Berlusconi propone la flat tax al 23% con impegno a ridurla; Salvini addirittura rilancia con una flat tax al 15%. Entrambi prevedono un’area di NO Tax e detrazioni per i redditi inferiori.
Afferma Berlusconi: “Abbiamo calcolato che con la flat tax il primo anno ci saranno entrate minori dell’erario per 30 o 40 miliardi, ma andiamo a recuperare tra gli 87 e i 130 miliardi, quindi calcoliamo che entreranno almeno 40 miliardi di tasse in più derivanti dalla non evasione e dalla non elusione”.
Sono cifre al vento, prive di qualsiasi fondamento.
Se analizziamo i dati correnti (fonte Ministero dell’Economia e delle Finanze, dichiarazioni 2016 su redditi 2015, http://www1.finanze.gov.it/finanze2/analisi_stat/index.php?tree=2016) scopriamo che circa 10 milioni di contribuenti hanno un’imposta pari a zero: sono contribuenti con livelli reddituali talmente bassi da essere esonerati o che godono di detrazioni che azzerano l’imposta lorda. Questi contribuenti non sarebbero toccati dall’introduzione della flat tax che invece riguarderebbe 30,9 milioni, il 76% dei contribuenti.
La flat tax al 23%, pari all’aliquota più bassa oggi in vigore, avrebbe però un impatto solo su 22,2 milioni di contribuenti su questi 30,9 milioni, vale a dire su coloro che presentano un reddito superiore a 15 mila euro perché già adesso fino a questo importo si applica l’aliquota del 23% di Irpef.
Quindi, nel 2015 i contribuenti con un reddito superiore a 15 mila euro erano 22,2 milioni e 2,1 milioni di questi dichiaravano più di 50 mila euro. I contribuenti che superano la prima aliquota pagano il 27% sui redditi tra i 15.000 e i 28.000 euro, il 38% sui redditi tra i 28.001 e i 55.000 euro, il 41% sui redditi tra i 55.001 e i 75.000 euro e del 43% sui redditi oltre i 75 mila euro.
E’ su questi contribuenti con un reddito Irpef superiore a 15 mila euro che grava l’87% dell’Irpef, pari a 187 miliardi su un totale di 214 miliardi di imposta lorda.
Se questi contribuenti pagassero il 23% avremmo una perdita di gettito fiscale pari indicativamente a 40-45 miliardi.
Come potremmo recuperare queste somme dall’elusione e dall’evasione fiscale?
Una parte dell’evasione e dell’elusione oggi è motivata dal tentativo di pagare aliquote più basse o per assoggettare alle aliquote più alte la minor quota possibile di reddito. Domani questi contribuenti con la flat tax comunque pagherebbero di meno quindi non avremmo alcun vantaggio. Mi spiego se oggi un contribuente guadagna 130.000 euro e con l’evasione ne dichiara 100.000, versa complessivamente 32.370 euro di Irpef; domani anche se dichiarasse tutti i 130.000 euro effettivamente guadagnati, ne pagherebbe 29.900 quindi in ogni caso sensibilmente di meno di quanto paga adesso pur evadendo. Se l’ha fatta franca dichiarando 100.000 e non 130.000, perché dovrebbe convertirsi all’onestà sino all’ultimo euro? Probabile che ridurrà l’area di evasione o che qualche contribuente si convertirà e qualcuno persisterà… morale della favola, non avremmo alcun beneficio sul gettito fiscale anche perché aumentando il dichiarato desterebbe i sospetti del fisco sulle dichiarazioni degli anni precedenti.
Ci sono poi gli evasori totali i quali già adesso scelgono di essere invisibili al fisco e scelgono di non dichiarare alcunché; perché dovrebbero cambiare atteggiamento? Non cambierebbe assolutamente nulla per chi oggi ha fatto la scelta di essere evasore totale.
E’ altamente probabile che solo una minima quota di questa evasione totale emerga sul totale stimato di 200-230 miliardi di euro che sfuggono al fisco.
Anche se dovesse emergere una quota significativa mai con la flat tax potremmo recuperare le cifre iperboliche indicate da Berlusconi: 87 – 130 miliardi rappresentano dal 40 al 60% dell’evasione stimata; come fai a recuperare una tale cifra con la flat tax al 23%?
Il bilancio ottimistico della scellerata proposta berlusconiana è una perdita secca di almeno 15 miliardi di gettito fiscale, che immancabilmente aumenterebbe nella versione salviniana.
La verità è che la flat tax può andare bene in un Paese che esce da un sistema di economia statale e si affaccia al libero mercato, a un Paese che si trova nel passaggio da una economia povera e devastata, come poteva essere l’Italia del dopoguerra, a una economia industrializzata, in un Paese che esce da una fase traumatica in cui la macchina statale è allo sbando, come la Russia al crollo dell’Unione Sovietica… ma non in un Paese come l’Italia di oggi con una elusione e evasione fiscale ormai consolidate, in un sistema economico di tipo avanzato, pur con mille criticità, con una economia sommersa in gran parte legata alla criminalità organizzata e non solo a semplici comportamenti da furbetti.