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2018: le promesse mancate del governo verde pisello

Nei primi mesi di vita del 2018 del governo verde pisello sono tante le promesse mancate.

Lotta alla precarietà: nessun risultato concreto. Il decreto dignità doveva essere un colpo mortale  alla precarietà ma nella realtà ha fatto solo un po’ di solletico.

TAP: promesso che non si faceva e invece si farà. Indecoroso il mare di menzogne che sono state raccontate per giustificare questo tradimento.

ILVA: promessa la conversione industriale invece si attua il programma Calenda (migliorato); anche in questo caso è evidente quanto le forze che compongono la maggioranza abbiano fatto solo propaganda per poi rimangiarsi ogni promessa. Nel contratto di governo si parlava ancora di “un programma di riconversione economica
basato sulla progressiva chiusura delle fonti inquinanti“!

Sicurezza: dicevano che “una seria ed efficace politica dei rimpatri risulta
indifferibile e prioritaria” e invece sono stati trasformati in clandestini i migranti già presenti smantellando i programmi di integrazione e senza ottenere alcun risultato con i rimpatri.

Accoglienza e integrazione: si prometteva di “puntare ad un maggiore coinvolgimento delle istituzioni pubbliche, a cominciare da quelle territoriali, affidando la gestione dei centri stessi alle regioni e prevedendo misure che dispongano l’acquisizione del
preventivo assenso degli enti locali coinvolti, quale condizione necessaria
per la loro istituzione” ma è stato fatto l’esatto contrario tornando ai centri-lager!

Corruzione: vedremo i risultati che darà la nuova legge spazza corrotti ma intanto si può dire che non va oltre il solito livello repressivo senza intervenire sulla prima causa che rende possibile la diffusa corruzione nella vita pubblica: i processi decisionali e la mancanza di trasparenza e democrazia nell’affidamento degli incarichi e nella selezione delle persone.

Pensioni: quota 100 è una semplice finestra per consentire il pensionamento anticipato ma manca una misura strutturale per stabilizzare questo provvedimento.

Rimborsi ai truffati delle banche: promesso il rimborso fino all’ultimo centesimo e invece sarà concesso al massimo il 30% e solo a condizione di rinuncia a ogni ulteriore pretesa.

Reddito di cittadinanza: promessa la cancellazione della povertà ma in realtà è stata stanziata una somma assolutamente insufficiente a mantenere le promesse e senza realizzare la riforma dei Centri per l’impiego, quindi con il rischio che tutto si traduca in un flop occupazionale e in una manovra assistenzialista. Dopo tanti mesi di discussione non c’è nemmeno una proposta concreta e appena ne circola una subito viene sconfessata.

Rilancio dell’occupazione e della crescita: nessun provvedimento concreto

Detassazione: marginale e con riguardo alle partite IVA prevalentemente ditte individuali senza alcun impatto sui livelli occupazionali

Unione europea: nessun risultato apprezzabile. il Governo si impegnava per “la piena attuazione degli obiettivi stabiliti nel 1992 con il Trattato di Maastricht, confermati nel 2007 con il Trattato di Lisbona, individuando gli strumenti da attivare per ciascun obiettivo” ma non è stato fatto alcunché in questa direzione e la maggioranza di governo ha posizioni diametralmente opposte nel parlamento europeo rispetto a quello nazionale oltre a procedere in modo ambiguo con i Paesi favorevoli a una maggiore integrazione e quelli cosiddetti sovranisti e nazionalisti.

Politiche migratorie: inconcludenti bracci di ferro con molti passi indietro sul fronte dell’integrazione e gestione dei flussi. Si prometteva il “ricollocamento obbligatorio e automatico dei richiedenti asilo tra gli Stati membri dell’UE” e hanno cantato vittoria per un vertice europeo che sanciva la FACOLTATIVITA’ dei ricollocamenti,

TAV: stato confusionale giocando a tira e molla con la valutazione costi-benefici espressamente esclusa dal contratto di governo nel quale la maggioranza si impegna “a ridiscuterne integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo
tra Italia e Francia“, formula che non può certo tradursi in “la TAV non si fa” giacché l’accordo Italia-Francia prevede che si faccia! Lo stesso Contratto prevede che sulla base della “valutazione del rapporto tra costi e benefici” la maggioranza  “adotterà le opportune decisioni con riferimento alla realizzazione e al completamento delle opere pubbliche di rilievo nazionale non espressamente menzionate nel presente contratto“. La Torino-Lione è espressamente menzionata nel Contratto quindi è esclusa dalla valutazione costi benefici … che non può essere fatta senza la Francia con cui esiste un accordo internazionale per la realizzazione dell’opera. Ci troviamo in una situazione grottesca in cui il Governo è prigioniero della propria propaganda e perde tempo con la farsesca valutazione costi-benefici in attesa di tirar fuori un coniglio dal cappello!

Il Governo del Cambiamento al momento ha ottenuto risultati solo sul piano della comunicazione: più rozza e volgare. Per il resto siamo alle promesse mancate con andamento incerto, senza direzione e prospettive.

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