Maschilisti con le tette

Maschilisti con le tette

Ridurre la lotta alle discriminazioni di genere all’avere la garanzia di un pari numero di candidati per ciascun sesso… è un’offesa alla intelligenza e a quanti, uomini e donne, nei decenni hanno profuso impegno perché alle donne fossero riconosciuti stessi diritti e opportunità degli uomini.

A scegliere chi candidare sono i vertici di Partito; se in Parlamento ci sono discriminazioni nei confronti delle donne ciò è dovuto esclusivamente alle scelte operate dai vertici di partito.

Con questa piccola e insignificante battaglia, ovviamente recepita dal porcello italico, potremo avere più equilibrio numerico tra uomini e donne, ma in ogni caso avremo politici di un solo genere: quello gradito al capo che seleziona.

L’involuzione del femminismo non ha prodotto solo l’ideologia ladylike ma anche il degrado verso la cultura maschilista del potere femminile.

Chi riteneva che le donne in politica avrebbero rappresentato un forte motivo di cambiamento, oggi deve abbandonare ogni illusione.

La gran parte delle donne che fanno politica non vogliono cambiare le regole del potere, non vogliono introdurre meritocrazia e trasparenza per combattere le discriminazioni, non vogliono chiarezza nei processi decisionali che regolano la vita dei partiti, non vogliono trasparenza nelle candidature… a loro basta che per ogni coppia di testicoli ci sia una coppia di tette. E le altre donne?

Maschilismo al femminile

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Se il potere odia le donne

violenzaDa tempo si discute di violenza contro le donne; è stato pure coniato un agghiacciante termine: “femminicidio”. Il termine è vecchio di venti anni ed è giusto che lo si usi perché non si tratta di omicidi ma di persone uccise in quanto donne: un termine che indica un epilogo tragico dell’esercizio del potere maschilista che da sempre legittima la violenza sulle donne. La discriminazione di genere, la (in)cultura sessista necessita per essere contrastata di strumenti giuridici e repressivi ma non può risolversi in essi.

La violenza contro le donne, come ogni forma di discriminazione, affonda le radici in modelli culturali antichi e dominanti sino a ieri.

I profondi mutamenti sociali hanno rivoluzionato il ruolo della donna nella società e mandato in frantumi l’identità maschile imperniata nel ruolo del padre-padrone. Sono saltati i modelli interpersonali, gli uomini (intesi come maschi) sono travolti da una crisi identitaria e… anche le donne non scherzano.

Promuovere una nuova cultura del rispetto e della dignità dovrebbe essere l’esigenza avvertita da tutte le istituzioni, comprese scuola e famiglia.

Educare alla gestione dei conflitti, formare i giovani perché imparino che ci sono sempre soluzioni più efficaci della sberla, sia nel ruolo di partner sia nel ruolo di genitore: il problema è culturale e formativo. Vogliamo dedicare risorse perché le donne si liberino dall’idea che sono destinate a vivere nella paura? Continua a leggere