Sembra essere un destino: bugiardi o incompetenti che si improvvisano costituenti.
E desta anche preoccupazione che la stragrande maggioranza dei giornalisti non si renda conto di ricevere menzogne in risposta alle proprie domande, limitandosi a fare gli amplificatori dei politici.
Avviene così che una giornalista chiede al ministro Fraccaro (M5S) se andrà avanti la proposta di riduzione delle indennità parlamentari e si sente rispondere che “questo, lo sa benissimo, è di competenza dell’ufficio di presidenza della Camera (…); devo rispettare l’autonomia del Presidente della Camera”.
Come dire, vorrei farlo ma non posso.
Niente di più falso, come Fraccaro sa benissimo, e se non lo sa provi a documentarsi prima di parlare.
E’ infatti una legge della Repubblica (Legge 31 ottobre 1965, n. 1261) che affida agli uffici di presidenza delle camere il compito di determinare le indennità dei parlamentari indicando il tetto massimo che non deve essere superato: “che non superino il dodicesimo del trattamento complessivo massimo annuo lordo dei magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di cassazione ed equiparate”.
Sufficiente modificare questa legge per abbassare il tetto o addirittura stabilire direttamente le indennità togliendo questo compito agli uffici di presidenza.
Fraccaro, bugiardo o incompetente? Non lo so, ma certamente inadeguato alla funzione che ricopre.
Quanto al taglio dei parlamentari, Fraccaro emula Renzi e la sua allegra compagnia.
Afferma, infatti, Fraccaro: “Siamo il Paese con il più alto numero dei parlamentari in Europa; noi non stiamo distruggendo la rappresentanza, non la stiamo snaturando, ci adeguiamo alle migliori pratiche”.
E’ veramente così?
Ovviamente il numero dei parlamentari va rapportato alla popolazione.
Noi abbiamo 945 parlamentari elettivi di cui 18 in rappresentanza degli italiani all’estero su una popolazione di circa 60,5 milioni; per essere più precisi abbiamo un deputato ogni 97.900 abitanti e un senatore ogni 195.800 abitanti.
In Francia abbiamo 577 deputati e 346 senatori; totale 923 su una popolazione di circa 67 milioni; quindi, un rapporto più alto tra abitanti e deputati e più basso tra abitanti e senatori (1 senatore per 193.650 abitanti e un deputato per 116.100 abitanti. Per avere lo stesso rapporto della Francia dovremmo ridurre i deputati a 521 e aumentare un po’ i senatori. Se tagliamo 230 deputati e 115 senatori non ci adeguiamo alle migliori pratiche ma semplicemente alimentiamo la demagogia e l’antipolitica perché il numero dei parlamentari va sempre visto in relazione alla capacità effettiva di rappresentanza e al funzionamento del sistema istituzionale.
Se l’obiettivo è la riduzione dei costi della politica, la prima strada da seguire è intervenire per modificare le leggi ordinarie e, come abbiamo visto, per raggiungere questo risultato basta modificare una parola della legge per la determinazione dell’indennità spettante ai membri del Parlamento, checché ne dica Fraccaro.
Torniamo al numero dei parlamentari. Dopo aver fatto il confronto tra Italia e Francia, andiamo in Spagna.
Abbiamo in Spagna 350 deputati e 266 senatori con una popolazione di 46,5 milioni di abitanti. Un deputato ogni 132.860 abitanti; un senatore ogni 174.810 abitanti. Anche qui, rispetto all’Italia, abbiamo meno deputati e più senatori. Se tagliassimo 230 deputati e 115 senatori andremmo nettamente sotto il rapporto spagnolo. Per essere ai livelli spagnoli dovremmo avere 455 deputati (55 in più rispetto a quanti ne prevede la riforma) e 346 senatori (146 in più rispetto a quanto previsto dalla riforma e persino 31 in più rispetto al numero attuale di senatori).
Andiamo in Germania. Qui occorre una precisazione: la Germania è una Repubblica federale e ogni Stato della federazione ha un proprio parlamento; la Baviera ha 205 deputati per circa 13 milioni di abitanti (un deputato ogni 63.410 abitanti); la Sassonia con 4 milioni di abitanti ha 132 parlamentari. Nonostante ciò il Bundestag (equivalente alla nostra Camera) è composta da 709 deputati (numero variabile) mentre il Bundesrat è composto da 69 membri.
Il confronto con l’Italia non è agevole ma considerando che si tratta di un parlamento federale stupisce che ci siano 709 deputati, vale a dire un deputato ogni 116.780 abitanti, giacché ogni Stato ha un proprio parlamento con un alto livello di rappresentanza.
In definitiva, su cosa si basa l’affermazione che riducendo il nostro numero di parlamentari saremmo allineati con i più virtuosi?
I dati dimostrano che è una affermazione infondata e la prospettata riduzione non servirebbe a riallinearci con gli altri Paesi ma a essere sottorappresentati rispetto agli altri popoli europei.
Spiace osservare che oggi coloro che vogliono modificare la Costituzione utilizzano gli stessi argomenti FALSI utilizzati da chi sosteneva la riforma Renzi-Boschi. Anche loro affermavano che la riduzione dei parlamentari era un riallineamento con quanto avviene in altri Paesi europei.
Se l’unica strada per contenere il costo della politica è ridurre il numero dei parlamentari, andiamo incontro alla abolizione del Parlamento! A cosa serve il Parlamento se vogliamo pure il vincolo di mandato e non accettiamo il dissenso?
Quanto vale votare i partiti e il voto di ogni capo politico varrà in base ai centesimi ottenuti alle votazioni, come si fa nell’assemblea degli azionisti.
Con questi argomenti si alimenta l’antipolitica, la demagogia.
Io voglio più politici; voglio scegliere chi mi deve rappresentare; voglio trasparenza nei processi decisionali interni ai partiti, nell’affidamento degli incarichi, nella selezione dei candidati.
E per questi obiettivi non mi serve ridurre il numero dei parlamentari.