Parole in libertà. Ho sempre avuto difficoltà a riconoscermi nell’esortazione “Bisogna rispettare le opinioni altrui”. Sin da bambino mi chiedevo “perché dovrei rispettare le opinioni, le idee di Hitler? E dei razzisti che vogliono bianchi da una parte e neri dall’altra?”
Crescendo ho maturato una convinzione che ancora mi accompagna: il rispetto è dovuto alla persona e al diritto di ciascuno di pensare e dire quel che crede; nessun rispetto è dovuto per il prodotto della libertà di pensiero e di espressione. In altri termini, è diritto di ciascuno dire quel che crede ed è mio diritto qualificare nel caso come scemata ciò che è stato detto, con il dovere di argomentare e spiegare il giudizio espresso.
Non ho così alcun problema a definire scemata l’affermazione di Grillo e di tanti esponenti del M5S così come le analoghe scemate di Renato Brunetta e di tanti esponenti di FI.
Recentemente hanno affermato che 148 parlamentari sarebbero illegittimi e dovrebbero essere estromessi dalle Camere. Non serve andare molto in là per cogliere quanto siano cretine opinioni di questo genere e quanto sia stupido e servile il sistema dell’informazione che ormai svolge il ruolo del banale reggi microfono. Non serve un sistema giornalistico con tanti quotidiani, TV, radio… per semplicemente tenerci informati sulle cazzate sparate da qualsiasi pirla. Bastano le semplici agenzie di stampa: mi collego all’ANSA o all’ASCA o all’Adnkronos e sono informatissimo sulle dichiarazioni di ogni politico minchione e non, ma prevalgono sempre i cazzoni…
Un po’ di logica non guasterebbe. Se i 148 parlamentari sono illegittimi perché la Corte Costituzionale ha bocciato il premio di maggioranza, allora lo sono anche tutti gli altri perché la stessa Corte ha bocciato la mancanza del voto di preferenza; in altri termini, il cittadino è stato privato del diritto di scegliere il corpo legislativo.
Non solo.
Se sono illegittimi i 148, con chi li sostituiamo? Impossibile procedere alla sostituzione poiché anche i “non eletti” sarebbero non legittimati.
Se seguiamo il ragionamento del duo comico Grillo-Brunetta ne consegue che l’intero parlamento è illegittimo. Attendiamo le dimissioni dei parlamentari del M5S, di Brunetta, che ha smarrito il collegamento con i suoi neuroni, e dei suoi illegittimi commilitoni.
La realtà è che questi parlamentari sono stati eletti con le regole allora in vigore e con quelle regole occorre fare i conti per determinarne la legittimità.
Il porcellum non può più essere applicato ma non per questo decadono gli atti che dalla applicazione di quella legge sono derivati.
Quanto alla illegittimità dell’elezione del Presidente della Repubblica, vale ancora una volta il principio della presunzione di legittimità: chi ha eletto il Presidente della Repubblica, nel momento in cui procedeva all’elezione, riteneva di essere nel diritto di farlo in forza di una legge che gli affidava tale compito. Quindi, la circostanza che oggi la legge elettorale sia stata censurata dalla Suprema Corte in due punti fondamentali non toglie legittimità giuridica a quanto precedentemente deliberato. Pensate a cosa accadrebbe se venisse meno il principio della continuità storica dell’autorità statale. Che ne sarebbe dei trattati internazionali siglati negli ultimi anni da governi legittimati da parlamenti che non sarebbero stati legittimati a farlo?
Il problema piuttosto si pone dal momento in cui saranno depositate dalla Corte Costituzionale le motivazioni della sentenza sul Porcellum. Sono ansioso di leggerle ma in via generale ritengo che il problema della legittimità delle Camere ci sia da quel momento in poi e soprattutto se le Camere vorranno procedere con la revisione della Costituzione.
Analogamente trovo stupide le osservazioni di chi afferma che così la Corte ci fa precipitare al proporzionale in vigore fino al 1993 a nella ingovernabilità. Costoro dovrebbero avere un briciolo di onestà intellettuale e iniziare a guardare la realtà per quello che è: la nostra Costituzione non ha voluto affrontare il problema della governabilità demandando la soluzione di questo compito al parlamento.
Con questa Costituzione non può esistere alcuna legge elettorale in grado di assicurare la governabilità perché anche se dal voto uscisse fuori una maggioranza in grado di assumere il governo del Paese, è sempre possibile un cambio di maggioranza e un conseguente governo che con il voto non ha nulla da spartire; e sarebbe un governo pienamente costituzionale e legittimato. In fondo il governo Monti è nato così; ma anche il governo Dini, D’Alema, Amato… Le forze politiche, i costituzionalisti, i media… hanno sinora preso in giro se stessi facendoci perdere 60 anni: è dal 1953 che cercano invano di risolvere il problema della governabilità agendo sulla legge elettorale.
L’opinione di Giorgio Napolitano sulla legittimità delle Camere è al momento una opinione tra tante che si regge più su considerazioni di buon senso, come d’altra parte fanno Zagrebelsky e Onida, che su considerazioni di merito. La questione vera è che si fa da domani e fin dove è lecito e opportuno che si spingano le Camere. Se Napolitano riterrà ancora di avallare il percorso di riforma costituzionale che ha contribuito a mettere in moto, certamente non avrà la mia approvazione e checché lui potrà dire non ritengo che questo Parlamento sia legittimato a riformare la Costituzione: non lo era prima, figuriamoci adesso.
La realtà è che non abbiamo strumenti per venire fuori da questo casino in cui ci troviamo per responsabilità primaria di tutte le Istituzioni troppo attente alla prassi e all’interesse del momento e poco alla lettera della nostra Costituzione. Non mi stancherò di sottolineare il ruolo gravissimo e pesante che in tutta questa vicenda ha avuto il presidente della Repubblica in carica nel 2005: Carlo Azeglio Ciampi.
Per buon senso, occorre trovare con questo Parlamento una soluzione decorosa perché si possa procedere in tempi ragionevoli a nuove elezioni e occorre che tutte le forze politiche e le persone che rappresentano le più alte Istituzioni repubblicane prendano consapevolezza che la riforma della Costituzione deve necessariamente essere affidata a una Assemblea Costituente eletta in modo proporzionale dai cittadini italiani.
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