Leggo l’editoriale di Lucia Annunziata dal titolo perentorio: Prendere atto della Terza Guerra Mondiale
Trovo che sia una interpretazione degli eventi riduttiva, arbitraria, forse un tantino faziosa.
Il terrorismo non è un insieme di “eventi occasionali”: gli atti terroristici sono interni a un piano – spesso velleitario – per modificare violentemente la realtà sociale e istituzionale di un Paese. Il piano talvolta è sconclusionato, pretesto ideologico per sublimare tendenze psicopatiche… ma sempre si percepiscono gli atti terroristici come un attentato al potere costituito, a un ordinamento sociale. Fu così anche con le Brigate Rosse: incapaci di criticare e combattere in modo civile il sistema capitalistico, ricorsero al terrorismo come critica psicopatica a un sistema economico-sociale. Alla base, l’idea ancestrale che si possa disporre della vita altrui. Si tratta di una idea presente in gran parte delle civiltà, compresa la nostra.
Arbitrario affermare che l’11 settembre sia l’inizio della “Terza guerra mondiale”. Perché, per il numero delle vittime?
Poi, siamo così sicuri che si tratti di un attacco islamico ai principi fondanti della democrazia europea?
Gli autori dell’attentato in Francia sono 4 cittadini francesi di religione islamica, nati e cresciuti in Francia, sebbene di origine araba. E anche il poliziotto Ahmed Merabet era di origine araba, musulmano ma anche francese e poliziotto!
Forse qualcosa non ha funzionato nei nostri processi educativi e formativi o imperscrutabili percorsi della mente umana hanno portato questi quattro cittadini francesi a divenire sanguinari assassini nel nome di una malintesa fede religiosa.
Perché tutto il mondo islamico dovrebbe sentirsi colpevole? E perché allora non dovremmo tutti insieme sentirci colpevoli ogni volta che un uomo pensa di affermare le proprie ragioni disponendo della vita altrui?
Se vogliamo porre l’accento sull’aspetto conflittuale, allora nell’età contemporanea il conflitto con il mondo arabo inizia con il rifiuto della Risoluzione 181 delle Nazioni Unite. Il mondo arabo vota contro quella risoluzione che porta alla nascita di uno Stato di Israele in territorio da tempo a prevalenza islamica.
L’Europa, responsabile dell’antisemitismo, si lava mani e coscienze scaricando sul mondo islamico il problema rappresentato non dagli ebrei ma dalle persecuzioni europee degli ebrei.
All’alba del XX secolo iI mondo arabo era attraversato da quelle stesse vocazioni nazionaliste che avevano rappresentato l’asse dell’evoluzione politica dell’Europa nel XIX secolo. Le potenze vincitrici della prima guerra mondiale, specificatamente Francia e Gran Bretagna, ignorarono tutto: troppo ghiotta era l’opportunità di trarre benefici economici e geo-politici dalla disgregazione dell’Impero Ottomano. Diedero vita a una nuova ondata di colonialismo.
1948: inizio del conflitto
1918 – 1948: tragico antefatto; il patto che riconosceva agli Arabi il diritto alla auto-determinazione e alla indipendenza fu palesemente violato.
Dal 1948 ininterrottamente le potenze “occidentali” hanno giocato in quelle aree le proprie partite in un contesto complicato dalla guerra fredda. In questi decenni è tutto un susseguirsi di ingerenze “occidentali” strumentali ai propri interessi economici. L’Iran e poi l’Iraq in funzione anti-Iran; l’invasione sovietica dell’Afghanistan e il sostegno ai talebani in funzione anti-sovietica… sono solo alcuni esempi e la Siria dal 2011 attende che noi ci accorgiamo di lei che cerca dolorosamente la libertà!
La sostanza è che in quei territori si sono radicalizzati tutti i conflitti lasciati aperti dall’esito delle due guerre mondiali. In quei territori come nell’area balcanica.
Abbiamo ignorato il problema Jugoslavia e abbiamo fatto finta di non vedere quel che avveniva nei Paesi nati dalla dissoluzione dell’Impero Ottomano. Abbiamo voluto decidere per loro, anziché accompagnarli e aiutarli a trovare una strada che riscattasse quei popoli dal declino a cui li aveva condannati la gestione ottomana. Oggi, ne paghiamo le conseguenze. Come sempre, perché la storia non fa mai sconti.
La pace non è assenza di guerra ma costruzione di un mondo basato sulla pari dignità dei popoli. Giustizia e rispetto dei diritti umani sono tra le poche vere difese dalla guerra. Essere contro la guerra significa impegnarsi per la costruzione di un’Autorità Internazionale preposta alla soluzione dei conflitti e dotata di forza propria per fronteggiare le aggressioni verso qualsiasi popolo e dovunque si verifichi la sistematica violazione dei diritti umani. Si apre, quindi, il capitolo difficile e complesso sul diritto di ingerenza.
Una delle cause di questo conflitto infinito va ricercata proprio nell’ONU ovvero nella sua nascita, nei suoi limiti, nell’essere perennemente inadeguata ad affrontare i conflitti internazionali.
L’ONU è ingessata dal diritto di veto delle cinque potenze vincitrici della II guerra mondiale (il diritto di veto è stato esercitato 279 volte!) e dalla non trascurabile circostanza che per essere membro dell’ONU non serve rispettare la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e nemmeno garantire un minimo sindacale…
Allora, se vogliamo discutere di “Terza guerra mondiale” facciamolo pure e l’approccio proposto da Lucia Annunziata aiuta ad andare verso la guerra perché decide di non guardare la storia.
Se invece vogliamo imparare qualcosa dalla storia, non dimentichiamoci che per essere quel che siamo abbiamo avuto bisogno di due guerre mondiali e secoli di persecuzioni tra “cristiani” nel nome di Cristo. Il mondo islamico sinora non è arrivato a tanto, ma forse è sulla buona strada con il nostro aiuto.
Forse qualcuno ritiene che sia utile una terza guerra per portare anche il mondo islamico alla nostra modernità. No, grazie; ci sono altre strade.