L’aborto e la Corte Suprema USA

L’ultima decisione della Corte Costituzionale USA sull’interruzione volontaria di gravidanza ci riporta a irragionevoli contrapposizioni, anche perché prevale una narrazione che non aiuta comprendere, ma è solo funzionale alla formazione di tifoserie.

Preferisco utilizzare l’espressione Interruzione Volontaria della Gravidanza (IVG) al termine “aborto” perché l’aborto è un evento naturale o indotto e le legislazioni si occupano solo dell’aborto indotto, vale a dire della scelta consapevole di interrompere la gravidanza.

La Corte Suprema USA ha affermato che l’IVG non trova giustificazione e protezione a livello costituzionale poiché attiene alle competenze di ogni Stato federato. Nell’assumere questa decisione la Corte ha ribaltato una sentenza del 1973 che assumeva la decisione di prevedere l’IVG a livello federale appoggiandosi su un passaggio del XIV Emendamento: “Nessuno Stato farà o metterà in esecuzione una qualsiasi legge che limiti i privilegi o le immunità dei cittadini degli Stati Uniti; né potrà qualsiasi Stato privare qualsiasi persona della vita, della libertà o della proprietà senza un processo nelle dovute forme di legge; né negare a qualsiasi persona sotto la sua giurisdizione l’eguale protezione delle leggi.”

La Corte affermava il diritto alla libera scelta in tutto ciò che attiene alla sfera individuale, ma per la Corte questa libertà di scelta non era assoluta. La Corte pose dei limiti all’IVG: poteva essere effettuata solo fino a quando il feto non fosse in grado di vita autonoma, anche con l’ausilio di apparecchiature (solitamente 24-28 settimane), o in caso di pericolo di vita per la madre.

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Utero in affitto e moralità cattolica

Personalmente sono contrario all’aborto, a tutte le tecniche di procreazione medicalmente assistita, alla gravidanza surrogata (GPA, gestazione per altri).

Questo mi porta a un atteggiamento di responsabilità e di attenzione verso chi la pensa diversamente o si comporta in modo “irresponsabile” e si ritrova ad affrontare una gravidanza indesiderata.
Mi porta a osservare con molta cautela e attenzione le tante coppie che vivono come un dramma il non riuscire ad avere un figlio.

D’altra parte, fino a ieri una donna non sposata e senza figli… era una mezza donna.

Sara autorizza Abramo a fecondare la schiava Agar, giacché non riesce a dargli un figlio. Di questa cultura siamo figli, non dimentichiamolo.

Pio XI, nell’Enciclica Casti Connubii (31 dicembre 1930) così proclama: “E poiché l’atto del coniugio è, di sua propria natura, diretto alla generazione della prole, coloro che nell’usarne lo rendono studiosamente incapace di questa conseguenza, operano contro natura, compiendo un’azione turpe e intrinsecamente disonesta”.

Unica finalità del coito coniugale è la procreazione. La tanto derisa politica demografica fascista ricalcava pienamente la turpe concezione cattolica. Non è un caso che, nonostante le tante battaglie parlamentari, bisognerà attendere il 16 marzo 1971 per arrivare, grazie alla sentenza n. 49 della Corte costituzionale, alla dichiarata illegittimità dell’articolo 553 del Codice penale intitolato “Incitamento a pratiche contro la procreazione“.

La Bibbia e il dominio cattolico, insieme a politici reazionari, hanno prodotto frutti marci… Compresi l’idolatria della maternità e la sessuofobia.

Quindi, riflettiamo.

Se una gravidanza può essere interrotta per ragioni economiche, perché non deve poter iniziare per ragioni economiche?

Pragmaticamente dico, regoliamo la GPA perché i divieti non hanno funzionato e appare irrealistico l’obiettivo di messa al bando mondiale della GPA.

Se giungessimo alla regolazione della GPA, vorrei un iter autorizzativo rigoroso che accerti le condizioni delle parti coinvolte e vorrei che fosse riconosciuta alla “gestante” l’ultima parola perché il figlio è di chi l’ha nutrito, cresciuto e partorito.

D’altra parte se i “committenti” avessero un ripensamento, sparissero dalla circolazione… potremmo obbligare la donna ad abortire?

Se si arrivasse a un ordinamento sulla GPA vorrei fosse affermato il principio che spetta alla donna decidere se consegnare il bambino a chi ha commissionato la gravidanza o tenerlo.

Al massimo, si compra il tempo di gravidanza, si remunera il rischio della gravidanza, ma non il figlio perché il bambino non può essere un prodotto e va salvaguardata la possibilità che la donna “proprietaria dell’utero che ha affittato” scopra strada facendo quella relazione speciale tra donna e bambino.

Il proibizionismo crea le peggiori condizioni di sfruttamento.

Mario Adinolfi in difesa della buona legge 40

Leggo su Twitter e Facebook Mario Adinolfi @marioadinolfi : “Se dico “legge 194” mi inviteranno subito a “rispettare e far applicare una legge dello Stato”. Se dico “legge 40” mi diranno subito che va aggirata, infranta, dichiarata incostituzionale, nonostante sia stata votata dai tre quarti del Parlamento e i referendum per cancellarla siano miseramente naufragati, come il referendum per cancellare la 194 d’altronde. Il capitolo nono di Voglio la mamma è in difesa della legge 40 e l’ho appena pubblicato integralmente sulla pagina Fb del libro che sta diventando una bella comunità

Vado su FB e leggo il capitolo nono in cui Adinolfi scrive, tra altro,

La legge 40 è stata approvata da una maggioranza molto ampia e trasversale in Parlamento, molto più ampia e trasversale di quella che ha approvato la legge 194. La legge 40 è stata sottoposta non a uno, ma a una raffica di referendum. Una serie di soggetti si opposero a quei referendum formando comitati per l’astensione e gli astenuti furono il 75% degli aventi diritto al voto, con un risultato di affluenza alle urne che non era mai stato così basso in una consultazione referendaria. La volontà popolare ha dunque salvato una buona legge.

Prosegue. “Quindi si può dire che i referendum abrogativi della legge 40 furono solennemente bocciati da quattro italiani su cinque, così come la legge 40 fu approvata da più di sei rappresentanti del popolo italiano su dieci al Senato. In termini democratici il parere degli italiani sulla legge sulla fecondazione assistita mi pare più chiaramente espresso in termini positivi e a sua difesa.”

Folle corto circuito. L’astensione è indifferenza verso un tema, valutazione di essere impreparato a esprimersi su una legge, ma affermare che la volontà popolare ha salvato una buona legge è sovvertimento della realtà, arbitraria e illogica interpretazione. La maggioranza non si è espressa e nessuno può attribuire a un fronte o a un altro quel non esprimersi. Continua a leggere

Guardiamo in faccia l’Europa

Questo l’invito del settimanale Tempi: “Guardiamo in faccia l’Europa e cambiamole i connotati”!
Inquietante incitazione che fortunatamente termina con l’invito a firmare il Manifesto per l’europa.

In cosa consiste il problema dell’Europa?
Leggendo il Manifesto, lo si comprende sin dalle prima battute: basta osservare i numeri della natalità.

Tutto qui?
No, poi viene l’inaccettabile circostanza che “l’Europa non ha quasi altra fede e speranza se non nei cosiddetti nuovi diritti”.

I “nuovi diritti”: “Non c’è caso di relazioni con altri popoli – ad esempio con paesi dell’Est che chiedono di associarsi all’Unione Europea o paesi del terzo mondo che bussano all’Europa per gli aiuti umanitari – in cui diplomazie e Ong europee non si presentino al tavolo negoziale con la premessa che partnership e aiuti sono “condizionati” all’adozione, da parte degli interlocutori, di questa agenda di “nuovi diritti”. Quali? A quale “fede” e quale “speranza” alludono questi “diritti”?

Dunque, il disastro per l’Europa sarebbe la denatalità, l’aborto, il preservativo, l’omosessualità

Faccio fatica a immaginare un concentrato maggiore di banalità.
Siamo ancora fermi alle braccia per i campi. Continua a leggere

Spagna, aborto e diritti del concepito

aborto spagnaIl governo di Mariano Rajoy in Spagna approva un disegno di legge che adesso passerà al Parlamento per l’approvazione definitiva. Si tratta della “Legge di Protezione dei Diritti del Concepito e della Donna Incinta” che modifica in profondità la riforma voluta da Zapatero, “Legge sulla Salute Sessuale e Riproduttiva e sull’Interruzione Volontaria della Gravidanza”.

Dalla Spagna all’Italia si riapre il dibattito, in verità mai concluso, sull’aborto e sulle modalità più efficaci di contrastare questa piaga sociale. Perché una cosa deve essere chiara a tutti: nessuno è favorevole all’aborto; il contrasto è tra Continua a leggere

Pro Life, quale vita?

Periodicamente il movimento “pro-life” manifesta la propria opposizione all’aborto e alla legislazione che regola l’interruzione volontaria della gravidanza. Dalla rappresentazione data si potrebbe pensare che qualcuno sia contrario alla vita o che la pratica dell’aborto sia iniziata con le leggi che regolamentano il ricorso alla interruzione volontaria di gravidanza. Ridurre il problema a uno schema di opposti schieramenti è una banalizzazione inaccettabile. Non esiste qualcuno che è favorevole all’aborto; altri sono gli interrogativi da porsi. Regolare per legge l’interruzione volontaria di gravidanza è o non è opportuno? Come contrastare efficacemente le gravidanze indesiderate? Come gestire l’evento indesiderato?

A prescindere dal proprio personale convincimento, la vita della madre non è sullo stesso piano di quella del nascituro. Partiamo da una situazione immediatamente percepibile per comprendere il problema sul piano etico e sociale.

Se si considera ammissibile l’aborto in caso di pericolo di vita per la madre, ne consegue che la vita della madre non è sullo stesso piano di quella del nascituro; le due vite e i diritti dei due soggetti sono posti su livelli diversi di tutele. Continua a leggere