Percepisco poca soddisfazione per Italicum, la nuova proposta di riforma della legge elettorale, molti di coloro che manifestano moderata soddisfazione affermano che in ogni caso si tratta del miglior compromesso possibile. E’ veramente così?
Raggiungere un compromesso significa che ciascuno rinuncia a qualcosa in nome d un obiettivo apprezzabile, un interesse superiore.
Vediamo cosa prevede Italicum per comprendere quali sarebbero nel caso gli obiettivi raggiunti.
Italicum è una proposta di legge elettorale di tipo proporzionale con eventuale attribuzione di un premio di maggioranza.
Il Paese è suddiviso in circoscrizioni a loro volta divise in collegi plurinominali (per il Senato le circoscrizioni corrispondono alle regioni); a ciascun collegio è assegnato un numero di seggi variabile da 3 a 6.
Ogni lista presenta in un collegio un numero di candidati variabile dalla metà dei seggi messi in palio nel collegio fino al massimo della totalità dei seggi assegnati al collegio. Lo stesso candidato non può essere presente in più collegi.
Le candidature presentate in ciascuna circoscrizione devono essere in parti uguali ripartite tra i due sessi e in ciascun collegio non possono esserci più di due candidati consecutivi del medesimo sesso.
Le liste possono essere alleate in coalizioni.
Il voto è dato alla lista; non è prevista la preferenza. Si tratta quindi di liste bloccate con l’indicazione dei nomi dei candidati.
L’assegnazione dei seggi avviene su base nazionale sia per la Camera sia per il Senato: i voti validi raccolti i ogni collegio sono sommati a livello nazionale e così si determina la cifra elettorale di ciascuna lista e di ciascuna coalizione.
A questo punto si individuano:
- Le coalizioni di liste che abbiano raggiunto almeno il 12% dei voti validi e che contengano almeno una lista che abbia raggiunto il 5% dei voti validi
- Le singole liste non collegate che hanno raggiunto almeno l’8% dei voti validi
Si procede quindi al riparto dei seggi sulla base delle cifre nazionali raggiunte verificando se una lista o una coalizione ha raggiunto almeno il 35% dei voti validi sul totale nazionale.
La lista o la coalizione che prende più voti validi raggiungendo o superando il 35%, ma non tanti voti da raggiungere autonomamente una percentuale pari alla cifra elettorale raggiunta aumentata di 18 punti percentuali, riceve in premio un numero di seggi per arrivare al totale di 340 su 617 (vale a dire il 55% dei seggi messi in palio escludendo la circoscrizione estero).
Assegnati i 340 seggi alla lista o coalizione arrivata prima e che ha raggiunto o superato il 35% dei voti validi, si procede alla distribuzione dei seggi rimanenti alle altre liste e coalizioni. E’ previsto il recupero dei seggi sulla base dei maggiori resti.
Chi raggiunge autonomamente i 340 seggi non riceve alcun premio. Chi superando il 35% grazie al premio di maggioranza dovesse superare i 340 seggi è riportato a questa consistenza.
Nel caso nessuna lista o coalizione raggiunga il 35% dopo due settimane si va al ballottaggio tra le due liste o coalizioni che hanno conseguito il maggior numero di voti validi.
Nel caso di ballottaggio chi prende più voti si aggiudica 327 seggi e i restanti 290 sono ripartiti proporzionalmente tra tutte le altre liste che hanno superato le soglie di sbarramento.
Le regole per il Senato sono le stesse ma il premio è assegnato a chi prende più voti raggiungendo almeno il 35% al fine di portarlo al totale di 169 seggi (sul totale di 308); in caso di ballottaggio per il Senato saranno assegnati 163 seggi a chi prende più voti e i restanti 145 alle altre formazioni. Anche per il senato l’assegnazione del premio è sulla base dei voti validi raccolti a livello nazionale.
Le liste presentate nei collegi devono essere sottoscritte da almeno 1500 e da non più di 2000 elettori iscritti nelle liste elettorali dei comuni compresi nel collegio (peri lSenato bastano da 1000 a 1500 sottoscrizioni).
Questa in sintesi la proposta di nuova legge elettorale. Per valutarla nei suoi aspetti più significativi è bene ricordare quanto deciso dalla Corte Costituzionale con la sentenza 1/2014; ne scrivo diffusamente in La Consulta e il porcellum
In sintesi, la Corte Costituzionale ha affermato l’illegittimità costituzionale
A) del premio di maggioranza dato senza aver raggiunto una soglia di voti, sia per la Camera sia per il Senato, e in misura irragionevole “posto che determina una compressione della funzione rappresentativa dell’assemblea, nonché dell’eguale diritto di voto, eccessiva e tale da produrre un’alterazione profonda della composizione della rappresentanza democratica, sulla quale si fonda l’intera architettura dell’ordinamento costituzionale vigente”
B) della privazione del diritto di determinare la composizione del Parlamento attraverso la scelta dei candidati che sono scelti dai partiti e da questi imposti agli elettori sicché le norme censurate dalla Corte “coartano la libertà di scelta degli elettori nell’elezione dei propri rappresentanti in Parlamento”.
Governabilità e rappresentatività nel nome di Italicum
Riguardo alla governabilità Italicum fa a prima vista un bel passo in avanti. Nel confermare l’impianto proporzionale del Porcellum, con forte correttivo del premio di maggioranza, elimina la ripartizione del premio su base regionale al Senato, riducendo il rischio di maggioranza disomogenee tra le due camere. Riduce il rischio ma non lo elimina perché il rischio è implicito nella scelta costituzionale di due assemblee con identici poteri ma elette da corpi elettorali differenti.
Gli aventi diritto al voto per la Camera sono 7,3milioni in più rispetto al Senato con una composizione differente per età anagrafica tale da determinare differenze di voto considerevoli.
Stante il nostro sistema basato su bicameralismo perfetto, anche Italicum non potrà garantire la governabilità ed evitare il rischio di maggioranze differenti tra le due camere ma con il premio previsto per chi arriva primo raggiungendo almeno il 35% “determina una compressione della funzione rappresentativa dell’assemblea”.
Sarebbe più ragionevole, a questo punto, prevedere il ballottaggio se nessuno al 1° turno si aggiudica la maggioranza assoluta; almeno al 2° turno ci sarebbe l’effettiva scelta dell’elettore tra due ipotesi di maggioranza e non tra una molteplicità di opzioni come si verifica al 1° turno.
La rappresentatività è ancor più gravemente compressa dal momento che al premio per la maggiore minoranza si affianca un sistema di soglie di sbarramento che in modo illogico discriminano tra chi corre da solo e chi corre in coalizione. Per la coalizione è sufficiente aggiudicarsi il 12% e che almeno una lista della coalizione raggiunga il 5%; chi corre da solo deve raggiungere l’8%. Inevitabile che ci sarebbe la corsa a formare coalizioni non su basi programmatiche ma
a) per conquistare il 35% e quindi il premio
b) ridurre il rischio di essere estromessi dal Parlamento.
Come si comporteranno Sinistra Ecologia Libertà, Scelta Civica, la Lega, Fratelli d’Italia, la Destra, l’Unione di Centro, Futuro e Libertà… e tutte le altre formazioni?
Nasceranno coalizioni ammucchiate; tutti saranno graditi per cercare di arrivare primi e in ogni caso al 35% anche perché nel caso si andasse al ballottaggio con coalizioni ammucchiate si scatenerà la peggiore giaculatoria declamatoria in grado di attizzare tutte le tifoserie urlanti ma non certo pensanti… in questo clima è probabile che gli esclusi dal ballottaggio si riversino sul secondo arrivato per “fottere” il primo.
Evidente che la governabilità non è perseguibile con questi metodi elettorali se il nostro sistema rimane un bicameralismo perfetto dove il governo dipende dalla volontà di entrambe le camere e i parlamentari hanno totale libertà di turismo tra i gruppi parlamentari… Le coalizioni di oggi domani potrebbero non esistere più. Come già successo in tutte le ultime legislature dal 1994 a oggi, tranne quella dal 2001 al 2006. Si dissolve la coalizione ma restano i seggi conquistati grazie alla defunta coalizione.
Unico risultato: umiliata e compressa in modo irragionevole la rappresentatività senza conseguire il risultato della governabilità.
Mi sembra ci siano tutti i presupposti per una nuova censura della Corte Costituzionale.
Per inciso, anche la scelta relativa al Senato è a rischio di legittimità costituzionale poiché riduce il vincolo costituzionale (art. 57) a un aspetto formale di determinazione delle circoscrizioni mentre i seggi sarebbero assegnati sulla base della cifra elettorale nazionale.
Sia come sia un premio pari a oltre il 50% dei voti validi effettivamente raccolti non è certamente in linea con la sentenza della Corte Costituzionale.
Scelta degli eletti
Qui Italicum rispetto al Porcellum compie un solo piccolo miglioramento: l’abolizione della possibilità di candidarsi in più circoscrizioni.
Per il resto, l’elettore voterà una lista dove magari conoscerà i candidati perché sono pochi ma questi saranno scelti dai partiti e imposti all’elettorato in un determinato ordine. Sarà questo ordine, in base ai voti raccolti dalla lista, a determinare l’elezione di deputati e senatori. I partiti si sostituiscono totalmente al corpo elettorale. Gli elettori potranno solo incidere sulla consistenza numerica di ciascun gruppo parlamentare ma non sulla effettiva elezione dei propri rappresentanti. Con questa scelta Italicum è palesemente incostituzionale.
Discriminazioni di genere
C’è chi afferma che Italicum compie un passo avanti nel favorire la presenza femminile nelle assemblee elettive. Mi sembra una affermazione priva di pregio culturale e politico.
Italicum prevede che in una circoscrizione ci debba essere uguale numero di candidati di ciascun sesso e che in ogni collegio non possono esservi più di due candidati consecutivi dello stesso genere. Quindi, per esempio, dopo due uomini deve esserci una donna. Poiché la scelta dei candidati è sempre affidata agli organi di partito, ritengo non abbia alcuna rilevanza che per ogni Razzi maschio ci possa essere una Razzi femmina. Sempre Razzi sono. Conosciamo benissimo con quali criteri è stata assicurata una certa presenza femminile nelle assemblee elettive. Ci fu persino una polemica incresciosa, che personalmente non ho apprezzato, intorno alle “troie parlamentari”, e questo dovrebbe darci la misura che il problema si risolve solo introducendo trasparenza e democraticità nei processi decisionali interni ai partiti e non certo imponendo candidati variati nel genere ma con il rischio che siano sempre supini, servili e obbedienti al potere oligarchico degli apparati di partito. Di nessuna consolazione, dopo aver avuto tanti discutibili maschietti rappresentanti dei partiti, avere il regalino dell’alternanza di genere… sembra veramente di essere al mercato dove abili venditori ti rifilano in ogni caso quel che vogliono. Servono regole certe che permettano di contrastare le discriminazioni di genere e assicurino trasparenza nelle scelte dei partiti.
Presentazione delle liste
Paradossale: dopo tutto quel che è successo intorno alla presentazione delle liste (Piemonte, Lombardia…), Italicum si affida ancora al meccanismo delle firme per la presentazione delle liste. Ovviamente, senza prevedere alcun controllo certo, celere e affidabile sulla legittimità delle liste prima del voto. Un po’ di creatività non guasterebbe.
Conclusioni
Alla luca di tutto ciò, mi sembra di poter serenamente concludere che rispetto alle censure della Corte Costituzionale la proposta Italicum non compie apprezzabili passi in avanti.
Le liste sono bloccate, anche se composte da pochi candidati, e l’elettore non ha possibilità di scelta tra i candidati; l’elettore resta escluso dalla partecipazione alla selezione dei candidati da indicare nelle liste. La selezione dei candidati e la loro collocazione resta prerogativa dei partiti che così si sostituiscono al corpo elettorale. Italicum elimina solo la possibilità delle candidature plurime. La governabilità, se si raggiunge, è al prezzo di alterare profondamente la rappresentatività grazie all’effetto combinato del premio di maggioranza riservato alla maggiore minoranza e le soglie di sbarramento irragionevolmente alte e differenziate tra chi corre da solo e chi corre in coalizione.
La sensazione è che Italicum non persegue la governabilità (che presuppone condivisione di intenti) ma l’ammucchiata per conquistare il potere fine a se stesso.
Se perseguisse la governabilità eliminerebbe le soglie di sbarramento. Infatti, dal momento che c’è un premio di maggioranza è totalmente ininfluente la circostanza di avere una minoranza forte o una frantumazione delle minoranze. Senza soglie di sbarramento, ogni forza politica conserverebbe la propria autonomia, la frantumazione non pregiudicherebbe la governabilità garantita dal premio, l’alleanza con altre forze sarebbe su basi programmatiche per raggiungere anche un solo obiettivo condiviso.
Non ho ancora sentito alcuna spiegazione convincente sulla utilità di queste soglie di sbarramento.
Riguardo al premio, sarebbe sufficiente prevedere il ballottaggio se nessuno raggiunge al primo turno la maggioranza assoluta.
Riguardo alle preferenze, meglio optare per il collegio uninominale e in ogni caso attuare l’art. 49 della Costituzione e quindi approvare una disciplina legale per i partiti che imponga requisiti minimi per l’assunzione delle cariche di partito e criteri democratici e trasparenti nei processi decisionali interni ai partiti, compreso un sistema democratico e partecipato per la scelta dei candidati.
Sono certo che qualora Italicum fosse approvato con queste evidenti aspetti incostituzionalità, Giorgio Napolitano, in qualità di Presidente della Repubblica, non replicherà l’imperdonabile errore del predecessore Carlo Azeglio Ciampi, che fece passare senza battere ciglio il porcellum, palesemente incostituzionale esattamente come al momento è Italicum.
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