Squillino le trombe, entrino le squadre.
A breve tutti i grandi elettori si riuniranno per l’elezione del Presidente della Repubblica.
I cavalli di razza, le riserve della Repubblica cominciano a scalpitare.
Chi saranno i cavalli in corsa?
Non lo so, ma so che tipo di persona vorrei.
Vorrei una persona dotata di buon equilibrio e senso profondo delle Istituzioni e quindi non autoreferenziale e cresciuta nei cortili del Palazzo di pasoliniana memoria.
Vorrei una persona sostanzialista e non formalista, e quindi che sappia guardare dentro la Costituzione, senza avere soggezione della prassi.
Maledetta prassi. Laddove c’è una norma scritta la prassi va nel cesso.
Vorrei una persona che difenda alla lettera la Costituzione, senza farsi paladino della sua trasformazione: solo la difesa rigorosa e intransigente della Costituzione sarà da stimolo per riforme profonde, sensate ed efficaci.
Da troppi decenni assistiamo a continui interventi sulla Costituzione, con l’unico risultato di peggiorare le cose (vedi riforma del Titolo V che adesso è da riformare nuovamente).
Da troppi decenni, proprio per una scarsa vigilanza sulla Costituzione, assistiamo al tentativo di affermare un nuovo sistema istituzionale, senza tener conto del quadro costituzionale e del necessario sistema di equilibri e contrappesi.
Così mentre c’è sempre qualcuno pronto a urlare al colpo di stato, al governo non eletto dai cittadini, a sognare un vincitore alla sera delle elezioni… tutti si dimenticano che il nostro è e rimane un sistema a centralità parlamentare in cui gli elettori votano per rinnovare i rappresentanti delle assemblee parlamentari: per questo votano e solo per questo.
Votano per rinnovare i rappresentanti a cui sarà affidato il potere legislativo e non per nominare un governo, vale a dire il potere esecutivo.
Come vedete non ho grandi pretese. Da quanto scritto, risulta evidente cosa vorrei che non si ripetesse.
Vorrei che non si ripetesse che una persona nel ruolo che fu di Carlo Azeglio Ciampi firmi una legge come il Porcellum. La legge 270/2005 fu da Ciampi firmata senza battere ciglio, nonostante già allora autorevoli voci e larga parte dello schieramento politico evidenziarono con chiarezza tutte le lampanti violazioni della Costituzione e il grave vulnus che quella scellerata legge arrecava al nostro già fragile sistema democratico e istituzionale. Tutte le critiche espresse allora trovarono a distanza di anni conferma nella sentenza 1/2014 della Corte Costituzionale e qualche mese prima nella sentenza di Cassazione.
In queste sentenze colpisce l’assoluta mancanza di novità: i giudici hanno scritto cose ovvie, elementari, evidenti e tutte già dette e scritte.
Nonostante ciò, il presidente Ciampi forse per mancanza di lungimiranza, forse per calcolo politico non fece quel che avrebbe dovuto fare, se avesse guardato dentro la Costituzione: respingere quella legge irricevibile!
Non vorrei si ripetesse quanto avvenuto al tempo in cui al Quirinale c’era Giorgio Napolitano I, che sprecò nel 2008 l’opportunità storica per tentare di raggiungere gli obiettivi da lui stesso indicati: il dialogo tra le parti politiche.
Nel 2008 avrebbe potuto, e a mio avviso dovuto, respingere le dimissioni di Prodi, che aveva avuto riconfermata la fiducia alla Camera, e procedere allo scioglimento del solo Senato. Avrebbe costretto tutte le parti in campo a giocare una partita nuova, inedita, scomoda.
Sarebbe bello se qualche volta si applicasse alla lettera la Costituzione.
Prodi aveva avuto il grande merito di parlamentarizzare la crisi di governo perché da quella crisi potesse uscire una soluzione utile per il Paese.
Da tanti anni la politica viveva una situazione di reciproca delegittimazione con i due schieramenti, l’un contro l’altro armato, in perenne fibrillazione che rendeva impossibile un confronto pacato e costruttivo sui tanti problemi del Paese. Nel 2008 Napolitano avrebbe potuto mettere gli italiani di fronte a una scelta precisa, poiché alla Camera la maggioranza c’era già: confermare con il voto per il Senato quella maggioranza o sancire la fine del centrosinistra e in tal caso avremmo avuto due maggioranze differenti.
Le forze politiche avrebbero dovuto comportarsi responsabilmente e dare vita a un governo di larghe intese, come poi successe nel 2012 (Monti) e nel 2013 (Letta). Avremmo guadagnato 5 anni, se il Presidente avesse ascoltato qualche vocina che gli suggeriva di non mollare, di non piegarsi ai calcoli opportunistici dei partiti politici o, semplicemente avesse agito in piena e totale conformità della Costituzione che prevede la possibilità di sciogliere una sola Camera e avesse considerato la volontà dei Costituenti, unico faro per essere vigile custode della Costituzione.
Probabilmente questo sistema non è più adatto alla realtà dei tempi moderni, ma solo lo scrupoloso rispetto della Costituzione favorirà un cambiamento efficace ed equilibrato.
Invece, stiamo andando verso un sistema in cui surrettiziamente dal voto uscirà per premio una maggioranza di governo senza che una parte sia stata votata per il governo e senza avere alcun tipo di contrappeso in un sistema che in ogni caso rimarrà a centralità parlamentare.
Non vorrei si ripetesse quanto avvenuto sotto la presidenza di Giorgio Napolitano II, che non ha spedito in Parlamento Letta per essere lì sfiduciato. Il presidente ha accettato che un organo extraparlamentare, una direzione di partito, imponesse al Presidente del Consiglio di farsi da parte perché erano cambiati gli equilibri interni al partito al quale apparteneva lo stesso Letta.
Non va. Tutto ciò equivale ad affermare che è una finzione che i parlamentari rappresentino la nazione. Così facendo passa il concetto che i parlamentari sono scudieri di una segreteria di partito e a questa devono obbedienza. Letta doveva andarsene solo dopo aver ricevuto in Parlamento la sfiducia dei gruppi parlamentari che lo sostenevano.
Ne consegue che non ho apprezzato l’attivismo presidenziale nell’assecondare discutibili riforme costituzionali e soprattutto un percorso di riforma poco coerente con la Costituzione stessa, sino a giungere, attraverso la nomina di fantomatici saggi, a ipotizzare una revisione della Costituzione che, ben lungi dall’essere un intervento manutentivo, nei fatti delinea un nuovo assetto costituzionale e istituzionale.
Il Parlamento ha il potere di revisione della Costituzione; non ha potere costituente.
In ogni caso, sarebbe auspicabile che un Parlamento politicamente delegittimato, perché eletto con una legge incostituzionale, avesse il buon senso di astenersi dall’intervento sulla Costituzione, limitandosi a fare una buona legge elettorale per restituire al “popolo sovrano” la sovranità che è stata usurpata.
Nonostante tutto ciò, riconfermo che Napolitano è un gigante della politica rispetto agli gnomi di cossighiana memoria che affollano il Parlamento.
Cosa faranno i Grandi Elettori?
Per la seconda volta parlamentari che nessuno ha votato sceglieranno il Presidente della Repubblica.
Non sarebbe stato più sensato e produttivo andare al voto immediatamente dopo la sentenza della Corte Costituzionale, dopo aver reso applicabile la legge così come modificata dalla Consulta? Avremmo avuto un Parlamento proporzionale in cui si sarebbero realizzate le coalizioni attuali con rapporti di forza corretti. Un Parlamento pienamente legittimato anche sul piano politico per attuare le riforme necessarie e per procedere alla elezione del nuovo Presidente.
La difficoltà del momento non rendeva praticabile questa soluzione o la rendeva altamente rischiosa, però è un fatto che con questa storia dell’emergenza continua si sta facendo a pezzi il nostro sistema istituzionale e si sta compiendo il passaggio dal Partito Stato allo Stato dei Partiti.
a me pure, a volte, capita di sognare………… ma poi mi basta aprire un gionale e ricado nella più tetra depressione da ‘classe politica arruffona & disonesta’ al punto che sto meditando di andarmene da questo nostro Paese.
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Ieri sul treno ho sentito un signore a occhio sessantenne dire “ma perché non andiamo via tutti dall’Italia e la lasciamo a questi politici del cazzo?”
Temo che se continua così questa ipotesi prenderà corpo, ma se poi trovassimo anche altrove l’esondazione del metodo italico?
Allora penso che non sia la soluzione.
Rimbocchiamoci le maniche e diamoci da fare perché la prima e più importante arma è la consapevolezza!
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