Pagare il canone RAI con la bolletta elettrica è una delle ultime cretine trovate dei politici bolliti che i Partiti trovano sempre il modo di tenere a galla o mettere a riposo in Parlamento. Proposta degna del peggior fancazzismo.
Io che il canone lo pago – per la precisione, lo paga un componente della mia famiglia – dovrei essere contento, anche perché con questa nuova soluzione sembrerebbe che chi paga pagherà di meno e chi non ha mai pagato forse pagherà, ma… francamente non mi va giù che si passi dal dover pagare perché si possiede un televisore al dover pagare perché se ne presume il possesso. Da un abuso di potere legislativo ad altro!
Da cittadino che paga le tasse non posso accettare che lo Stato chieda alle aziende private di trasformarsi in esattori dello Stato.
Se lo Stato non è capace di riscuotere tasse e imposte allora si dissolva.
Quanti dipendenti pubblici licenziate in cambio di questo trasferimento di funzioni pubbliche a privati? Sono decenni che lo Stato centrale continua a trasferire costi su aziende, privati e enti locali senza che ciò comporti una significativa riduzione della inefficiente macchina statale: inaccettabile!
Francamente demenziale che lo Stato italiano che ha una macchina elefantiaca e costosissima per la riscossione di imposte e tributi si dichiari incapace di far pagare il Canone e trasferisca, con ulteriori costi, sulle aziende elettriche il compito della riscossione.
Evidente che bisognerà riconoscere alle aziende elettriche un aggio per ripagarle dei costi di conteggio, riscossione e trasferimento dei fondi raccolti.
Dichiarano che il nuovo canone sarà modulato in base al reddito… Quale meccanismo perverso s’inventeranno per far pagare in funzione del reddito? Con quali costi per i cittadini e le aziende preposte alla riscossione? Magari vorranno che si consegni un modello ISEE così tutti andranno al CAF a spendere qualche soldino e così si tacita un pochino il bellicoso sindacato…
Poi bisognerà immaginare i costi per la gestione della morosità.
Già vedo migliaia di utenti dedurre dal pagamento della bolletta elettrica la quota destinata al pagamento del Canone perché sosterranno che non posseggono alcun apparecchio televisivo o in alternativa la non coincidenza tra intestatario del contratto di utenza elettrica e possessore dell’apparecchio ricevente.
Dato il cretinismo imperante, cominciamo a chiarire qualche concetto di base.
Il Canone RAI è un’imposta (imposta, non tassa) dovuta per il semplice fatto di possedere uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive.
Non è rilevante quindi come si utilizza l’apparecchio e quali canali si seguano, basta il possesso di un apparecchio ricevente.
Il percettore del canone è la Rai, che eroga un servizio pubblico in convenzione con il ministero per le telecomunicazioni; convenzione che in punta di diritto potrebbe anche non essere rinnovata. O state dichiarando che il contratto di servizi è una finzione?
Il semplice possesso della TV è assunto come dimostrazione della capacità contributiva di una imposta a prezzo unico: il canone Rai.
Oggi, con l’equivalente del canone o poco più è possibile acquistare un apparecchio.
Assolutamente insensato affermare, pertanto, che il possesso di un apparecchio televisivo sia manifestazione sufficiente della capacità contributiva.
Una imposta a prezzo unico e indistinto è pertanto inconciliabile, se non con spregiudicate e formalistiche interpretazioni giuridiche, con il diritto all’informazione e il principio della progressività impositiva.
Il diritto all’informazione non è espressamente citato nella nostra Costituzione, ma per consolidata giurisprudenza lo si fa discendere dall’art. 21 della Costituzione; la stessa Corte Costituzionale nella sentenza n. 420 del 7 dicembre 1994 dichiarò che è necessario “garantire il massimo di pluralismo esterno, al fine di soddisfare, attraverso una pluralità di voci concorrenti, il diritto del cittadino all’informazione“. D’altra parte, sarebbe illogico un servizio pubblico radiotelevisivo, che deve assicurare pluralismo e imparzialità, senza contemplare un diritto all’informazione.
Si verifica così la singolare situazione che per fruire di un diritto (l’accesso alle informazioni) occorre pagare senza considerare la capacità contributiva: semplicemente ingiusto e incostituzionale.
Se è vero che la RAI svolge un servizio pubblico, questo deve essere pagato da ogni cittadino in base alla propria capacità contributiva, come si fa con tutti i servizi pubblici.
La cosa più ovvia e giusta sarebbe coprire il costo per il servizio pubblico con le imposte che ogni contribuente paga sul reddito, senza inventarsi altri contorti meccanismi che generano ulteriori costi.
Si stabilisca una frazione di IRPEF e IRES che serva direttamente a coprire il costo di questo servizio pubblico e il gioco è fatto. Inseritelo nella TARI… c’è una certa assonanza con la RAI… ma non date ai privati il compito di essere esattori dello Stato!
Se trasferire la riscossione del Canone sulle aziende elettriche serve a garantire che tutti paghino… perché non facciamo così con tutto? Eliminiamo le Agenzie delle Entrate e almeno si risparmia…
Francamente demenziale che uno Stato abdichi per incapacità di riscossione ma mantenga una pubblica amministrazione tra le più costose del mondo.