Meglio una legge impoverita che nessuna legge. Non ci sono dubbi, senza però nascondersi la portata politica di quanto avvenuto intorno al ddl Cirinnà che dal “non cambia” è diventato cancellato e sostituito dal testo Renzi-Alfano.
Ci fu un’epoca in cui in un Parlamento dominato dalla DC furono approvate leggi su divorzio, nuovo codice di famiglia e interruzione volontaria della gravidanza. La grande determinazione dei Radicali (fino al 1976 nemmeno presenti in parlamento) consentì la mobilitazione del Paese e di tutte le forze politiche.
Grandi confronti e dibattiti.
Colpisce, invece, adesso la miseria del dibattito politico.
Si è discusso a lungo di utero in affitto, di legittimazione e incentivazione all’utero in affitto, di disgregazione della famiglia fondata sul matrimonio, di necessità di prevedere il reato di utero in affitto… Si è discusso moltissimo, spesso di sciocchezze e falsità. E’ stato dato credito ad affermazioni prive di fondamento logico, culturale e giuridico.
L’utero in affitto è diventato, surrettiziamente e strumentalmente, la nuova frontiera di una battaglia di civiltà. Strano, giacché si tratta di pratica in uso da molti anni. A ricorrervi sono dall’80% al 93%, secondo le diverse stime, coppie eterosessuali; è reato dal lontano 2004. Si tratta di un reato che, se commesso all’estero, è sostanzialmente non perseguibile in Italia perché la pena prevista è inferiore a 3 anni (vedere art. 9 cp); così volle chi ha scritto e difeso la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita.
Da quando esiste la legge che punisce la maternità surrogata, mai nessuna incriminazione per il ricorso all’utero in affitto all’estero e nessuno si è curato di applicare la legge per contrastare “Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza (…) la surrogazione di maternità” pur avendo sulla carta previsto “la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro” (art 12, comma 6, L. 40/2004). Infatti, in Italia circolano le offerte commerciali delle cliniche in cui si può ricorrere alla gravidanza surrogata (http://www.uteroinaffitto.com/servizicosti/) e persino i servizi offerti da studi legali (http://www.maternitasurrogata.info/contatti). Però, da quando c’è la proposta di allargare alle coppie omosessuali la possibilità di richiedere l’adozione del figliastro, previsione che esiste per le coppie eterosessuali dal 1983, tutti hanno scoperto l’orripilante pratica dell’utero in affitto. Continua a leggere