22 settembre: day of fertile stupidity

Ci mancava solo questa: la giornata della fertilità.

Ci ha pensato Lorenzin, ministra della salute, a colmare questo vuoto indicando il 22 settembre come fertility day.

Direi che la stupidità è sempre più fertile, per l’idea in sé e per il modo di presentarla.

Vediamo i messaggi di questa inutile campagna.

 

Pensando a chi ha problemi di fertilità, direi che lo slogan è un tantino urticante.
Per una donna la maggiore fertilità – quando c’è – è in giovanissima età. Il periodo migliore – dal punto di vista biologico – per una donna va dalla pubertà ai 25 anni di età. Sopra i 30 la fertilità femminile ha un degrado inesorabile. A che età sta pensando Lorenzin?
Ha presente il nostro modello formativo e il nostro mercato del lavoro?
Ha presente la struttura dei servizi rivolti alla persona? Che si tratti di bambini, adolescenti, adulti, anziani, vecchi?
Ha idea su quali persone gravino la cura dei piccoli in età prescolare e la cura delle persone non più autosufficienti?
Rifletta su questi aspetti e forse comincerà a comprendere perché le donne non mettono al mondo figli, nonostante gli anni che avanzano.

 

 

Raccogliamo l’invito e non chiediamo alla ministra se dobbiamo darci una mossa sotto i cavoli … ma che dobbiamo fare il 22 settembre? Prendere un giorno di ferie e che ci dò che ci dò? Ha pensato la ministra a quali sono le ragioni del perché tanti non si decidono a mettere al mondo figli?

 

 

 

La Costituzione, articoli 29 – 30 e 31, tutela la maternità, anche quella incosciente e irresponsabile.

La politica ha fatto ben poco sino a oggi per educare alla sessualità responsabile.

Il bambino nato da genitori incoscienti e irresponsabili ha diritto a ogni tutela possibile da parte dello Stato. Ministra, ci risparmi queste banalità!

 

 

 

 

E’ un invito a non disperdere gli spermatozoi?

Si sa, perché possano svolgere il loro compito devono essere rilasciati in un certo posticino … e solo lì …

O l’obiettivo è una campagna salutista?

Non mi sembra molto efficace, considerato che il fumo è certamente tra le cause di ipofertilità maschile, ma non più di quanto lo sia l’alcol, lo stress, l’inquinamento, l’obesità… e, considerando che il consumo di tabacco è in calo mentre tutto gli altri problemi sono in crescita… trovo bizzarro il riferimento al solo fumo, se l’intento è preservare la fertilità

 

Quanto giovani? Ci rendiamo conto della stupidità intrinseca di questo messaggio?

Fare un figlio non significa essere creativi!

Creare e creatività hanno stessa origine etimologica ma significato profondamente diverso. Nessuno è creativo perché procrea… infatti, la mamma dei cretini è sempre incinta!

 

 

 

 

Come l’acqua? Abbiamo visto che fine avete fatto fare all’acqua bene comune!

 

 

 

 

 

 

Detto ciò, passiamo alle cose serie. Continua a leggere

L’alleanza alfarenziana mutila l’alfabeto dei diritti

Meglio una legge impoverita che nessuna legge. Non ci sono dubbi, senza però nascondersi la portata politica di quanto avvenuto intorno al ddl Cirinnà che dal “non cambia” è diventato cancellato e sostituito dal testo Renzi-Alfano.

Ci fu un’epoca in cui in un Parlamento dominato dalla DC furono approvate leggi su divorzio, nuovo codice di famiglia e interruzione volontaria della gravidanza. La grande determinazione dei Radicali (fino al 1976 nemmeno presenti in parlamento) consentì la mobilitazione del Paese e di tutte le forze politiche.
Grandi confronti e dibattiti.

Colpisce, invece, adesso la miseria del dibattito politico.

Si è discusso a lungo di utero in affitto, di legittimazione e incentivazione all’utero in affitto, di disgregazione della famiglia fondata sul matrimonio, di necessità di prevedere il reato di utero in affitto… Si è discusso moltissimo, spesso di sciocchezze e falsità. E’ stato dato credito ad affermazioni prive di fondamento logico, culturale e giuridico.

L’utero in affitto è diventato, surrettiziamente e strumentalmente, la nuova frontiera di una battaglia di civiltà. Strano, giacché si tratta di pratica in uso da molti anni. A ricorrervi sono dall’80% al 93%, secondo le diverse stime, coppie eterosessuali; è reato dal lontano 2004. Si tratta di un reato che, se commesso all’estero, è sostanzialmente non perseguibile in Italia perché la pena prevista è inferiore a 3 anni (vedere art. 9 cp); così volle chi ha scritto e difeso la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita.

Da quando esiste la legge che punisce la maternità surrogata, mai nessuna incriminazione per il ricorso all’utero in affitto all’estero e nessuno si è curato di applicare la legge per contrastare “Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza (…) la surrogazione di maternità” pur avendo sulla carta previsto “la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro” (art 12, comma 6, L. 40/2004). Infatti, in Italia circolano le offerte commerciali delle cliniche in cui si può ricorrere alla gravidanza surrogata (http://www.uteroinaffitto.com/servizicosti/) e persino i servizi offerti da studi legali (http://www.maternitasurrogata.info/contatti). Però, da quando c’è la proposta di allargare alle coppie omosessuali la possibilità di richiedere l’adozione del figliastro, previsione che esiste per le coppie eterosessuali dal 1983, tutti hanno scoperto l’orripilante pratica dell’utero in affitto. Continua a leggere

Lorenzin, incarico riconfermato

lorenzin-4@bealorenzin
Il ministro Beatrice Lorenzin è stata riconfermata alla guida del delicato ministero della Salute.
Evidentemente i suoi ultimi dieci mesi trascorsi alla guida del ministero sono stati valutati positivamente anche dal nuovo Presidente del Consiglio entrante, Matteo Renzi.
Non possiamo che esserne tutti contenti, anche perché la prima nomina della Lorenzin era stata accompagnata da molte polemiche e ironie soprattutto per il suo curriculum, ritenuto da tanti poco idoneo per un incarico di governo così importante.

Da sempre la sanità è sotto i riflettori per i frequenti interventi della magistratura a causa della gestione non proprio cristallina, dei consueti movimenti tangentizi, ma anche per i numerosi casi di malasanità.

Il costo della siringa, che varia dalla Sicilia alle Alpi in modo incomprensibile, è il più classico degli esempi a cui ricorrono tutte le forze politiche per sottolineare l’esigenza di trasparenza amministrativa e gestione oculata, perché se le risorse sono gestite male a farne le spese sono i cittadini e la loro salute.

Il ministero della salute è il faro a cui guardano tutte le Regioni che hanno la quasi totale responsabilità del sistema sanitario, ma occorre non dimenticare che il nostro è un sistema nazionale e ogni cittadino ha il diritto alla salute e alle cure mediche.

Bello sapere che Lorenzin ha intrapreso una meritoria azione politica di gestione del ministero e che questa azione merita di essere proseguita. Sarebbe bello che la politica e il sistema informativo ci documentasse i successi di questo giovane ministro, così anche noi cittadini avremmo qualche motivo per nutrire la nostra vacillante fiducia nelle Istituzioni. D’altra parte è il ministro stesso che ha recentemente dichiarato “Sono io che ringrazio Visto, perché noi abbiamo un grave problema di comunicazione nell’ambito dell’informazione scientifica e sanitaria”; concordo, e aggiungo che c’è anche un problema di comunicazione politica e non si comprende perché un ministro è confermato e un altro, penso a Bonino o Carrozza, è destituito.

Bene.
Giacché la Lorenzin è capace e si parla tanto di spending review, segnalo un ambito di intervento che potrebbe offrire beneficio ai cittadini, ridurre i costi e aumentare la produttività.
Magari il ministro potrà valutarlo insieme a Carlo Cottarelli che, a quanto si dice, è pronto per la presentazione del rapporto sulla spending review.

Non mi riferisco ai soldi spesi dalla Presidenza del Consiglio, circa 6 milioni, per le politiche di contrasto alla droga. Non si comprende, infatti, perché la Presidenza del Consiglio disponga di fondi per intervenire in un campo che è di specifica competenza di un Ministero. La spending review dovrebbe iniziare da questi piccoli interventi di razionalizzazione della spesa per i quali basta una brava massaia e non serve un commissario straordinario del calibro di Cottarelli, e certamente non è di queste cose banali che si occuperà il rapporto tanto atteso.

Ecco, la questione semplice e specifica.

Voi tutti sapete che se un cittadino, su consiglio del proprio medico di base, ha la necessità di effettuare delle analisi mediche, con la prescrizione sanitaria si reca alla ASL o in una centro di analisi convenzionato. Paga il ticket, aspetta e quando finalmente arriva il suo turno effettua l’analisi. Quindi, torna dopo un paio di giorni al centro per ritirare l’esito degli esami e infine si reca dal proprio medico. Aspetta pazientemente il proprio turno; finalmente il medico legge gli esami e decide come procedere.

Non sarebbe più semplice trasmettere gli esami in formato elettronico al medico?

Risparmieremmo tanto tempo, magari utile per lavorare e produrre. Si risparmierebbe carburante; non è poca la popolazione che non vive in grandi centri e deve fare parecchi chilometri per andare in un centro analisi e poi dal proprio medico.

Pensate. Il medico riceve sul proprio computer le analisi dei pazienti le analizza e comunica a ogni paziente cosa fare. Potrebbe limitarsi a compilare una ricetta per iniziare o proseguire una cura, o ritenere utile convocare il paziente per illustrargli la situazione e proporgli altri accertamenti… valuterà cosa è necessario fare senza bisogno che il paziente faccia da fattorino tra il centro analisi e lo studio medico e senza una inutile attesa dal medico per sentirsi dire… bene proseguiamo con la cura, oppure tutto a posto ci vediamo tra un anno…

E’ molto difficile avviare una riforma di questo tipo?

Quanto ci permetterebbe di risparmiare in termini di tempo, permessi dal lavoro e di guadagnare in termini di efficienza e serenità?