L’8 marzo è ormai da tempo la Festa della Donna, Giornata Internazionale della Donna.
Erroneamente si collega questa giornata a un drammatico incendio che sarebbe avvenuto l’8 marzo 1908 nella Cotton, una fabbrica di New York: una solenne bufala.
Chi fosse interessato a conoscere la storia di come si giunse alla celebrazione internazionale di questa giornata può trovare indicazioni utili a questa pagina International Women’s Day.
Agli inizi del secolo scorso, i movimenti socialisti di tutto il mondo posero con forza l’esigenza della lotta per l’emancipazione femminile e il riconoscimento dei diritti civili delle donne, a partire dal diritto di voto. Commisero già allora l’errore di non dialogare con gli ambienti borghesi illuminati in cui si ponevano gli stessi obiettivi di lotta: il ghetto ideologico non è mai stato utile ad alcuna causa.
L’8 marzo è quindi una giornata di festa, per ricordare i successi delle donne per l’affermazione dei diritti e della dignità di ogni persona, indipendentemente dal sesso, ma anche una giornata di lotta, perché molto cammino va ancora percorso.
Da tempo le donne, giustamente, lamentano che, nonostante la parità affermata per legge, persistano gravi discriminazioni di genere che mortificano le donne.
Anche le donne parlamentari affermano di essere discriminate dai colleghi uomini.
La prova di tali discriminazioni sarebbe la scarsa presenza femminile nelle assemblee elettive e nelle istituzioni.
Per superare ciò, prossimamente dovrà essere garantita nelle liste elettorali parità di presenze tra uomini e donne.
Soluzione mortificante.
Poiché sono i partiti che scelgono chi mettere in lista, se esiste un problema di discriminazione di genere (ed esiste) la causa del problema va ricercata all’interno dei partiti stessi. Se le donne sono sottorappresentate nelle assemblee elettive, la responsabilità è dei vertici di partito e non è degli elettori, che laddove hanno possibilità di scelta spesso promuovono le donne e bocciano i maschietti.
Affrontare e risolvere il tema dell’equilibrio di genere significa sciogliere il nodo della democrazia interna ai partiti: democrazia e trasparenza nei processi decisionali, compreso il delicato compito di selezionare e candidare le persone.
Il dato che anche i nominati di sesso femminile non affrontino il tema della selezione dei candidati e della democrazia interna ai partiti dimostra che il sesso dei parlamentari non è garanzia di efficienza, sensibilità politica, capacità.
D’altra parte, tanto i parlamentari quanto le parlamentari sono scelti e scelte dalle stesse oligarchie che guidano i partiti.
E qui sta il punto.
Se il potere di selezionare le presenze femminili in Parlamento sarà ancora affidato sempre ai soliti pochi che controllano i Partiti, anche le presenze femminili saranno sempre dello stesso unico genere…
La parità di genere è ridotta alla insignificante parità numerica, se a scegliere i candidati saranno i soliti vertici di partito: non frega a nessuno che per ogni Razzi ci sia una Razza.
Triste constatare che le donne stiano perdendo un’ottima occasione per dimostrare che sono effettivamente portatrici di una diversa sensibilità, attenzione, cultura del potere rispetto ai colleghi maschi.
L’appiattimento femminile sugli stereotipi culturali maschili rafforza ancora una volta la convinzione che il maschilismo non è una prerogativa dei maschi: appartiene al genere umano, senza distinzione di genere.
Il maschilismo è un atteggiamento mentale, un sistema di pensiero e di comportamento che riduce il genere umano in prede e predatori, in dominatori e dominati.
Questa suddivisione è resa semplice dalla distinzione dell’umanità nel gruppo maschile e in quello femminile.
Ma il maschilismo, essendo un modello mentale e culturale, un modo di decifrare e intendere i rapporti tra persone, infrange le barriere genetiche e contagia ogni varietà di genere. Succede così che anche le donne possano essere maschiliste.
Irrilevante quale sia il sesso dei parlamentari se non si è disposti ad affrontare il tema vero e unico nella formazione del corpo legislativo: chi sceglie i candidati, con quali criteri i candidati sono selezionati, che strumenti ha il popolo sovrano per contribuire alla selezione dei candidati e poi per scegliere tra i candidati.
Sciocco pensare che la soluzione sia costringere i partiti a candidare uomini e donne in pari numero.
I partiti risolveranno il problema candidando donne servili, obbedienti e fedeli… ma perfettamente incapaci, inconcludenti e inutili come tanti maschietti che calcano da decenni il palcoscenico politico.
Care donne, anche in politica tacchi e tette non sono sufficienti per distinguersi dai colleghi maschi.
Considerate queste parole come un augurio a tutte le donne perché recuperino quella carica rivoluzionaria e creativa di cui abbiamo disperatamente bisogno per superare il sessismo.
Auguri.