Le sgangherate tesi del SI by Violante e Ceccanti

Uno degli argomenti forti degli oltranzisti della riforma targata Boschi è che il bicameralismo perfetto sarebbe il maggiore responsabile dei 63 governi repubblicani in soli 68 anni.

In “Le ragioni del SI”, un lungo intervento fitto di surreali affermazioni, LucianoViolante pone degli interrogativi e ovviamente ci regala le sue risposte: “L’instabilità, dodici governi negli ultimi venti anni, verrà finalmente superata?  (…) Si potranno riattivare forme di partecipazione dei cittadini alle decisioni politiche?
La riforma risponde positivamente a questi interrogativi. Poiché una delle grandi difficoltà delle democrazie occidentali è costituita dalla estraneità dei cittadini alla politica, dovrebbe essere particolarmente sottolineata quella parte della riforma che riconosce il diritto dei cittadini al referendum propositivo e a vedere prese in esame entro un determinato termine le proposte di legge di iniziativa popolare, che oggi finiscono in un cestino. Si tratta di novità che, insieme ad una nuova legge elettorale che non sacrifichi la rappresentanza dei cittadini, potrebbe riattivare il circuito virtuoso tra società e politica.

Violante rafforza il concetto: “le proposte di iniziativa popolare devono essere necessariamente prese in esame dalle Camere

 

Chissà se Violante ha fatto fatica a mettere insieme in poche righe tante inesatte semplificazioni o se gli riesce spontaneo.

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Perché non aboliamo la Corte Costituzionale?

binario-morto_02Proseguono su Italicum le metafore ferroviarie.
L’insistenza su treni e binari, l’infelice nome Italicum (ricorda la strage dell’Italicus) segnalano un chiaro lapsus freudiano: il giudizio espresso non corrisponde all’effettiva valutazione.

Torniamo al  treno delle riforme e ai binari segnati dalla Corte.
Del treno al momento c’è solo una proposta di riforma elettorale. Se i tempi sono realmente maturi per le riforme, come ci ripetono con stanco entusiasmo, perché non iniziano dal superamento del bicameralismo perfetto? Riforma attesa da quando è nata la Repubblica e prima causa della difficile governabilità.

Torniamo ai trenini… tanto cari a politici, giornalisti e costituzionalisti.
Mi adatto a loro e quindi proseguo la metafora ferroviaria, ma vi informo subito che il fantomatico treno in realtà sta deragliando dai binari indicati dalla Corte.
Giunti a questo punto mi chiedo perché non aboliscano la Corte Costituzionale, tanto nei fatti la ignorano senza alcun riguardo.

Questa volta a offrirmi lo spunto per queste riflessioni è Andrea Manzella, docente e costituzionalista nonché più volte parlamentare, che su la Repubblica del 31 gennaio 2014 pubblica l’articolo “L’Italicum viaggia sui binari della Corte”. Continua a leggere

Tintinnio di manette

Il tintinnare le manette in faccia a uno che viene interrogato da qualche collaboratore è un sistema abietto, perché è di offesa. Anche l’imputato di imputazioni peggiori ha diritto al rispetto”, Oscar Luigi Scalfaro, 1997.

Aggiungo che non mi piace il suono delle manette, soprattutto in politica. E’ sempre una sconfitta perché la giustizia penale arriva sempre dopo, a cose avvenute, ovviamente.

Significa che tutti i passaggi precedenti sono saltati o non ci sono proprio. Significa che il sistema non ha anticorpi.

Non c’è nulla da gioire.

Messo in carcere un politico, arriveranno le sue riserve che si attrezzeranno per delinquere meglio se non si arriverà a una nuova governance basata su trasparenza nei processi decisionali e nei sistemi di controllo democratico.

Riflettete su cosa è stato fatto negli anni per evitare che si ripetesse quanto già avvenuto, osservate quanto è stato fatto per evitare che la giustizia penale fosse l’unico baluardo per la legalità della politica e comprenderete perché siamo a un livello che al confronto Tangentopoli era il mondo dei puri e casti.

Se la rilevanza penale continuerà a essere l’unica unità di misura per valutare la politica avremo decretato la fine della società civile: trionferà la legge del più forte, la cultura camorristica del controllo totalitario del territorio.