Questo o quello per me pari sono

Ricordate la celebre aria “questa o quella per me pari sono“?

Mi è tornata in mente in questi giorni in cui in tanti dicevano “ah se avessero eletto Rodotà, Imposimato… ancora un democristiano cresciuto nel Palazzo” (ho ingentilito tanti commenti…)

La verità è che nessun Presidente della Repubblica, nelle condizioni date, convincerebbe di più e sbaglieremmo a non avere aprioristica e doverosa assenza di fiducia nei confronti di chiunque altro fosse stato incaricato di svolgere l’incarico di Presidente della Repubblica.

Chiunque fosse stato eletto Presidente (quindi, anche colui che è stato eletto) era destinato ad avere un grave handicap: sarebbe stato eletto da persone che non rappresentano il popolo sovrano poiché “alla totalità dei parlamentari eletti, senza alcuna eccezione, manca il sostegno della indicazione personale dei cittadini” (Corte Costituzionale, sentenza 1/2014).

Se coloro che eleggono il Presidente non hanno la fiducia degli elettori e non li rappresentano allora non c’è nemmeno la fiducia che dai primi passa all’eletto alla presidenza.

 Chi non è investito di un potere non può investire.

Ergo, chiunque fosse stato eletto PdR non avrebbe avuto la fiducia del popolo sovrano e avrebbe dovuto conquistarsela.

Non cadiamo nella trappola che se fosse stato eletto un altro, sarebbe stato meglio: non sarebbe cambiato nulla nella sostanza perché immutate sarebbero state le condizioni di partenza.

Quindi, non ci resta che essere vigili e intransigenti.

Verificare come si muoverà e come (e se) motiverà le sue scelte. Dipenderà anche da noi: non limitiamoci a fare gli spettatori pronti ad alzare il dito. Col dito… digitiamo e cominciamo a scrivere al Presidente perché lui sappia cosa noi ci aspettiamo da lui.

Perché sappia che per il momento è il Presidente dei suoi Elettori, che rappresentano i Partiti, …ma in base a come si comporterà potrebbe divenire il nostro Presidente.

Vorrei tanto poter con fierezza affermare “Questo è il mio Presidente!

Non ho potuto dirlo con Ciampi, che ha fatto passare il porcellum senza battere ciglio.

Non ho potuto dirlo con Napolitano, che ha lasciato che un Governo si dimettesse, senza pretendere un passaggio parlamentare, solo perché una organizzazione extra-parlamentare – la direzione di un partito – così aveva preteso.

Potrò dirlo con il nuovo presidente Mattarella?

Dipende da lui, solo da lui.

Oppure il rischio sarà che ci uniremo a Rigoletto: “Vendetta, tremenda vendetta!

rigoletto

Il Presidente, potere di garanzia?

Sarà lui il prossimo PdR?

Sarà lui il prossimo PdR?

Si dice che il Presidente della Repubblica rappresenti un potere di garanzia del rispetto della Costituzione. Nel giorno delle dimissioni di Napolitano, Eugenio Scalfari scrive che il Presidente rappresenta “la più alta istituzione chiamata a tutelare la Costituzione”.

È davvero così?

Se il Parlamento approvasse una legge incostituzionale in grado di sovvertire il potere costituzionale… che cosa può fare il Presidente della Repubblica?

Può rinviare la legge al Parlamento e con messaggio motivato chiedere delle modifiche; se il Parlamento approva nuovamente la legge, anche senza cambiare una virgola, deve promulgarla pena il rischio di essere incriminato per alto tradimento.

Può il Presidente trovandosi nella ferma convinzione che si tratti di una legge incostituzionale e pericolosa per l’ordinamento repubblicano sollevare presso la Corte Costituzionale conflitto tra poteri dello Stato? Continua a leggere

La scuderia quirinalizia

interrogativoSquillino le trombe, entrino le squadre.
A breve tutti i grandi elettori si riuniranno per l’elezione del Presidente della Repubblica.
I cavalli di razza, le riserve della Repubblica cominciano a scalpitare.

Chi saranno i cavalli in corsa?
Non lo so, ma so che tipo di persona vorrei.

Vorrei una persona dotata di buon equilibrio e senso profondo delle Istituzioni e quindi non  autoreferenziale e cresciuta nei cortili del Palazzo di pasoliniana memoria.

Vorrei una persona sostanzialista e non formalista, e quindi che sappia guardare dentro la Costituzione, senza avere soggezione della prassi.
Maledetta prassi. Laddove c’è una norma scritta la prassi va nel cesso.

Vorrei una persona che difenda alla lettera la Costituzione, senza farsi paladino della sua trasformazione: solo la difesa rigorosa e intransigente della Costituzione sarà da stimolo per riforme profonde, sensate ed efficaci.
Da troppi decenni assistiamo a continui interventi sulla Costituzione, con l’unico risultato di peggiorare le cose (vedi riforma del Titolo V che adesso è da riformare nuovamente).
Da troppi decenni, proprio per una scarsa vigilanza sulla Costituzione, assistiamo al tentativo di affermare un nuovo sistema istituzionale, senza tener conto del quadro costituzionale e del necessario sistema di equilibri e contrappesi.

Così mentre c’è sempre qualcuno pronto a urlare al colpo di stato, al governo non eletto dai cittadini, a sognare un vincitore alla sera delle elezioni…  tutti si dimenticano che il nostro è e rimane un sistema a centralità parlamentare in cui gli elettori votano per rinnovare i rappresentanti delle assemblee parlamentari: per questo votano e solo per questo.

Votano per rinnovare i rappresentanti a cui sarà affidato il potere legislativo e non per nominare un governo, vale a dire il potere esecutivo.

Come vedete non ho grandi pretese. Da quanto scritto, risulta evidente cosa vorrei che non si ripetesse. Continua a leggere

Sentenza clamorosa… urlano gli strilloni

Lo dice la Cassazione…

Come di consueto, a ogni sentenza si scatena la gazzarra dovuta a ignoranza, pessima abitudine di ripetere quel che altri dicono senza alcun approfondimento o verifica, malafede, ovvero disonestà intellettuale, pessimo sistema dell’informazione.

Questa volta a essere stravolta è la sentenza di Cassazione 8878\14 del 4 aprile 2014 le cui motivazioni sono state depositate il 16 aprile.

Scatena le danza il Blog di Beppe Grillo con  La Cassazione: il Parlamento è incostituzionale #Napolitanoacasa e seguono gli eserciti dei discepoli fedeli che sui social network suonano la grancassa, senza ovviamente prendersi la briga di leggere la sentenza. Continua a leggere

Parole in libertà

Parole in libertà. Ho sempre avuto difficoltà a riconoscermi nell’esortazione “Bisogna rispettare le opinioni altrui”. Sin da bambino mi chiedevo “perché dovrei rispettare le opinioni, le idee di Hitler? E dei razzisti che vogliono bianchi da una parte e neri dall’altra?

Crescendo ho maturato una convinzione che ancora mi accompagna: il rispetto è dovuto alla persona e al diritto di ciascuno di pensare e dire quel che crede; nessun rispetto è dovuto per il prodotto della libertà di pensiero e di espressione. In altri termini, è diritto di ciascuno dire quel che crede ed è mio diritto qualificare nel caso come scemata ciò che è stato detto, con il dovere di argomentare e spiegare il giudizio espresso.

Non ho così alcun problema a definire scemata l’affermazione di Grillo e di tanti esponenti del M5S così come le analoghe scemate di Renato Brunetta e di tanti esponenti di FI.

Recentemente hanno affermato che 148 parlamentari sarebbero illegittimi e dovrebbero essere estromessi dalle Camere. Non serve andare molto in là per cogliere quanto siano cretine opinioni di questo genere e quanto sia stupido e servile il sistema dell’informazione che ormai svolge il ruolo del banale reggi microfono. Non serve un sistema giornalistico con tanti quotidiani, TV, radio… per semplicemente tenerci informati sulle cazzate sparate da qualsiasi pirla. Bastano le semplici agenzie di stampa: mi collego all’ANSA o all’ASCA o all’Adnkronos e sono informatissimo sulle dichiarazioni di ogni politico minchione e non, ma prevalgono sempre i cazzoni…

Un po’ di logica non guasterebbe. Se i 148 parlamentari sono illegittimi perché la Corte Costituzionale ha bocciato il premio di maggioranza, allora lo sono anche tutti gli altri perché la stessa Corte ha bocciato la mancanza del voto di preferenza; in altri termini, il cittadino è stato privato del diritto di scegliere il corpo legislativo.

Non solo.

Se sono illegittimi i 148, con chi li sostituiamo? Impossibile procedere alla sostituzione poiché anche i “non eletti” sarebbero non legittimati.

Se seguiamo il ragionamento del duo comico Grillo-Brunetta ne consegue che l’intero parlamento è illegittimo. Attendiamo le dimissioni dei parlamentari del M5S, di Brunetta, che ha smarrito il collegamento con i suoi neuroni, e dei suoi illegittimi commilitoni.

La realtà è che questi parlamentari sono stati eletti con le regole allora in vigore e con quelle regole occorre fare i conti per determinarne la legittimità.

Il porcellum non può più essere applicato ma non per questo decadono gli atti che dalla applicazione di quella legge sono derivati.

Quanto alla illegittimità dell’elezione del Presidente della Repubblica, vale ancora una volta il principio della presunzione di legittimità: chi ha eletto il Presidente della Repubblica, nel momento in cui procedeva all’elezione, riteneva di essere nel diritto di farlo in forza di una legge che gli affidava tale compito. Quindi, la circostanza che oggi la legge elettorale sia stata censurata dalla Suprema Corte in due punti fondamentali non toglie legittimità giuridica a quanto precedentemente deliberato. Pensate a cosa accadrebbe se venisse meno il principio della continuità storica dell’autorità statale. Che ne sarebbe dei trattati internazionali siglati negli ultimi anni da governi legittimati da parlamenti che non sarebbero stati legittimati a farlo?

Il problema piuttosto si pone dal momento in cui saranno depositate dalla Corte Costituzionale le motivazioni della sentenza sul Porcellum. Sono ansioso di leggerle ma in via generale ritengo che il problema della legittimità delle Camere ci sia da quel momento in poi e soprattutto se le Camere vorranno procedere con la revisione della Costituzione.

Analogamente trovo stupide le osservazioni di chi afferma che così la Corte ci fa precipitare al proporzionale in vigore fino al 1993 a nella ingovernabilità. Costoro dovrebbero avere un briciolo di onestà intellettuale e iniziare a guardare la realtà per quello che è: la nostra Costituzione non ha voluto affrontare il problema della governabilità demandando la soluzione di questo compito al parlamento.

Con questa Costituzione non può esistere alcuna legge elettorale in grado di assicurare la governabilità perché anche se dal voto uscisse fuori una maggioranza in grado di assumere il governo del Paese, è sempre possibile un cambio di maggioranza e un conseguente governo che con il voto non ha nulla da spartire; e sarebbe un governo pienamente costituzionale e legittimato. In fondo il governo Monti è nato così; ma anche il governo Dini, D’Alema, Amato… Le forze politiche, i costituzionalisti, i media… hanno sinora preso in giro se stessi facendoci perdere 60 anni: è dal 1953 che cercano invano di risolvere il problema della governabilità agendo sulla legge elettorale.

L’opinione di Giorgio Napolitano sulla legittimità delle Camere è al momento una opinione tra tante che si regge più su considerazioni di buon senso, come d’altra parte fanno Zagrebelsky e Onida, che su considerazioni di merito. La questione vera è che si fa da domani e fin dove è lecito e opportuno che si spingano le Camere. Se Napolitano riterrà ancora di avallare il percorso di riforma costituzionale che ha contribuito a mettere in moto, certamente non avrà la mia approvazione e checché lui potrà dire non ritengo che questo  Parlamento sia legittimato a riformare la Costituzione: non lo era prima, figuriamoci adesso.

La realtà è che non abbiamo strumenti per venire fuori da questo casino in cui ci troviamo per responsabilità primaria di tutte le Istituzioni troppo attente alla prassi e all’interesse del momento e poco alla lettera della nostra Costituzione. Non mi stancherò di sottolineare il ruolo gravissimo e pesante che in tutta questa vicenda ha avuto il presidente della Repubblica in carica nel 2005: Carlo Azeglio Ciampi.

Per buon senso, occorre trovare con questo Parlamento una soluzione decorosa perché si possa procedere in tempi ragionevoli a nuove elezioni e occorre che tutte le forze politiche e le persone che rappresentano le più alte Istituzioni repubblicane prendano consapevolezza che la riforma della Costituzione deve necessariamente essere affidata a una Assemblea Costituente eletta in modo proporzionale dai cittadini italiani.

E adesso… salsicce

i_giudici_della_corte_costituzionaleE adesso… salsicce! In attesa di conoscere le motivazioni della Consulta sulla bocciatura di due aspetti caratterizzanti della legge elettorale nota come Porcellum, possiamo svolgere alcune considerazioni generali.

È stato bocciato il premio di maggioranza e il sistema delle liste bloccate. Entrambi i punti sono responsabili di aver privato l’elettore del diritto di scegliere il corpo legislativo e di rendere diseguale il voto sino al punto di dare un indebito e irragionevole premio a chi prende più voti. Basti pensare al premio di maggioranza regionale al Senato per rendersi conto della irragionevolezza dell’attuale legge che rende diseguale il voto (ne parlo più specificamente in Lo Stato dei partiti e in Democrazia e Stato di diritto).

Sebbene la legge elettorale non sia stata bocciata in toto, non mi convince la tesi della legittimità del Parlamento. A mio avviso il parlamento non è legittimato proprio perché i punti censurati dalla Corte Costituzionale incidono direttamente sulla composizione della assemblea e sulla consistenza dei gruppi. I parlamentari non sono stati votati dagli elettori e non rappresentano gli elettori; il meccanismo di selezione dei candidati non è avvenuto con criteri democratici quindi non c’è nemmeno la legittimazione indiretta tramite i partiti.

In questa situazione sarebbe preferibile procedere al più presto a nuove elezioni, anche sulla base della legge elettorale di risulta sulla base delle decisioni della Suprema Corte, e contemporaneamente procedere alla elezione di una nuova Assemblea Costituente eletta su basi rigorosamente proporzionali. L’iter di riforma della Costituzione messo in moto in questa legislatura deve essere interrotto perché questo parlamento non ha la legittimità per revisionare la Costituzione, figurarsi per riscriverla; o almeno bisogna introdurre l’obbligo del referendum confermativo della riforma costituzionale.

Ne conseguono altre necessità non più rinviabili.

Ricordiamo quanto avvenuto: 3 parlamenti negli ultimi 8 anni sono stati eletti con una legge che oggi la Corte Costituzionale boccia sulla base di rilievi sollevati sin dal 2005, in occasione della discussione in parlamento e senza che allora il presidente della Repubblica Ciampi abbia ravvisato elementi di incostituzionalità, da tanti indicati e francamente alquanto evidenti. Non è pensabile che si possa ripetere quanto già avvenuto. Occorre limitare l’onnipotenza del legislatore per garantire che su determinate materie legiferi nel rispetto della cornice costituzionale. Lo stesso principio deve essere affermato laddove il Parlamento decida di legiferare su una materia sulla quale il corpo elettorale si è espresso con un referendum, esercitando il potere di sindacato sull’attività legislativa. Occorre introdurre la valutazione obbligatoria preventiva di determinate leggi, tra cui certamente la legge  elettorale.

Non più rinviabile l’attuazione dell’art. 49 della Costituzione affinché i partiti siano effettivamente strumenti organizzativi nelle mani dei cittadini per partecipare alle scelte di politica nazionale. Occorre assicurare la democraticità dei processi decisionali interni ai partiti e solo su questa base prevedere nel caso contributi pubblici o agevolazioni fiscali o di qualsiasi altro genere.

Infine, una considerazione generale.

La nostra Costituzione ha sacrificato la governabilità in nome della rappresentanza. I legislatori hanno ucciso anche la rappresentanza. La nostra Costituzione non richiede che dal voto scaturisca un vincitore in grado di governare. Se succede è solo una eventualità. Se non succede è il parlamento che deve provvedere a trovare un esecutivo per il Paese.

Se vogliamo che dal voto scaturisca immediatamente un governo occorre cambiare la Costituzione.

Sinora il parlamento dal 1953 ha aggirato furbescamente le questioni di fondo agendo in modo pedestre sulla legge elettorale, sino a spingersi surrettiziamente alla introduzione della elezione diretta del premier.

Sentiamo così molti politici, a mio avviso più vicini alla qualifica di impostori che a quella di rappresentanti del popolo, cianciare intorno a “governo eletto dal popolo” dimenticando che il popolo e la Costituzione non prevedono alcuna elezione diretta dell’esecutivo e qualora dal voto scaturisse un partito o una coalizione con i numeri per governare, la stessa maggioranza legittimata dal voto potrebbe il giorno dopo sfaldarsi e dare vita ad altra maggioranza perfettamente legittimata sul piano politico e giuridico perché la nostra Costituzione non contempla il vincolo di mandato e prevede che qualsiasi governo è legittimo se ha la fiducia del Parlamento. Quindi, nessuna governabilità o “governo votato dal popolo” o “governo noto già alla sera dopo il voto” possono essere assicurati a Costituzione invariata, checché ne dicano i retori della Costituzione. E non ne possiamo più di sentire menestrelli nelle vesti di statisti gridare al golpe o di “governo del Presidente” quando il Parlamento vota la fiducia al governo Monti o al governo Letta, così come in passato la votò al governo Dini, D’Alema, Amatotutti governi nati in Parlamento per responsabilità esclusiva e totale dei parlamentari stessi.

Il modello elettorale ragionevole a costituzione inalterata può essere l’uninominale secco all’inglese o il doppio turno di collegio, a mio avviso da preferire a quello di coalizione, ma occorre tenere ben presente che queste soluzioni elettorali non assicurano proprio nulla se manteniamo inalterato l’assetto costituzionale. Il turismo tra i gruppi parlamentari sarà sempre possibile e i gruppi parlamentari potranno sempre dare vita a nuove alleanze sovvertendo l’esito del voto.