta male

l’inerzia dei legislatori

l’incoerenza e l’inaffidabilità del sistema dei partiti.

Da questo ultimo punto occorre partire per evitare che si possa ripetere quanto avvenuto e avviene da anni, motivo per cui è imperdonabile la superficialità della legge Severino. Avevamo già avuto i casi di ricandidatura di condannati, ricordate il caso Cuffaro, per fare un esempio su tutti? Non si doveva fare esclusivo affidamento sul senso di responsabilità dei partiti.

Serve una rigorosa disciplina legale dei partiti: personalità giuridica, democrazia e trasparenza nei processi decisionali interni ai partiti, nell’affidamento degli incarichi, nella selezione dei candidati.

DECADENZA

berlusChiediamo di essere rispettati non solo per la imponente quantità di consensi che, sostanzialmente inalterata, noi abbiamo alle nostre spalle, ma anche e soprattutto perché, mentre è in atto una corrosione dei valori e delle strutture della società, una corrosione che dovrebbe fare riflettere seriamente quanti vanno al di là dell’immediato e guardano al domani, noi rappresentiamo non solo dei voti, ma idee, attese, speranze, valori, un patrimonio insieme di innovazioni, di ricchezza umana, di stabilità democratica, del quale il paese, secondo la nostra profonda convinzione, non potrebbe fare a meno.”

Intervento di Aldo Moro, 9 marzo 1977, nella discussione parlamentare, in seduta comune, per decidere sul rinvio a giudizio del senatore democristiano ed ex ministro Luigi Gui e del deputato socialdemocratico ed ex-ministro Mario Tanassi.

Il Parlamento decise per il rinvio a giudizio; nel 1979 la Corte Costituzionale assolve Luigi Gui, condanna per corruzione Mario Tanassi e “gli infligge la sanzione costituzionale della decadenza dall’ufficio di deputato. Tanassi fu il primo ministro della Repubblica ad andare in carcere da condannato.

Sono passati molti anni da allora, c’è stata tangentopoli, sono cambiate anche le leggi che tutelano il parlamentare ed è cambiato anche il percorso che conduce alla decadenza dalla carica parlamentare, ma era previsto allora ed è previsto anche adesso. Continua a leggere

Senatore Berlusconi

dirittoLa partita sulla ineleggibilità di Berlusconi entra nel vivo.

Torno sul tema di cui mi sono occupato anche in L’ineleggibilità di Berlusconi e in Parlamento e Legalità solo per qualche precisazione.

Sono in tanti a sostenere che la norma (del 1957) è chiarissima e pertanto Berlusconi è ineleggibile.

Felice Casson non si sbilancia, per ragioni di riservatezza, ma afferma “in claris non fit interpretatio”, appunto nelle cose chiare non è concessa interpretazione. Concordo con Casson e per quanto mi riguarda Berlusconi è ineleggibile, o certamente lo era nel 1994.

Poiché da allora non è sopraggiunto alcun fatto nuovo, evidente che o nel passato la ragione politica ha prevalso sul diritto o adesso si vuole far prevalere il diritto perché i nuovi equilibri politici forse lo consentirebbero.

In ogni caso sarebbe la morte del diritto che dovrebbe essere affermato indipendentemente dagli equilibri politici.

Sul piano politico, sarebbe deleteria una “sentenza” di ineleggibilità nei confronti di Berlusconi dopo 19 anni e tanti “processi” sullo stesso tema. Berlusconi preferirei che fosse sconfitto sul piano politico. Ma sarebbe deleterio anche perché l’art. 66 della Costituzione, in forza del quale la Giunta del Senato si esprimerà, e nel caso successivamente l’intero Senato, recita testualmente: “Ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità”.

A voler essere pignoli, nessuna nuova causa è sopraggiunta. Ma a ben vedere il Senato non si è mai espresso sulla ineleggibilità di Berlusconi e considerata l’autonomia decisionale di ciascuna camera non rilevano i precedenti giudizi.

Forse è stato imprudente Berlusconi a candidarsi al Senato.

A prescindere da come finirà questa vicenda, ritengo sia ormai giunto il momento di interrogarsi seriamente sulla opportunità che sia la Camera di competenza a pronunciarsi sulle cause di ineleggibilità e incompatibilità. Ritengo auspicabile una riforma dell’art. 66 della Costituzione per affidare queste funzioni a un potere terzo rispetto alla politica.

La giostra delle banalità

banale2Per politici e giornalisti la situazione non è sufficientemente seria da suggerire comportamenti più attenti, spirito critico e analisi. Infatti, prosegue intensamente la diffusione di banalità sempre più spudorate. Vediamone alcune.

Parlamento rinnovato: mai stati in Parlamento così tanti giovani e donne! Embè? Credo che il parlamento precedente sia stato quello con il più alto numero di rappresentanti di prima nomina; è forse stato il migliore degli ultimi decenni? Giovani e donne significa migliore qualità, efficienza, onestà, competenza? Non si dovrebbe andare in un brodo di giuggiole per un pugno di “giovani e donne” ma occuparsi dei metodi di selezione. Queste d0nne e questi giovani sono stati selezionati con gli stessi metodi e dagli stessi selezionatori dei precedenti parlamenti. Se il precedente parlamento non ci rappresentava, anche questo non ci rappresenta, a prescindere dal fatto che ci siano più persone gradite: nel caso, sarebbe solo un colpo di culo! Il gattopardismo è, appunto, dare l’impressione di cambiare nelle forme e nelle apparenze per in realtà non cambiare nulla. Continua a leggere

Grazie, Berlusconi!

inciucio4Berlusconi rappresenta quel che la politica non dovrebbe essere.

Nel giorno in cui i due storici blocchi politici scendono in piazza per convergenti finalità, desidero ringraziare Berlusconi perché ha reso evidenti i problemi dell’Italia.

Si manifesta per sostenere l’ineleggibilità di Berlusconi e probabilmente l’apposita giunta parlamentare dovrà occuparsi di questo tema. Peccato che il tema esista dal 1994, la tesi della ineleggibilità sia stata respinta e le leggi di cui si reclama l’applicazione esistano da molto tempo, 1957. Se si arrivasse a una conclusione diversa rispetto al passato, sarebbe in ogni caso una sconfitta del diritto che non dovrebbe essere subordinato agli equilibri politici. Chi ha a cuore lo Stato di diritto dovrebbe interrogarsi sulla efficacia e validità dei sistemi di controllo preposti alla verifica dei requisiti per l’eleggibilità: non sarebbe più corretto affidare questi compiti a un organo terzo al Parlamento ed estraneo alle forze politiche?

Berlusconi rende tutto chiaro e intelligibile, purché si voglia vedere e comprendere. Gli Italiani sembra non vogliano vedere e comprendere. Continua a leggere

L’ineleggibilità di Berlusconi

berlu2

Superando le tifoserie tra berlusconiani e anti-berlusconiani dovremmo riflettere sul significato della proposta finalizzata a dichiarare la ineleggibilità di Berlusconi. L’uomo è in Parlamento dal 1994 e la legge è del 1957. Il tema è stato affrontato e chi doveva decidere ha deciso per l’eleggibilità. Oggi il tema si ripropone e si afferma che ci sono più probabilità di spuntarla perché “sono cambiati gli equilibri politici” (Padellaro, 15 marzo 2013 alla trasmissione Zeta).

In effetti, che cosa è cambiato rispetto all’applicazione della legge? E’ cambiato il clima politico.

Ciò significa che LO STATO DI DIRITTO e IL SENSO DI LEGALITA’ dipendono da un equilibrio politico, vale a dire NON ESISTONO.

Il tema da porre, ben più importante di Berlusconi (prodotto dei problemi italiani che ha contribuito a rafforzare ma non causa degli stessi), è dunque CHI deve valutare la ELEGGIBILITA’ di un parlamentare poiché con evidenza la Giunta che se ne occupa risulta totalmente inadeguata perché opera non in forza di diritto ma in forza di equilibri politici. Ovvero, interessi di parte.

Se oggi il comitato chiamato a decidere sulla eleggibilità di Berlusconi dovesse prendere una decisione diversa rispetto al passato confermerebbe che non ci sono quegli elementi di certezza già dal 1972 richiesti dalla Corte Costituzionale. In più, confermerebbe l’inadeguatezza di un organo politico a DECIDERE su questioni di diritto.

In altre parole, andiamo oltre il caso in sé e interroghiamoci sulla necessità di cambiare la normativa per affidare a un organo terzo rispetto al Parlamento la valutazione di ineleggibilità. Detto ciò sono convinto che sia stata data sinora una interpretazione cavillosa e non sostanzialista della legge del 1957: Berlusconi non doveva essere dichiarato eleggibile.