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Papa Francesco contro l’ergastolo e la pena di morte?

pena2Probabilmente qualcuno si chiederà perché il punto di domanda  nel titolo: esistono dubbi che la Chiesa Cattolica sia contro la pena capitale?

Il 23 ottobre 2014 papa Francesco ha tenuto un discorso alla Delegazione dell’Associazione Internazionale di Diritto Penale. Un discorso ampio nel quale critica l’ergastolo, definito una pena di morte mascherata, e si spinge a considerazioni profonde su funzione della pena, carcerazione preventiva e carcerazione di massima sicurezza.

Tutte considerazioni pienamente condivise in cui l’unica vera novità è che a esprimere tali considerazioni sia stato un Pontefice, perché dai tempi di Beccaria tali pensieri appartengono più al mondo laico.

C’è però un passaggio nel discorso del Papa che non mi convince.

Afferma il Papa “È impossibile immaginare che oggi gli Stati non possano disporre di un altro mezzo che non sia la pena capitale per difendere dall’aggressore ingiusto la vita di altre persone. San Giovanni Paolo II ha condannato la pena di morte (cfr Lett. enc. Evangelium vitae, 56), come fa anche il Catechismo della Chiesa Cattolica (N. 2267)”.

Su che basi papa Francesco afferma che Giovanni Polo II e il Catechismo condannano la pena di morte?

All’interno della trattazione sul V Comandamento, il punto 2267 del Catechismo della Chiesa Cattolica recita testualmente:

L’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell’identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani. Se invece i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall’aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l’autorità si limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana. Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l’ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo “sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti” [Evangelium vitae, n. 56]”.

pena1Il testo sopra riportato è all’interno del tema “Legittima difesa”; e già questo è equivoco: lo Stato condanna alla pena capitale per legittima difesa?

La pena di morte è inflitta a chi ha subito un processo, è sottoposto a un regime carcerario o in ogni caso messo nella condizione di non poter più arrecare danno alla collettività; pertanto, l’eliminazione fisica del delinquente non risponde mai alla necessità di “difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani”.

La pena di morte trova solo nel presunto valore di deterrenza la sua giustificazione: si elimina un “ingiusto” nella speranza, dimostratasi vana, che ciò sia di monito per altri.

Come si concilia questa posizione ufficiale della Chiesa Cattolica con il messaggio cristiano, con  la dottrina sulla “sacralità della vita” e con la concezione della vita come “bene indisponibile”?

Nella citata enciclica Evangelium vitae, Giovanni Paolo II afferma l’immoralità dell’omicidio:

Pertanto, con l’autorità che Cristo ha conferito a Pietro e ai suoi Successori, in comunione con i Vescovi della Chiesa cattolica, confermo che l’uccisione diretta e volontaria di un essere umano innocente è sempre gravemente immorale. Tale dottrina, fondata in quella legge non scritta che ogni uomo, alla luce della ragione, trova nel proprio cuore (cf. Rm 2, 14-15), è riaffermata dalla Sacra Scrittura, trasmessa dalla Tradizione della Chiesa e insegnata dal Magistero ordinario e universale

Questa conclusione è preceduta da una serie di argomentazioni e al citato punto 56 si ammette e si legittima la pena di morte, perché a essere ucciso non è un essere umano innocente:

56. In questo orizzonte si colloca anche il problema della pena di morte, su cui si registra, nella Chiesa come nella società civile, una crescente tendenza che ne chiede un’applicazione assai limitata ed anzi una totale abolizione. Il problema va inquadrato nell’ottica di una giustizia penale che sia sempre più conforme alla dignità dell’uomo e pertanto, in ultima analisi, al disegno di Dio sull’uomo e sulla società. In effetti, la pena che la società infligge «ha come primo scopo di riparare al disordine introdotto dalla colpa». La pubblica autorità deve farsi vindice della violazione dei diritti personali e sociali mediante l’imposizione al reo di una adeguata espiazione del crimine, quale condizione per essere riammesso all’esercizio della propria libertà. In tal modo l’autorità ottiene anche lo scopo di difendere l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone, non senza offrire allo stesso reo uno stimolo e un aiuto a correggersi e redimersi.
È chiaro che, proprio per conseguire tutte queste finalità, la misura e la qualità della pena devono essere attentamente valutate e decise, e non devono giungere alla misura estrema della soppressione del reo se non in casi di assoluta necessità, quando cioè la difesa della società non fosse possibile altrimenti. Oggi, però, a seguito dell’organizzazione sempre più adeguata dell’istituzione penale, questi casi sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti.
In ogni caso resta valido il principio indicato dal nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, secondo cui se i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere le vite umane dall’aggressore e per proteggere l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone, l’autorità si limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana”.

Quanti se e quanti ma. Dunque, per la Chiesa Cattolica, in base ai testi dottrinali citati da papa Francesco, la pena di morte è ammissibile soprattutto in relazione agli strumenti di cui lo stato dispone: “se i mezzi incruenti sono sufficienti… l’autorità si limiterà a questi mezzi”; in casi di assoluta necessità si potrà ricorrere alla soppressione del reo.

Se i mezzi sono dall’autorità ritenuti insufficienti o in casi di assoluta necessità ecco che la pena di morte diviene legittima.

La constatazione che per la Chiesa la pena di morte sia ancora oggi ammissibile, mi sembra difficilmente contestabile. Conseguentemente, appare azzardata l’affermazione di papa Francesco, se non seguiranno modifiche dottrinali.

Che poi la Chiesa abbia mitigato la propria posizione sulla pena capitale è altrettanto vero, ma trattandosi della formulazione del nuovo Catechismo siamo ben lungi dal poterlo considerare un problema in via di superamento, come la recente battaglia all’ONU per la moratoria della pena di morte ci dimostra.

La questione non è affatto risolta e la posizione possibilista della Chiesa assume rilevanza.

La posizione dottrinale espressa nel Catechismo del 1992 è stata nel 2005 riconfermata nella nuova stesura del Compendio al Catechismo della Chiesa Cattolica, rivisto dal cardinale Ratzinger su mandato del pontefice Giovanni Paolo II. Vedere i punti 469 e 470, che riporto:

469 Quale pena si può infliggere?
La pena inflitta deve essere proporzionata alla gravità del delitto. Oggi, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere il crimine rendendo inoffensivo il colpevole, i casi di assoluta necessità di pena di morte «sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti» (Evangelium vitae). Quando i mezzi incruenti sono sufficienti, l’autorità si limiterà a questi mezzi, perché questi corrispondono meglio alle condizioni concrete del bene comune, sono più conformi alla dignità della persona e non tolgono definitivamente al colpevole la possibilità di redimersi.

470 Che cosa proibisce il quinto Comandamento?
Il quinto Comandamento proibisce come gravemente contrari alla legge morale:
– l’omicidio diretto e volontario, e la cooperazione ad esso;
– l’aborto diretto, voluto come fine o come mezzo, nonché la cooperazione ad esso, pena la scomunica, perché l’essere umano, fin dal suo concepimento, va rispettato e protetto in modo assoluto nella sua integrità;
– l’eutanasia diretta, che consiste nel mettere fine, con un atto o l’omissione di un’azione dovuta, alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte;
il suicidio e la cooperazione volontaria ad esso, in quanto è un’offesa grave al giusto amore di Dio, di sé e del prossimo: quanto alla responsabilità, essa può essere aggravata in ragione dello scandalo o attenuata da particolari disturbi psichici o da gravi timori.

La pena capitale non è considerata “omicidio diretto e volontario”; non è considerata contraria alla legge morale.

La Chiesa sta rivedendo la propria posizione sulla pena di morte trascinata dalla società civile, dal mondo laico, ma non ha ancora espresso una condanna morale della pena di morte. Afferma semplicemente che uno stato evoluto può farne a meno, se dispone di altri mezzi idonei…

La pena di morte è lecita, per la Chiesa Cattolica, magari inefficace ma lecita.

La macroscopica differenza tra l’indicazione dottrinale sull’immoralità dell’uccisione diretta e volontaria e l’ammissibilità della pena di morte, ricorrendo anche a inesistenti ipotesi di assoluta necessità, mi lascia supporre che siamo di fronte a un serio problema “politico.

La Chiesa nel rivedere le proprie posizioni etiche deve conciliare passato e presente, senza compromettere la propria granitica autorità e credibilità come interprete assoluto della verità.

Il brano del Catechismo che papa Francesco cita, lungi dal dimostrare la condanna della Chiesa Cattolica nei confronti della pena capitale, riconferma la posizione della Chiesa che si barcamena tra necessità d’innovazione e tradizione, non potendo e non volendo smentire le autorevoli voci ecclesiastiche che nel recente passato si sono espresse inequivocabilmente per l’ammissione della pena di morte.

La Chiesa non si presenta come struttura storico-sociale, frutto di un’epoca e di una civiltà, che sbaglia come qualsiasi altra organizzazione umana. La Chiesa non si pone in questi termini “storicistici” ma oltre la Storia e la Civiltà, oltre l’orizzonte storico-culturale, come interprete di verità oggettive assolute, e non relative.

La Chiesa si pone come interprete assoluta della verità rivelata, depositaria della legge divina, pretende di indicarci quali siano le leggi giuste e quelle ingiuste perché contrarie alla legge etica naturale e divina.

Come conciliare le nuove istanze etiche con le posizioni del passato senza smentire e sconfessare il magistero della Chiesa medesima?

Di qui l’esigenza di conciliare la condanna precisa e puntuale dell’omicidio con la possibilità di contemplare la pena di morte, limitandosi a raccomandarne l’uso limitato o possibilmente ad abolirla, senza giungere a una condanna chiara e definitiva, senza giungere a considerare “immorale” la pena di morte.

La dottrina della Chiesa da un lato ci indica la legge morale naturale da seguire e dall’altro pone la Chiesa stessa al livello della società civile nell’affrontare la questione della pena di morte: la conclusione è che l’aborto è immorale e viola la legge divina, la pena di morte no; l’omicidio, l’uccisione diretta e volontaria, è immorale ma la pena di morte non è considerata un’uccisione diretta e volontaria. Persino il suicidio merita una condanna precisa e severa, mentre nessuna condanna morale è stata espressa nei confronti della pena di morte.

La condanna della Chiesa Cattolica verso eutanasia e aborto si spinge sino a condannare le legislazioni degli Stati, i legislatori che disciplinano, ammettendole, tali pratiche, e quanti siano a diverso titolo coinvolti, ma mai nessuna condanna è stata espressa nei confronti di uno Stato o di una legislazione che contempli la pena capitale.

Infine, vorrei invitare tutti a considerare che nella realtà statunitense e nel sempre aperto dibattito americano sulla pena di morte i sostenitori della pena di morte sbandierano proprio le posizioni della Chiesa Cattolica per affermare che la pena di morte non è una bella cosa ma non è illecita sul piano etico e quindi è giustificabile sul piano giuridico.

Ben venga dunque la Chiesa Cattolica tra gli abolizionisti della pena di morte, ma forse è il caso che il Papa decida di  rivedere la dottrina perché sinora la posizione della Chiesa appare equivoca e opaca.

Correva l’anno 2004 quando il cardinale Ratzinger in viaggio negli USA incontrava i candidati antiabortisti alle elezioni politiche e affermava  “Non tutte le questioni morali hanno lo stesso peso morale dell’aborto e dell’eutanasia. Per esempio, se un cattolico fosse in disaccordo col Santo Padre sull’applicazione della pena capitale o sulla decisione di fare una guerra, egli non sarebbe da considerarsi per questa ragione indegno di presentarsi a ricevere la santa comunione. Mentre la Chiesa esorta le autorità civili a perseguire la pace, non la guerra, e ad esercitare discrezione e misericordia nell’applicare una pena a criminali, può tuttavia essere consentito prendere le armi per respingere un aggressore, o fare ricorso alla pena capitale. Ci può essere una legittima diversità di opinione anche tra i cattolici sul fare la guerra e sull’applicare la pena di morte, non però in alcun modo riguardo all’aborto e all’eutanasia”.

Il card. Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze, nel 2007 rilasciò a seguente dichiarazione: “L’abolizione della pena di morte è conforme al Vangelo e la Chiesa lavora con perseveranza in questo senso“. “La Chiesa – ha spiegato – ritiene che l’uccisione diretta di un innocente sia sempre un delitto. Ma non si sente di dire teoricamente che la pena di morte per gravissimi delitti e in alcune circostanze sia in contraddizione con il Vangelo“.  Il riferimento del cardinale è al Catechismo della Chiesa Cattolica che dieci anni fa lasciò uno spiraglio alla liceità della condanna capitale nel caso che non vi fosse altro modo per impedire il ripetersi di omicidi, ad esempio se in paese non ci sono carceri. “E’ nella linea del Vangelo – ha ripetuto Antonelli – lavorare perché non ci sia la pena di morte, ma bisogna essere prudenti e non assumere posizioni totalitarie“. (Fonte: AGI, 08/02/2007)

Queste due posizioni mi sembrano molto coerenti con la dottrina della Chiesa Cattolica.

Sul piano storico va ricordato che lo Stato della Chiesa ha praticato la pena capitale quando già da un secolo la società laica più avanzata proclamava la necessità di abolire tortura e pena capitale. La previsione della pena capitale fu espressamente reinserita nel 1929 nel neo-nato Stato Vaticano e abolita solo da Paolo VI.

L’ultimo pontefice che si espresse sostenendo la “cristianità” della pena capitale fu Pio XII in almeno due occasioni, nel 1952 e nel 1955.

Nonostante negli ultimi anni siano state promosse dal “mondo del relativismo etico” molte battaglie per l’abolizione della pena capitale e per la moratoria internazionale, non ricordo che la Santa Sede, presente anche all’ONU, abbia promosso o sostenuto le iniziative per abolire la pena di morte.

Ho atteso molto prima di scrivere questo intervento. Le parole del Papa, ripeto belle, coraggiose e chiare, sono state riprese da tutti i media ed ero curioso di verificare se da queste parole iniziava un approfondimento e un dibattito. Invece, come spesso succede, i media hanno svolto il loro compito di “riferitori” e tutto si è immediatamente spento. Così a livello mediatico passa l’immagine di una Chiesa che è contro la pena capitale, l’ergastolo, le pene detentive utilizzate come forma di tortura…

pena3Se papa Francesco vuole contribuire al superamento della pena capitale, forse è il caso che prenda in considerazione la necessità di rivedere i precetti espressi dal Catechismo, ben lontani da una condanna della pena capitale.

1 thoughts on “Papa Francesco contro l’ergastolo e la pena di morte?

  1. Un Papa può dire ciò che vuole dato che il Papa deve offrire un consiglio ai fedeli. In base alla mia teoria, la Chiesa Cattolica deve essere comunque distaccata dal governo e non deve imporre leggi fasciste in quanto se così facesse è diventata una Chiesa Cattolica arrogante che non comprende il suo funzionamento reale ed è divenuta corrotta con la legge. Secondo come la società dovrebbe funzionare, chi fa un aborto o decide di togliersi la vita, avrebbe in teoria scelto di non aderire ai principi cristiani che regolano anche l’esistenza della Costituzione. Questi elementi ribelli al consiglio dovrebbero ricadere nei pericoli sociali di chiunque ignora i principi cristiani che sono fondati sulle parole “non uccidere” e che non possono accettare il suicidio. A maggior ragione quando la gente decide di aderire a regole di una società non basata sull’etica morale, essi ricadono in ciò che può essere considerata una zona di giungla. Nella giungla tutto può succedere perché si sta decidendo di comportarsi come gli animali e nella giungla gli animali più forti dominano i più deboli. Un governo intelligente offre lo spazio necessario alle regole di tale giungla e chi ricade nella giungla rimane con poche difese, anche a livello di protezione legislativa ed esecutiva. Quando la Chiesa Cattolica diventa fascista può solo complicare questo bilancio delicato in quanto una Chiesa fascista che vuole risolvere tutto con la legge non lascerà posto alle conseguenze che gli esseri umani devono avere nella giungla. Nella giungla si entra, si impara e si può uscire anche vivi se si comprende in tempo quanto è pericolosa la giungla. Per esempio, un governo che applica la pena di morte avrebbe deciso di entrare nella giungla e dovrebbe essere governato da gente animalesca pronti ad accettare gli effetti della giungla anche a livello governativo. Se questo bilancio di causa ed effetto viene a mancare si sta optando per una Chiesa Cattolica protestante che presume di essere Cattolica ma non lo è in quanto applicano le parole “non uccidere” anche nella giungla e solo per presunzione di mettere il Vangelo davanti a tutto. Si rischia di formare la Chiesa magica. Le massonerie potrebbero essersi formate proprio per problemi di questo tipo. D’altronde se nel Vaticano c’è stata da molto tempo una Jeep a trasportare il Papa significa che l’intero Vaticano sta andando fuori strada.

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