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Eziologia del vaffanculismo

italiaPrendo spunto da un articolo di Massimo Giannini “Due paesi troppo lontani” (la Repubblica 12 dicembre 2013). L’articolo è ben scritto e condivido nella sostanza la rappresentazione della realtà offerta da Giannini, mi trovo però in disaccordo sulle premesse che rendono fragile e inconcludente tutta l’articolazione di Giannini, come di gran parte dei commentatori.

Leggo nell’articolo citato “In questo clima velenoso e confuso da piccola Weimer tricolore, vediamo agire due Italie distinte e destinate fatalmente a confliggere. In Parlamento, il luogo in cui la democrazia rappresentativa celebra i suoi riti e il popolo sovrano elegge i suoi rappresentati, il premier delle Intese Ristrette Enrico Letta ottiene la sua seconda fiducia e scommette su un «nuovo inizio» che dovrebbe portarlo senza traumi al traguardo del 2015”.

Ecco, leggo e ho la conferma che i media, che della “rappresentazione” dovrebbero essere protagonisti, sono troppo spesso complici della politica inconcludente. Politica che non è più il luogo della decisione ma il palcoscenico in cui si rappresentano le decisioni prese altrove.

La crisi di rappresentanza è anche crisi di rappresentazione. Un certo modo di confezionare le notizie insieme alla retorica insopportabile di tanti politici rendono impossibile comprendere la dinamica dei fatti e i nessi di causalità.

In Parlamento il luogo in cui la democrazia rappresentativa celebra i suoi riti e il popolo sovrano elegge i suoi rappresentanti...” dove vede Giannini “il popolo sovrano” che “elegge i propri rappresentanti”? Che film sta seguendo? La finiamo di violentare le parole svuotandole del loro significato? Se continuate a turlupinare “il popolo” rischiate di ricevere pietre! Perché se le parole sono pietre allora anche le pietre sono parole. La volete finire di armare eserciti di disperati?

L’articolo prosegue con il racconto delle piazze in cui va in scena “un popolo smarrito senza sovranità e senza rappresentanza“. Appunto. Se il popolo è senza rappresentanza e senza sovranità perché ostinarsi a presentare la realtà come se ci fossero due mondi contrapposti, da una parte i difensori delle istituzioni, della libertà, della democrazia, e dall’altra i facinorosi, incantati dalle sirene della ribellione?

Non è così!

Il secondo mondo, quello disperato che non conosce fiducia e speranza, è il prodotto del primo che è il mandante morale di ogni disperazione, eccesso, violenza che travolge la nostra società.

Il secondo mondo che va in scena nelle piazze è il prodotto del primo perché il primo, il Parlamento, non è il luogo della “democrazia rappresentativa“, non è il luogo in cui “il popolo sovrano elegge i suoi rappresentanti.

Questo modo di rappresentare la realtà suona come pre-masticatura della retorica politica per renderla più digeribile. Così si trasforma la realtà in messinscena. L’immagine della realtà diviene più reale del reale. Si concentra l’attenzione del pubblico, del “popolo sovrano”, sullo spettacolo della vita per distoglierla dalla vita. Sforzi sovrumani perché tutti ogni giorno si occupino della rappresentazione della realtà e non della realtà. Questo è da tempo il compito della politica con il fiancheggiamento dei media. Un mondo in cui si discute dell’ultima dichiarazione cretina di tizio e di caio ma mai dei problemi e delle ipotesi di soluzione. Così, non vi è differenza di linguaggio tra l’incipit di Giannini e le ridicole affermazioni di Letta e Alfano.

A propositi dei Forconi, Enrico Letta e Angelino Alfano parlano di attacco alla democrazia.

Letta: “La rappresentanza oggi è in grande crisi, gli attacchi alla politica in questi giorni sono attacchi alla rappresentanza.”

Alfano: “Comprendiamo il disagio sociale, ma al tempo stesso non abbiamo esitazione nel dire che intendiamo difendere la libertà e la sicurezza dei cittadini. Il governo sa da che parte stare

Autentico capovolgimento della realtà.

Di quale “rappresentanza” parla Letta? Quella nominale e formale che trasforma l’usurpazione della “sovranità popolare” in una “assemblea di rappresentanti di partito? Partiti che non rispettano processi decisionali democratici e sono pertanto semplici associazioni private che si arrogano il diritto di scegliere chi candidare e chi mandare in Parlamento poiché l’elettore può solo marginalmente determinare il numero dei soldatini di cui potrà disporre ogni capo partito dopo il rito elettorale.

Alfano vuole fare l’alfiere della libertà e della sicurezza? Libertà di chi e sicurezza da cosa?

Vorrei sentirmi al sicuro da nuovi atti eversivi dell’ordinamento costituzionale come quello voluto dal Parlamento nel 2005 con l’approvazione del Porcellum e quello del 2006 che ha modificato l’art. 283 del codice penale.

Sinora Alfano non ha ancora dimostrato di comprendere cosa sia la libertà, la democrazia e la legalità; anzi con il suo incostituzionale Lodo del 2008 ha dimostrato di avere le idee ben confuse, ma siamo buoni e pazienti e gli diamo ancora tempo. Abbiamo assistito con Alfano, ministro degli interni, a una parte consistente del Parlamento che ha assediato i Palazzi di Giustizia gridando al colpo di stato per mano di giudici al servizio di una parte politica. Abbiamo il dovere di sapere se questi parlamentari sono degli impostori o se dicono la verità.

Come possiamo guardare al parlamento come al luogo della rappresentanza popolare?

Ogni manifestazione violenta deve essere condannata, ma si può essere violenti anche con il sigillo della legalità. E in questi anni il Parlamento e il Governo sono stati violenti facendo carta straccia della Costituzione e dei diritti dei cittadini.

Gli attacchi di cui sparlano Letta e Alfano non sono rivolti alla democrazia ma al tradimento che chi occupa le Istituzioni perpetua contro la democrazia e contro la Costituzione.

Tre mesi a discutere illegalmente della decadenza di Berlusconi solo perché il regolamento del Senato non è stato modificato alla luce della Legge Severino che attua l’articolo 65 della Costituzione; sette mesi a cianciare di abolizione dell’IMU creando disorientamento e sconcerto nei contribuenti che ormai non sanno più cosa devono fare; il doppio annuncio nel giro di due mesi sull’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti per in realtà modificarlo in modo furbesco ma non certo abolirlo; le chiacchiere intorno alle riforme istituzionali con burleschi saggi e manovre discutibili e piratesche per modificare l’art. 138 della Costituzione; una legge elettorale ancora da modificare… Intanto il paese va a rotoli.

Ebbene, l’attacco non è rivolto alla democrazia e nemmeno all’Istituzione parlamentare ma ai politici che occupano il Parlamento, oltraggiano l’istituzione parlamentare e umiliano le Istituzioni.

Politici che non rappresentano nessuno poiché l’Italia è di fatto e di diritto una oligarchia e non una democrazia.

Prendo atto che molte cose stanno cambiando e c’è qualche buona possibilità perché l’Italia riagganci il treno della legalità e riesca a emergere dal mare di merda che intere generazioni di politici, con la complicità di tante componenti della casse dirigente, hanno rovesciato sul Paese. Ne prendo atto, ci credo, partecipo e sono convinto che esista una parte importante in questo Paese che vuole costruire, ma devo constatare che non è cambiato il linguaggio, la lentezza di azione, la mancanza di coraggio e determinazione.

La pessima abitudine di ricorrere a linguaggio ampolloso, alla vuota retorica, alla politica degli annunci è ancora una triste e nauseante realtà a cui Parlamento e Governo ci condannano.

Non credo minimamente che i Forconi rappresentino una via di uscita, non solo per i metodi ma anche per la povertà della elaborazione politica; però so che se voi che abitate i Palazzi non cambiate passo, ve li portate a casa, i Forconi. Dai tempi di Pasolini e del suo profetico Palazzo l’unica cosa che il cittadino vede è la moltiplicazione dei Palazzi

Iniziamo a definire ogni cosa per quel che è… così contribuiremo a rendere intelligibile la realtà.

Restituiamo dignità alle parole.

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