Dal 1994 viviamo l’illusione di essere in un sistema maggioritario in cui dalle urne esce una maggioranza che governa. Si tratta appunto di una illusione che non si è mai trasformata in realtà. A partire dal pessimo mattarellum, che ripristinava i rapporti di forza tra partiti all’interno delle coalizioni e accentuava la litigiosità interna, per arrivare al nobel della cretineria, il porcellum, il nostro sistema elettorale fa schifo e fa a pugni con le norme costituzionali.
Anche il mattarellum era complesso e contorto tra uninominale, proporzionale, liste civetta, scorpori… In ogni caso la nostra governabilità ruota intorno alle prerogative del Capo dello Stato, fissate dalla Costituzione, e alla centralità del Parlamento per la caduta e la nascita di un Governo. Di governo in governo siamo giunti a queste elezioni con qualcuno che cerca ancora la “coalizione vincente”, che evidentemente tanto sperava che ci fosse per non doversi confrontare subito con la responsabilità del fare. Ma non è così.
Dal voto può uscire una coalizione vincente come può non uscire: le due eventualità per la Costituzione, ed evidentemente anche per il legislatore, sono assolutamente sullo stesso piano e la maggioranza va trovata in Parlamento.
C’è una maggioranza PD+PDL che potrebbe esprimere un governo ma non potrebbe fare nulla di serio; c’è una maggioranza PD+M5S che potrebbe trovare un accordo su pochi punti essenziali per aiutare il Paese a uscire da questa situazione che ormai è insostenibile.
Per un movimento che pone tra i punti fondamentali del proprio programma “l’insegnamento della Costituzione ed esame obbligatorio per ogni rappresentante pubblico” non dovrebbero esserci incertezze sul ruolo che ogni parlamentare ha nel dare al Paese il miglior governo possibile, giacché non si può stare senza governo.
Da questa tornata elettorale è emersa in tutta la sua potenza quanto sia stata un’illusione la rappresentazione dell’Italia come di un paese bipolare. Ma in questi lunghi anni in cui si è coltivata, in modo insano e improduttivo, l’illusione bipolare è successo che il nostro personale politico ha smarrito la capacità di dialogo e confronto che talvolta qualche buon risultato aveva nei decenni passati portato (faccio fatica a indicare una buona innovativa legge approvata dal 1994 a oggi). Le due armate in questi due decenni si sono fronteggiate senza avere la capacità di risolvere il nodo istituzionale.
Perché il punto è proprio questo: se non esce dal voto una maggioranza già in qualche modo definita spetta a tutti i parlamentari lavorare per trovare una soluzione. Chi si tira fuori non ha compreso la Costituzione.
La democrazia funziona con la regola della maggioranza che si muove e decide in un contesto costituzionale di diritti, norme e regole (non è la “dittatura della maggioranza” come qualcuno sempre tenta di svilirla).
In un sistema parlamentare come il nostro, ogni parte non può arroccarsi sulle proprie posizioni in attesa di avere la maggioranza che gli consenta di governare da sola perché se non ha la maggioranza è perché così si è espressa la volontà popolare. E se “i partiti si sono sostituiti alla volontà popolare”, come leggo nel programma del M5S, occorre che i parlamentari dimostrino di voler onorare la volontà popolare che si esprime con i mezzi dati. Diversamente si fa l’interesse del proprio partito, comunità, club, bocciofila… ma non si è al servizio del Paese.