L’Unione Europea è la più grande realizzazione politica dell’uomo dalla nascita degli Stati Uniti d’America ma, a differenza di quest’ultima, è una creatura mal raccontata e rappresentata.
Presidenti, Sovrani e Ministri, e i media in generale, poco hanno fatto per raccontare a noi cittadini europei il valore dei Trattati siglati e recepiti dai parlamenti nazionali. Così, se un cinese o uno statunitense ci chiedesse: “europeo?“, probabilmente la maggioranza di noi risponderebbe incerto “yes…no…maybe!”
Dovremmo distinguere tra l’incapacità di coloro che dovrebbero realizzare l’Unione europea, dando corpo ai Trattati siglati, e quanto scritto nei Trattati stessi.
Quando parliamo di Europa, a tanti viene il mal di pancia e il pensiero va immediatamente alla BCE, all’euro, alla tirannia monetaria. L’ultimo preso di mira da tanti critici e dubbiosi è il Trattato di Lisbona da più parti accusato di fare carta straccia delle Costituzioni nazionali.
Il trattato di Lisbona modifica i due documenti fondamentali dell’UE: il Trattato sull’Unione europea e il Trattato che istituisce la Comunità europea. Quest’ultimo è adesso denominato “Trattato sul funzionamento dell’Unione europea”.
L’articolo 3 del Trattato sull’Unione recita al comma 3: “L’Unione instaura un mercato interno. Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente. Essa promuove il progresso scientifico e tecnologico. L’Unione combatte l’esclusione sociale e le discriminazioni e promuove la giustizia e la protezione sociali, la parità tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti del minore. Essa promuove la coesione economica, sociale e territoriale, e la solidarietà tra gli Stati membri. Essa rispetta la ricchezza della sua diversità culturale e linguistica e vigila sulla salvaguardia e sullo sviluppo del patrimonio culturale europeo.”
Deve essere una prerogativa del n 3 perché anche l’art. 3 della nostra Costituzione è forse l’articolo più bello e più trascurato: “Compito della Repubblica è rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Piena occupazione, coesione, solidarietà, sviluppo sostenibile… belle parole ma poi su tutto prevale il rigore contabile, la BCE…si è portati a pensare. Non è così.
Se andiamo all’articolo 127 del Trattato sul Funzionamento scopriamo che “L’obiettivo principale del Sistema europeo di banche centrali, in appresso denominato “SEBC”, è il mantenimento della stabilità dei prezzi. Fatto salvo l’obiettivo della stabilità dei prezzi, il SEBC sostiene le politiche economiche generali nell’Unione al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell’Unione definiti nell’articolo 3 del trattato sull’Unione europea. Il SEBC agisce in conformità del principio di un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza, favorendo una efficace allocazione delle risorse e rispettando i principi di cui all’articolo 119.”
La politica monetaria deve contribuire a realizzare quanto affermato nell’articolo 3 del Trattato. Ma allora perché ci sembra di vivere in una dittatura della BCE e del Dio Unico Monetario denominato Euro?
Per comprenderlo dobbiamo parlare di politica o meglio del deficit politico che esprime la classe dirigente europea. Il problema dei problemi è la mancanza di un governo europeo eletto dai popoli europei. Non c’è un potere politico reale che sia al di sopra del potere nazionale di ciascun Paese dell’Unione. Ne consegue che prevalgono gli interessi nazionali o addirittura elettorali sugli interessi dei popoli europei. I governi nazionali dei Paesi europei e i partiti tradizionali temono il populismo montante ovunque. Reagiscono alla paura coccolando pregiudizi nazionalisti, coltivando i timori per le “radici cristiane” e culturali, esagerando sul tema sicurezza, facendo in genere leva sui diffusi mal di pancia come fossero dovuti alla matrigna Europa. In questo modo, in una perfetta eterogenesi dei fini, rafforzano l’idea anti-europea perché prendono provvedimenti deboli e inefficaci, un po’ all’insegna della conservazione e un po’ proiettati in avanti; un po’ europei e un po’ piegati sugli interessi nazionali. Tutto è annacquato nella pericolosa palude dell’essere Europa e contemporaneamente dimostrare di non esserlo. Invece di dimostrare che proprio grazie agli strumenti europei e alla forza dell’essere Europa si contrasta il disagio economico e sociale, invece di accelerare verso l’unificazione politica dell’Europa… frenano pensando così di tenere a bada i populismi e i nazionalisti. E il nazionalismo populista prospera.
Ogni volta che in un Paese dell’Unione si avvicinano le elezioni inizia la gara per mostrarsi difensori degli interessi nazionali, corteggiare l’elettorato di riferimento dei movimenti populisti, nazionalisti, reazionari, anti-europei o semplicemente anti-euro.
In Europa, dopo la crisi di liquidità, dopo la crisi di solvibilità o insieme a queste dobbiamo affrontare la crisi di stupidità: la più pericolosa tipologia di crisi.
Ciascun Paese sa perfettamente che ha bisogno del resto dell’Europa, ma tutto è meglio piuttosto che esporsi con coraggio per il cambiamento e per realizzare l’unione politica dell’Europa. Se questo obiettivo non si comincia a realizzare sarà bene che tutti insieme si decida di tornare indietro. Elaborare progetti per realizzare il “sogno europeo” significa esporsi al fallimento. Meglio far fallire i popoli ma salvare le proprie chiappe è il ragionamento dei mediocri che governano l’Europa.
Assistiamo così a Jens Weidmann, presidente della Banca Centrale Tedesca, la mitica Bundesbank, che presenta un ricorso alla Corte Costituzionale per denunciare la violazione del Trattato da parte della BCE presieduta da Draghi. La BCE avrebbe sconfinato rispetto alle proprie funzioni ma il documento con il quale si denuncia ciò è inconsistente sul piano tecnico, economico e giuridico. Insignificante aria fritta. Perché? Probabilmente per gettare fumo negli occhi agli elettori e contrastare l’attesa crescita di “Alternativa per la Germania” il partito anti-euro. In altre parole, rispondono alle panzane populiste con altre panzane.
E l’Europa non fa un passo avanti nel processo di unificazione.
Ogni debolezza di un Paese dell’Unione sarà sempre un’occasione d’oro per gli speculatori, che sinora hanno incassato un premio che prevaleva sul rischio di default. In ogni caso, è un fatto che il Trattato non prevede procedure per uscire dall’Euro quindi la BCE deve, in mancanza di soluzioni politiche, trovare strumenti tecnici per impedire che forti tensioni sui mercati del debito sovrano portino a innalzamenti dei tassi di interesse tali da impedire alle banche e alle imprese di finanziarsi a condizioni economicamente sostenibili; una tale situazione accelererebbe la spirale recessiva del Paese interessato, fino all’eventuale default. La BCE deve scongiurare il rischio che una eventualità simile si verifichi, proprio in considerazione dei poteri conferiti dai Trattati alla BCE.
Quel che appare come uno strapotere della banca centrale è in realtà la conseguenza di un forte deficit di potere politico.
Il Trattato di Lisbona è una fonte di diritti e di speranza nel futuro per tutti i popoli europei.
Il problema non risiede nell’euro, nella BCE o UE ma nella mediocrità e mancanza di coraggio della classe dirigente europea che non riesce a pensare e progettare in termini di unione politica europea avendo come traguardo gli Stati Uniti d’Europa.
Poiché se non è lo Stato a battere la moneta è la moneta che batte lo Stato, o l’Europa imbocca con coraggio la strada dell’unificazione politica o è meglio darsi da fare per ritornare velocemente tutti insieme alle vecchie care valute nazionali.
Signori, abbiamo scherzato: entrino la Lira, il Franco, il Marco… Squillino le trombe!
vorrei aggiungere in merito al populismo che noi italiani stiamo pagando un pesantissimo prezzo grazie al ritardo di 20 anni del recepimento delle normative europee. Che si materializzano in multe. Qualcuno invece di reclamare la responsabilità civile dei giudici dovrebbe reclamare la responsabilità civile dell’azione di governo, ma questa è pura fantasia.
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Tocchi un tema importante.
Tanti indicano l’Europa come la cattiva matrigna responsabile di ogni problema ma guarda caso quando ci sono diritti violati è dall’Europa che arriva non solo la sanzione ma soprattutto l’indicazione e l’incitamento a fare per risolvere i problemi.
Ragionare su come introdurre l’abuso di potere legislativo e la responsabilità del legislatore e del governo non è affatto una fantasia.
La questione è delicatissima ma da sempre attuale.
Una sola riflessione in velocità.
Contro le decisioni della Corte Costituzionale non è ammessa alcuna impugnazione ma si è già verificato che la Corte abbia affermato l’incostituzionalità di una previsione di legge dando indicazioni al legislatore ma il legislatore non ha provveduto.
Nel caso in cui il legislatore non faccia quanto di sua competenza non abbiamo alcuno strumento per intervenire: questa è la realtà inaccettabile.
L’esempio più evidente del comportamento “criminale” del Parlamento è riguardo al sistema televisivo: per decenni il Parlamento ha ignorato tutte le sentenze della Corte.
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