“Il tintinnare le manette in faccia a uno che viene interrogato da qualche collaboratore è un sistema abietto, perché è di offesa. Anche l’imputato di imputazioni peggiori ha diritto al rispetto”, Oscar Luigi Scalfaro, 1997.
Aggiungo che non mi piace il suono delle manette, soprattutto in politica. E’ sempre una sconfitta perché la giustizia penale arriva sempre dopo, a cose avvenute, ovviamente.
Significa che tutti i passaggi precedenti sono saltati o non ci sono proprio. Significa che il sistema non ha anticorpi.
Non c’è nulla da gioire.
Messo in carcere un politico, arriveranno le sue riserve che si attrezzeranno per delinquere meglio se non si arriverà a una nuova governance basata su trasparenza nei processi decisionali e nei sistemi di controllo democratico.
Riflettete su cosa è stato fatto negli anni per evitare che si ripetesse quanto già avvenuto, osservate quanto è stato fatto per evitare che la giustizia penale fosse l’unico baluardo per la legalità della politica e comprenderete perché siamo a un livello che al confronto Tangentopoli era il mondo dei puri e casti.
Se la rilevanza penale continuerà a essere l’unica unità di misura per valutare la politica avremo decretato la fine della società civile: trionferà la legge del più forte, la cultura camorristica del controllo totalitario del territorio.