Il 14 dicembre sapremo se i 474mila iscritti della Spd (i socialdemocratici tedeschi) approveranno gli accordi che i dirigenti di partito hanno siglato con Angela Merkel.
Da noi l’11 dicembre ci sarà il passaggio parlamentare con voto di fiducia al governo di Enrico Letta.
Bella differenza.
Lì si approva o si boccia la Grande Coalizione e precise proposte politiche; qui i rappresentanti di partiti, sfiduciati e incapaci di rinnovarsi, prima “fiduciano” la Larghe Intese, poi le sfaldano senza sfiduciarle, infine un passaggio parlamentare con voto di fiducia terrà a battesimo la nuova maggioranza di governo, frazione della vecchia, che ha già incassato un voto di fiducia: nascerà la Nuova Grande Intesa?
Crisi dei partiti, ovunque non solo in Italia.
Crisi della rappresentanza ma anche della rappresentazione.
Rimettere al centro gli iscritti, ridare forza alla partecipazione.
Certamente un rischio per la democrazia rappresentativa ma corre un rischio maggiore se si consolidano i rapporti oligarchici di potere.
Sostanziare la rappresentanza e la sovranità.
Siamo ben lontani da ciò, anche se a sinistra le primarie sono già una realtà, a destra nemmeno questo.
Primarie però troppo giocate sulle personalità più o meno talentuose, invece di privilegiare i contenuti.
In Italia mi sembra che l’unico che abbia, in questa fase politica e storica, posto al centro il problema del partito e del ruolo che deve avere in una moderna democrazia sia Fabrizio Barca, che ha scelto di puntare su Giuseppe Civati. E al contempo si tiene fuori dalla gara per la leadership del partito forse proprio perché ha chiaro che occorre andare oltre le primarie.
In democrazia non c’è mai una strada obbligata.
Il referendum Spd ha proprio questo significato.
Noi abbiamo scelto questa strada ma altre possono essere scelte: decidete voi se seguirci su questa strada o se volete che ne esploriamo altre.
Fiducia, responsabilità, sovranità.
Inutile nascondersi che il tema mette in discussione il principio costituzionale della libertà di movimento di ogni parlamentare “senza vincolo di mandato” ma se si continua a parlare di governo scelto dagli elettori bisognerà pur porsi questo problema. Diversamente, smettiamola di raccontarci un film che non esiste perché noi elettori oggi contribuiamo a formare il Parlamento che poi deve provvedere alla scelta dell’Esecutivo: con questo assetto costituzionale inutile porsi l’obiettivo della governabilità agendo sulla legge elettorale. Anche se il risultato fosse raggiunto sarebbe solo un fatto casuale, tecnico ma non sostanziale, come ampiamente dimostrato da governo Dini, D’Alema, Amato, Monti…
Ho molte perplessità sul percorso deciso per la scelta del segretario PD e non mi convince il confronto tra i candidati, troppo piegato sulle persone e poco sulla elaborazione di contenuti e scelte condivise. Mi sembra che manchi nei bravi candidati la necessaria capacità si sintesi tra le diverse sensibilità.
Non mi convince nemmeno l’allargamento a coloro che non sono iscritti. OK dichiarano di votare PD che per definizione significa “aver votato PD“… cosa di poco valore da tanti punti di vista compresa l’ampia sovrapposizione tra elettori PD e SEL alle ultime elezioni politiche.
Perché non rimettere al centro iscritti e simpatizzanti?
In questa fase sento più vicino alla mia lettura Fabrizio Barca e Giuseppe Civati ma è solo l’inizio di un percorso…