La difficoltà nel formare un nuovo governo è la conferma dei limiti della nostra Costituzione. Continuare a ignorarli, fingendo che tutto dipenda da una pessima legge elettorale, significa condannare a lungo l’Italia alla inconcludenza politica, alla corruzione, al certo declino.
L’attuale realtà politica è resa possibile dalla nostra Costituzione, o perché espressamente prevista o perché non impedisce che possa verificarsi. In sintesi:
- Il Parlamento è centrale nel nostro sistema istituzionale
- Il Parlamento è suddiviso in due Camere perfettamente identiche nei poteri ma elette da differenti corpi elettorali e costituite con differenti sistemi di assegnazione dei seggi
- Ogni Parlamentare rappresenta il Popolo ma non esiste alcun collegamento tra voto ed eletto
- L’elettore vota il Partito e non il candidato
- Il candidato al Parlamento deve intrupparsi in un Partito, che è una associazione privata
- I Partiti non sono soggetti a trasparenza nella gestione e alla democraticità dei processi decisionali
- Il Popolo è escluso dalla selezione dei candidati e dalla scelta tra i candidati
- Il Popolo mediante il voto concorre a determinare i rapporti di forza tra i Partiti politici
- Al Parlamento compete la nascita del Governo
- Il Governo potrebbe non nascere mai o nascere sulle peggiori condizioni di accordo tra i Partiti
- Una minoranza parlamentare può tenere in ostaggio l’intero Parlamento o consentire la nascita di un governo su basi e interessi inconfessabili
- La Costituzione non si pone il problema della governabilità
- La Costituzione non si pone il problema dell’effettiva rappresentatività parlamentare
- La costituzione non specifica in cosa consista la tanto evocata sovranità popolare.
In definitiva, la Costituzione ha in sé tutti i germi che hanno consentito la degenerazione della promettente, sulla carta, democrazia nata dall’antifascismo e dalla Resistenza in una oligarchia partitocratica.