Siamo alla Terza Guerra Mondiale?

Leggo l’editoriale di Lucia Annunziata dal titolo perentorio: Prendere atto della Terza Guerra Mondiale

Trovo che sia una interpretazione degli eventi riduttiva, arbitraria, forse un tantino faziosa.

Il terrorismo non è un insieme di “eventi occasionali”: gli atti terroristici sono interni a un piano – spesso velleitario – per modificare violentemente la realtà sociale e istituzionale di un Paese. Il piano talvolta è sconclusionato, pretesto ideologico per sublimare tendenze psicopatiche… ma sempre si percepiscono gli atti terroristici come un attentato al potere costituito, a un ordinamento sociale. Fu così anche con le Brigate Rosse: incapaci di criticare e combattere in modo civile il sistema capitalistico, ricorsero al terrorismo come critica psicopatica a un sistema economico-sociale. Alla base, l’idea ancestrale che si possa disporre della vita altrui. Si tratta di una idea presente in gran parte delle civiltà, compresa la nostra.

Arbitrario affermare che l’11 settembre sia l’inizio della “Terza guerra mondiale”. Perché, per il numero delle vittime?
Poi, siamo così sicuri che si tratti di un attacco islamico ai principi fondanti della democrazia europea?
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Alfano, l’eversore

Alfano2Leggo sui giornali di oggi 10 gennaio 2014 queste parole attribuite a Alfano, segretario del NCD nonché ministro dell’Interno: «Se propongono il matrimonio gay, ce ne andiamo un attimo prima a gambe levate e denunciandolo all’opinione pubblica».
Così Angelino Alfano rivolgendosi al PD.

Se queste parole sono effettivamente state pronunciate da Alfano saremmo di fronte a un ennesimo eversore dell’ordinamento costituzionale mascherato da moderato.
Alfano, se ritiene di avere il diritto di inibire un potere dello Stato con minacce di crisi di governo, si pone fuori da questa Repubblica, dalla Costituzione, dalla cultura democratica e liberale.

Alfano ha il diritto di essere contrario ai matrimoni gay, ma non ha il diritto di inibire il diritto di  proporre iniziative di legge che la Costituzione riconosce a ciascun parlamentare.

Il potere legislativo compete al Parlamento e ogni parlamentare può prendere iniziative legislative.

Il Parlamento non ha un ruolo notarile delle decisioni governative.

Il Parlamento ha il dovere di intervenire su ogni iniziativa ritenuta utile dai parlamentari, nel rispetto del regolamento interno a ciascuna Camera.

Nessuno può permettersi di limitare la legittima attività politica di un partito o di un gruppo parlamentare o di un singolo parlamentare in nome degli accordi di governo.

L’intesa di governo si basa su determinate azioni e iniziative; questo non significa che ciascun parlamentare, pur sostenendo il governo, non possa autonomamente prendere iniziative legislative su qualsiasi materia e soprattutto su quelle materie che non sono all’ordine del giorno del governo.

Diversamente, se dovessimo accettare e prendere in considerazione le risibili e deliranti affermazioni attribuite a Alfano, potremmo procedere all’abolizione del Parlamento, trasferendo il potere legislativo all’Esecutivo.

Altro che moderato, se quanto riportato dai quotidiani di oggi risponde al vero, Alfano è un eversore dell’ordinamento costituzionale, totalmente estraneo alla cultura democratica e liberale. Aldilà della questione di merito, essere favorevoli o contrari al matrimonio tra persone dello stesso sesso, in gioco è proprio il rispetto delle regole del nostro sistema costituzionale basato su primato e autonomia del Parlamento rispetto al potere esecutivo.

Il PD ha il dovere di presentare non uno ma svariati progetti di legge per allargare anche alle coppie gay l’istituto matrimoniale. Alfano prenda pure le sue decisioni e l’opinione pubblica comprenderà benissimo che non è possibile riformare e rilanciare questo Paese se ciascuno pensa di avere un potere di interdizione, un diritto di veto che da decenni ci ha portato a sprofondare in questa palude politica e istituzionale.

I Presidenti di Camera e Senato non hanno nulla da dire?

Francesco non va alla guerra!

francescoPapa Francesco lancia un appello “Mai più la guerra!”. Invita tutta la Chiesa a una giornata di preghiera per la pace in Siria, Medio Oriente e nel mondo intero. Ci ricorda che la violenza chiama violenza. Belle appassionate parole condivise da quasi tutti noi, compresi coloro che alla guerra pensano.

La Siria, dopo mezzo secolo di stato di emergenza, è in una situazione di crescente drammaticità da ormai 30 mesi. Cosa è stato fatto dalla comunità internazionale in tutto questo interminabile tempo? Quasi nulla. Le solite operazioni routinarie in attesa che le grandi potenze del mondo trovino un accordo a loro confacente o qualcuno si convinca di poter forzare la mano.

Non dimentichiamoci che la Siria, oltre a essere membro dell’ONU, è tra i firmatari della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e come  ogni Stato aderente è tenuto al rispetto dello Statuto ONU e degli obblighi che ne derivano.

Quanti, anche tra le autorità politiche, ascoltando papa Francesco hanno pensatosarebbe bello mai più guerra ma purtroppo bisogna andare in guerra per costruire la pace”?

A che servono le belle parole di papa Francesco se la Chiesa Cattolica è tra i maggiori ispiratori della dottrina della “guerra giusta, largamente abusata nei pochi anni di questo terzo millennio già così affollato di guerre. Questo dato culturale e dottrinale non può essere ignorato.

Vorrei che la dottrina della Chiesa sulla guerra, come sulla pena di morte, riflettesse le belle parole di papa Francesco per non offrire alibi etico a quanti pensano alla guerra come a una soluzione inevitabile, senza adoperarsi prima per rendere possibile la pace.

Riprendo quanto previsto dal Catechismo della Chiesa Cattolica al capitolo “La difesa della pace” (http://www.vatican.va/archive/ITA0014/_P80.HTM#5X) .

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