Il pluralismo televisivo

TV_colorNel 1990 il Parlamento con la legge Mammì avrebbe dovuto risolvere il problema esploso con la nascita delle televisioni private, adempiere le sentenze della Corte Costituzionale che ne sancivano la legittimità, riconsiderare il controllo parlamentare sul servizio pubblico, procedere al riordino delle frequenze. Non raggiunse nessuno di questi obiettivi poiché quella legge (la 223 del 6 agosto 1990) si limitò a fotografare l’esistente: il passaggio dal monopolio Rai al duopolio Rai-Mediaset.

Nel 1994 interviene la Corte Costituzionale che con sentenza n. 420 censura la legge Mammì affermando che riconoscere a un solo soggetto la possibilità di gestire 3 reti private sulle 9 allora previste lede i principi costituzionali sull’informazione e il pluralismo. Continua a leggere

TV, stampa e Potere Politico

TV_BNIn Italia la TV nasce sotto il controllo del governo e vi rimane sino al 1975. Esisteva solo il monopolio di Stato. Dal ’75 il controllo sulla TV passa dal governo al parlamento. Il Tesoro (oggi il Ministero dell’Economia e delle Finanza) in qualità di azionista ha il suo peso. La riforma del ’75, voluta fortemente dal PCI, fu sbandierata come una vittoria del pluralismo. Nei fatti fu un perfezionamento della lottizzazione con l’allargamento del potere di controllo a un nuovo soggetto: il PCI che utilizzò quel potere non per scardinare la lottizzazione ma per entrare nel sistema dalla sala dei bottoni.

Il sistema rimase ingessato e tutti gli imprenditori che tentarono di scalfire quel monopolio televisivo fallirono (Agnelli, Rizzoli, Rusconi): non per incapacità, ma per compromesso politico. I loro interessi erano fortemente legati alla partitocrazia: preferirono quindi non entrare in rotta di collisione con il sistema politico incentrato sulla DC, che tentava di mantenere se stessa al potere, e sul PCI, che tentava di essere ammesso alla gestione del potere centrale in alleanza con la DC. In questo scenario, che Giorgio Galli definì “bipartitismo imperfetto”, s’inserirono Craxi e Berlusconi, che nel politico socialista trovò un referente autorevole.

Ha inizio una nuova stagione delle televisioni private (e per le radio private) ma anche una lunghissima e complessa vicenda giudiziaria che chiamò più volte la Corte Costituzionale a dirimere la matassa.

La Corte Costituzionale sancì il diritto di esistere della TV privata e poiché mancavano norme di riferimento e di regolamento della pluralità di mercato, la TV privata crebbe senza regole ma con un obiettivo preciso: arrivare a un peso di dimensioni pari a quelle della TV pubblica, intuizione o ambizione che mancò ai precedenti imprenditori della TV privata. Solo così, infatti, avrebbe potuto competere sul mercato pubblicitario basato sull’offerta a pacchetto proposta dalla SIPRA, concessionaria pubblicitaria della TV di Stato e della stampa di partito cui assicurava ricchi minimi garantiti  (in sostanza forme di finanziamento ai partiti). Continua a leggere

Archiviare Berlusconi

imagesCAXOTEBNA rendere possibile l’ascesa di Berlusconi fu una legge elettorale (il mattarellum) e il sistema televisivo duo-polistico: entrambi prodotti della partitocrazia. Il duopolio televisivo fu voluto dalla partitocrazia pur di non mollare il controllo totale sulla RAI-TV. I sopravvissuti a tangentopoli illusero gli italiani che si apriva una nuova era, la seconda repubblica, per virtù della sola legge elettorale che lasciava immutato il sistema politico consociativo che, con la lottizzazione e la spartizione sistematica, aveva reso possibile il dilagare della corruzione e del malaffare.

La legge elettorale offrì a uno sveglio come mister B. l’opportunità di fare una duplice alleanza mettendo insieme l’inconciliabile: al nord la Lega con Forza Italia e con la diaspora di una parte di socialisti, democristiani e storici alleati laici; al sud Forza Italia e il MSI-AN. Le seconde file dei sopravvissuti a tangentopoli, con la loro gioiosa macchina da guerra, non avevano pensato a un’ipotesi simile. E rimasero con le pive nel sacco. Poi dovettero arrangiarsi a mettere insieme un’armata Brancaleone per conquistare il potere. Ci riuscirono, nel 1996, e con 3 Presidenti del Consiglio ressero pure per 5 anni (ci riuscirono perché l’alleanza del 1994 non si poté ricostituire nel ’96 per l’indisponibilità della Lega, giusto per non dimenticare). I vincitori del ’96 si guardarono bene dal toccare e risolvere una sola delle tante questioni che indicavano come vulnus per la democrazia; evidentemente, preferirono salvare il sistema partitocratico anche se questo comportava il rischio di riconsegnare il Paese nelle mani del demone mister B. Continua a leggere

Grazie, Berlusconi!

inciucio4Berlusconi rappresenta quel che la politica non dovrebbe essere.

Nel giorno in cui i due storici blocchi politici scendono in piazza per convergenti finalità, desidero ringraziare Berlusconi perché ha reso evidenti i problemi dell’Italia.

Si manifesta per sostenere l’ineleggibilità di Berlusconi e probabilmente l’apposita giunta parlamentare dovrà occuparsi di questo tema. Peccato che il tema esista dal 1994, la tesi della ineleggibilità sia stata respinta e le leggi di cui si reclama l’applicazione esistano da molto tempo, 1957. Se si arrivasse a una conclusione diversa rispetto al passato, sarebbe in ogni caso una sconfitta del diritto che non dovrebbe essere subordinato agli equilibri politici. Chi ha a cuore lo Stato di diritto dovrebbe interrogarsi sulla efficacia e validità dei sistemi di controllo preposti alla verifica dei requisiti per l’eleggibilità: non sarebbe più corretto affidare questi compiti a un organo terzo al Parlamento ed estraneo alle forze politiche?

Berlusconi rende tutto chiaro e intelligibile, purché si voglia vedere e comprendere. Gli Italiani sembra non vogliano vedere e comprendere. Continua a leggere