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Ma che bel Senato dirondiro dirondello

Cominciano a scaldarsi le squadre che scenderanno in campo per il referendum confermativo sulla riforma costituzionale, il ddl Renzi-Boschi.

La partita si annuncia carica di attese politiche, per volontà dello stesso Renzi che ripetutamente ha dichiarato di giocarsi tutto.

Peccato. Un Governo non dovrebbe intestarsi la riforma costituzionale come fosse un qualsiasi provvedimento di politica contingente.

I sostenitori della Riforma utilizzano alcune tesine come leitmotiv:

  1. il bicameralismo paritario è dovuto allo spettro del regime fascista; i Costituenti temevano soluzioni istituzionali che potessero favorire un Governo molto forte
  2. superare il bicameralismo paritario è necessario per velocizzare l’iter delle leggi e dare più stabilità al Governo, escludendo il senato dal rapporto fiduciario con l’Esecutivo
  3. anche in Francia il Senato è eletto in modo indiretto
  4. anche in Germania il Senato rappresenta gli enti territoriali, i Länder.

Analizziamo.

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In Assemblea Costituente furono esaminate svariate ipotesi di bicameralismo e di elezione del Senato. I Costituenti vollero porre al centro del nostro sistema il Parlamento. Fu una scelta ragionata, nella consapevolezza che rendeva instabile la governabilità nel caso nessuno avesse la maggioranza assoluta dei seggi o mancasse l’accordo tra forze politiche convergenti.

Il dibattito in Assemblea Costituente non conferma la tesi del condizionamento dovuto al fresco ricordo del regime fascista; piuttosto, emerge quanto i Costituenti ritenessero prioritaria, nell’interesse del Paese e per la crescita della democrazia, la collaborazione tra le forze politiche.

L’architettura voluta dai Costituenti prevedeva sistemi differenti per la ripartizione dei seggi (nazionale per la Camera, regionale per il Senato), differenti corpi elettorali (tutti i maggiorenni per la Camera, gli over 25 per il Senato), durata differente della legislatura per ciascun ramo parlamentare: 5 anni per la Camera dei Deputati, 6 anni per il Senato. Vollero un sistema parlamentare asimmetrico nonostante il bicameralismo paritario.

Nella prima legislatura (1948 – 1953) abbiamo avuto 3 governi, tutti con De Gasperi presidente e tutti incentrati sulla DC. Nulla di straordinario. In Germania i governi sono sempre stati di coalizione, eppure non abbiamo la percezione di un Paese dalla governabilità precaria. Nello stesso periodo la Francia è stata molto più instabile di noi, con ben 22 governi nei 12 anni della cosiddetta Quarta Repubblica.

Il sistema dei Partiti non ha nemmeno provato a rispettare la Costituzione: per ben tre volte consecutive è stato sciolto anticipatamente il Senato, finché nel 1963 fu approvata la riforma costituzionale che allineò la durata dei due rami.

Sin dal termine della prima legislatura (1953) si preferì sciogliere anticipatamente il Senato. Tra mille polemiche era stata appena approvata la nuova legge elettorale (passata alla storia come “legge truffa”) che assegnava un premio di maggioranza a chi raggiungeva il 50%+1 dei voti. Sin da allora si tentò di perseguire la governabilità esclusivamente attraverso la legge elettorale. L’obiettivo è sempre stato, dopo la Costituente, avere un solo partito o una coalizione che, con le proprie forze o con un premio, fosse in grado di governare, liberandosi dalle pastoie parlamentari. Alla faccia del sistema costituzionale a centralità parlamentare.

Le forze politiche hanno opposto molta resistenza all’attuazione della Costituzione, travolgendone sin dall’inizio l’impostazione, senza dare risposte effettive ai problemi che emergevano. Preferirono cercare scorciatoie, più o meno agevoli, invece di affrontare i problemi. Sono innumerevoli gli esempi che dimostrano la diffusa volontà di non dare attuazione alla Costituzione.

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Per superare il bicameralismo paritario basta la semplice modifica dell’art. 94 che al 1° comma recita “Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere”. Sufficiente che diventi “Il governo deve avere la fiducia della Camera dei Deputati”.

Certo, permane il problema delle identiche funzioni dei due rami e quindi questa modifica non è sufficiente a superare il problema della navette tra Camera e Senato per l’approvazione delle leggi.

Questo tipo di problema è stato con molta semplicità superato in Francia con la previsione di una commissione paritetica composta da rappresentanti dei due rami parlamentari per risolvere le divergenze tra Assemblea Nazionale e Senato. In caso di fallimento di questo tentativo, prevale l’orientamento della Assemblea Nazionale. Semplice e veloce.

A quanti affermano che l’attuale Senato rappresenta le sabbie mobili dell’attività legislativa, ricordo che ogni governo repubblicano è sempre stato sostenuto dalle stesse formazioni politiche in entrambe le camere. Quindi, se una legge passa alla Camera e si insabbia in Senato, o viceversa, significa che le forze politiche che sostengono il governo utilizzano il bicameralismo per contrattare tra loro. Il problema non sta nell’obbligato passaggio da una camera all’altra, ma nel sistema e nella cultura dei partiti, nei meccanismi di selezione dei parlamentari.

Non ha alcun pregio affermare che se Deputati e Senatori hanno funzioni diverse, devono avere una diversa fonte di legittimazione. A entrambi compete l’iniziativa delle leggi (art. 71 Cost.), entrambi partecipano alle votazioni per l’elezione degli organi di garanzia (Presidente della repubblica, Corte Costituzionale, CSM) quindi non c’è alcuna ragione per escluderli dall’essere direttamente rappresentanti della volontà popolare solo perché non votano la fiducia al Governo.

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Ah la France, la douce FranceElezione indiretta è quella che si verifica in Francia quando i Grandi elettori, eletti dal popolo, scelgono i senatori. In tal caso è l’art. 3 comma 3 della Costituzione francese a prevedere esplicitamente che “Le suffrage peut être direct ou indirect dans les conditions prévues par la Constitution.” La legislazione attuativa prevede che circa 150 mila Grandi elettori, dai cittadini francesi eletti con suffragio popolare, eleggano con elezione di secondo grado 348 senatori scegliendoli tra tutti i cittadini con i requisiti previsti per legge. Da noi avremmo poche persone che in ogni Regione scelgono tra esse stesse qualcuno da mandare in Senato. Aldilà di ciò che ciascuno di noi può pensare del bicameralismo paritario (personalmente sono contrario), è evidente che l’attribuzione della funzione legislativa e di revisione costituzionale ad un organo composto da “nominati” dei Consigli regionali, senza alcun mandato politico e rappresentatività, costituisce un vero e proprio vulnus dal punto di vista democratico e dei principi costituzionali

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In Germania, il Senato si chiama Bundesrat. In Germania non c’è alcuna elezione di secondo livello. Gli elettori eleggono i componenti dei Länder i quali mandano al Bundesrat un certo numero di propri rappresentanti con vincolo di mandato. I “senatori” tedeschi sono quindi dei delegati dai governi dei Länder, titolari, nell’ambito del Bundesrat, di diritti “propri” esercitati direttamente dai rispettivi governi dei Länder. Ogni confronto con il nuovo Senato italiano è semplicemente improponibile.

One thought on “Ma che bel Senato dirondiro dirondello

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