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La Governabilità: il problema che non c’è

Il problema della governabilità non esiste. Chi afferma il contrario dimostra

- incompetenza nel gestire e commentare gli eventi politici

- ignoranza della Costituzione

- dissociazione tra realtà e immaginazione

Negli ultimi anni tanti politicazzi, con la complicità di tanto pessimo giornalismo, hanno raccontato il film che gli italiani eleggono il premier e il potere esecutivo. Si tratta di un FILM. La realtà è diversa.

La realtà prevede che l’elettore con il voto concorre a eleggere il Parlamento nell’ambito delle previsioni costituzionali e della legge elettorale.

I Partiti scelgono le persone da mettere in lista. Gli elettori votano i Partiti. In base al voto e ai meccanismi elettorali si costituisce il nuovo Parlamento. Il Popolo italiano ha eletto il nuovo Parlamento. Risultano elette 4 squadre che, per semplificare, fanno riferimento a Bersani, Berlusconi, Grillo, Monti. Ciascuno di questi signori ha un numero variabile di “soldatini” da loro scelti (e non dagli elettori).

A questi 4 signori spetta il compito per Costituzione di trovare un minimo comun denominatore, un terreno comune su cui far convergere la maggioranza del Parlamento per eleggere un esecutivo. Se non riescono, significa che sono inadeguati al ruolo per il quale si sono candidati. Si ritirino a vita privata, tolgano il disturbo. Sono infatti le formazioni politiche che prospettano al Presidente della Repubblica le possibili soluzioni per dare al paese un Governo.

Questa è la realtà. Non esiste quindi il problema della governabilità ma, nel caso, può esistere il problema della inadeguatezza delle persone che si sono auto-candidate al governo del Paese.

Nascondersi dietro un supposto problema di governabilità significa affermare l’impossibilità di procedere democraticamente alla formazione di un Governo poiché non esiste un risultato elettorato sbagliato, inidoneo o inefficace. D’altra parte, attribuire la responsabilità alla legge elettorale è solo un alibi. Non c’è dubbio che questa legge elettorale amplifica il rischio di diverse maggioranze tra una camera e l’altra ma è anche vero che, pur essendo questi rischi da sempre chiarissimi, questa legge è stata voluta nel 2005, utilizzata nel 2006, nel 2008 e adesso nel 2013. Questa legge elettorale è uno strumento costruito-voluto-mantenuto dai legislatori che si candidano al governo del Paese; come ogni strumento non è responsabile di nulla limitandosi a realizzare uno scenario tra i tanti possibili il cui assortimento è stato voluto dai legislatori. Se la legge elettorale consente che si formino maggioranze differenti tra le due Camere significa che questa evenienza è perfettamente coerente con le previsioni della Costituzione che difatti prevede due Camere (originariamente erano con differente previsione di durata) perfettamente identiche nei poteri, la possibilità di sciogliere una sola camera, differenti corpi elettorali e differenti meccanismi di assegnazione dei seggi tra una camera e l’altra. Se dagli anni ’50 del secolo scorso si insegue un meccanismo in grado di favorire la “governabilità” ma senza metter mano all’architettura costituzionale, che rimane pur sempre una democrazia parlamentare a geometria bicamerale, significa che è stato voluto prima dai Costituenti e poi dai Legislatori che fosse proprio il Parlamento, ovvero i rappresentanti dei partiti, a dare vita a un esecutivo senza trasferire questo potere direttamente al Popolo. Spetta al Parlamento il compito di trovare una soluzione per il “governo“, con i numeri e la geografia politica che il voto e la legge elettorale determinano. Per Costituzione e per volontà esplicita dei Costituenti spetta ai parlamentari trovare la soluzione che c’è sempre, all’unica condizione che le parti in causa siano disposte ciascuna a rinunciare a qualcosa.

La soluzione di andare a nuove elezioni sarebbe una palese violazione della volontà popolare che già si è espressa e non si comprende perché dovrebbe cambiare idea. Nessuno potrebbe escludere che nel rimescolamento del voto scaturisca una fotografia perfettamente identica a quella attuale. Nuove elezioni non sarebbero la soluzione ma la negazione del problema: politicazzi inadeguati. Nuove elezioni hanno senso solo se ci diamo il tempo necessario per formare nuove squadre politiche, nuovi programmi, nuovi candidati… e preferibilmente una nuova legge elettorale. Intanto che si fa?

I Partiti e i loro rappresentanti non scarichino la responsabilità sull’elettorato. Se gli attuali allenatori delle squadre si sentono inadeguati si facciano da parte e lascino spazio ad altri giocatori. Poiché l’allenatore che ha preso il maggior numero di voti è Bersani, ritengo corretto che sia lui a fare la prima mossa.

Spetta a Bersani e a Vendola decidere che politicazzi vogliono essere: “cazzo! Che politici!” o “che politici del cazzo!”; tra questi due estremi scegliete dove collocarvi. Scegliete, ma fate in fretta tenendo ben presente che i cosiddetti “grillinihanno trasformato il giusto e ampiamente motivato disgusto per la pessima politica e la pessima gestione della res publica in impegno per cambiare e rinnovare non distruggendo lo Stato ma “facendosi Stato”.

Il centro-sinistra ha uno spazio formidabile unico e storicamente mai verificatosi di essere il motore del cambiamento radicale e della trasformazione da “promessa di democrazia” a “democrazia compiuta”. Per essere il motore dovrà avere il coraggio di fare, rompendo le resistenze interne e valorizzando le nuove energie, soprattutto quelle esterne al Partito ma interne al nuovo Parlamento. Bersani dovrebbe onorare il voto degli italiani accompagnando il cambiamento fortemente chiesto con la ritirata dall’occupazione partitocratica della società civile, promuovendo una politica leggera, meno invasiva e meno costosa, riportando i diritti in primo piano, promuovendo il rinnovamento della classe dirigente e la valorizzazione delle nuove energie politiche.

Lo spazio di manovra è enorme, la strada tutta decisamente in discesa. Avete davanti a voi un’occasione ghiotta per rinnovare il Paese in poche semplici mosse. Questo risultato elettorale paradossalmente è la più grande vittoria che il centro-sinistra potesse raccogliere per essere il perno del cambiamento partecipativo. Bersani, Vendola, siate coraggiosi non fate i coglioni.

Mettetevi a disposizione del M5Stelle per insieme cambiare il Paese.

Meno posti occuperete più sarete forti, più sarete i controllori del traffico più tutto scorrerà fluido e veloce.

One thought on “La Governabilità: il problema che non c’è

  1. Pingback: Caro Bersani | macosamidicimai

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