La legge elettorale è uno strumento indispensabile per il funzionamento di ogni sistema politico basato sulla rappresentanza. Per comprenderne l’efficacia va valutata congiuntamente al sistema costituzionale in cui agisce.
Il nostro sistema è a totale centralità del Parlamento. La legge elettorale è lo strumento attraverso il quale gli elettori concorrono con il voto a determinare la consistenza dei partiti in Parlamento. Concorrono e non determinano: perché i meccanismi legislativi prevedendo il superamento di determinati quorum provocano la dispersione di molti voti. Chi supera i quorum si aggiudica il 100% dei seggi in palio a prescindere da quanti sono gli elettori che esercitano il diritto di voto.
Il nostro sistema non incentiva la partecipazione ma lucra sulla disaffezione: coloro che si disaffezionano alla politica non creano disturbo. Paradossalmente potrebbero votare i solo candidati e si spartirebbero i seggi: abbiamo costruito la moderna oligarchia dei truzzi.
Al tipo ominide dei truzzi appartiene infatti la maggioranza dei soggetti scelti dalle cupole partitiche. Ecco l’altra caratteristica del nostro sistema politico: la selezione del personale politico avviene per mano delle segreterie dei partiti mentre gli elettori sono esclusi sia dalla scelta di chi candidare sia dalla scelta tra i candidati. Se in Parlamento ci sono squallidi personaggi la responsabilità è tutta delle segreterie dei partiti.
I partiti sono delle associazioni private alle quali è stato affidato dalla Costituzione in modo frettoloso e poco avveduto il monopolio della politica. Intorno a un programma o a una simulazione di programma un gruppo ristretto di persone raccoglie un numero di candidati ai quali viene chiesta obbedienza in cambio di benessere e prestigio sociale. Il partito non è sottoposto a procedure democratiche interne che garantiscano trasparenza nei processi decisionali e non deve rendicontare il proprio operato poiché come si dice “se la suona e se la canta” ovvero i partiti si fanno le leggi come più è congeniale ai loro interessi, decidono come e in che misura possono avere accesso a fondi pubblici, come disporne e come disporre della ricchezza prodotta dalla collettività. Il tutto senza alcun freno e controllo in totale arbitrio: un autentico abuso di potere legislativo che si sostanzia in un potere totalitario che riduce la democrazia in una sterile liturgia esteriore. Inoltre, il singolo cittadino non può candidarsi in un collegio se non intruppandosi in un partito o fondandone uno. E, ovviamente, se fallisce nel tentativo di essere eletto non riceverà il becco di un quattrino poiché i finanziamenti ai partiti o i disonesti rimborsi elettorali deliberati dai partiti sono destinati esclusivamente a chi entra in Parlamento: non si tratta quindi di finanziamenti alla politica ma ai partiti.
In questo contesto c’è una sola legge elettorale possibile in grado di scardinare la dittatura dei partiti, la oligarchia partitocratica che si è sostituita al fascismo in perfetta continuità storica poiché ha mantenuto in essere l’ossatura dello stato fascista: il sistema corporativo.
C’è una sola soluzione legislativa che possa riportare i partiti politici alla loro funzione istituzionale, vale a dire essere strumenti organizzativi nelle mani dei cittadini per partecipare alle decisioni politiche del Paese.
Si tratta di una soluzione semplice che non richiede alcuna riforma costituzionale. Eccola.
I seggi in palio per il Parlamento vengono assegnati nella quota corrispondente ai voti validi sul totale degli aventi diritto e in modo direttamente proporzionale ai voti da ciascun partito raccolti. Il resto dei seggi corrispondente alla quota degli astenuti e dei voti non validi sarà assegnato per sorteggio tra tutti i cittadini che godono dei diritti di elettorato passivo, esclusi ovviamente i candidati.
Con un sistema simile i partiti si darebbero da fare per ottenere il consenso degli elettori mentre adesso sono completamente disinteressati al numero crescente dei disaffezionati.
E la governabilità?
Compito degli eletti. Come compito degli eletti è trovare in questo contesto attuale il modo per assicurare il governo al Paese poiché questa è la funzione costituzionale del Parlamento: eleggere il potere esecutivo e legiferare. Ovviamente, i parlamentari non saranno pagati se non adempiono il loro compito: dare vita a un governo. Chi non lavora non deve essere pagato.
Che ne pensa Grillo e il M5S di questa proposta?
Sfido i costituzionalisti e i politologi a trovare una soluzione più efficiente e coerente con l’attuale Costituzione italiana. Potremo avere qualche instabilità di governo, alla quale siamo ampiamente abituati da tutta la storia post-fascista, ma ci libereremo da una classe dirigente inquietante, inconcludente, arraffona, volgare, criminale.
Condivido in parte quanto scrivi, non tutto perchè non mi è chiaro il concetto della quota degli astenuti e dei voti non validi sarà assegnato per sorteggio tra tutti i cittadini che godono dei diritti di elettorato passivo. Mi sembra di capire e sicuramente sbaglierò che l’eletto con questa quota non appartenga a nessun schieramento politico che si è presentato?
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Hai compreso perfettamente. I seggi assegnati per sorteggio vanno a cittadini indipendenti. gli obiettivi principali sono due.
Il primo motivare i partiti a interpretare la domanda politica che viene dal basso.
Il secondo restituire il potere ai cittadini perche’ il Parlamento torni a essere il luogo in cui si parla, si decde e si legifera.
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