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Che fine ha fatto il divorzio breve?

Divorzio breve? Insabbiato al Senato, parola di Alessandra Moretti.

Dopo l’approvazione alla Camera dei Deputati del Ddl n. 1504 che va sotto il nome di divorzio breve sono in tanti a chiedersi che fine abbia fatto quella riforma… Tra questi tanti, certamente le oltre 200.000 coppie che, non avendo ancora superato i prescritti tre anni di separazione legale, attendono di poter riconquistare lo status libero.

Soprassediamo sul dato che bisognerebbe più correttamente parlare di “separazione breve” e non di divorzio breve e sorvoliamo sul dato che a essere breve, caso mai, è il matrimonio e non certo il percorso per uscirne, sempre troppo lungo.

Voglio adesso soffermarmi su una riflessione “politica” sul tema. Lo spunto è offerto da quanto dichiarato da tanti estimatori del superamento del bicameralismo. Prendo come esempio quanto dichiarato da Alessandra Moretti, la quale ci spiega “Abbiamo visto con il divorzio breve come si blocca una legge a Palazzo Madama”.

Ci spiega la simpatica Moretti che “una norma di civiltà che rimette in linea con l`Europa, giace a Palazzo Madama in balia delle corrente di pensiero di qualche senatore. È il bicameralismo che ci riporta in questo pantano, vittime di un meccanismo dove non prevale l`interesse del paese. La modifica costituzionale darà più spazio, più velocità, più efficienza ad un paese che per progredire deve farlo anche sul terreno dei diritti sociale e civili”.

Moretti coglie la palla al balzo per rivendicare la bontà della riforma del Senato e il superamento del bicameralismo.

Premesso che sono assolutamente favorevole al superamento del bicameralismo e altrettanto assolutamente contrario a come stanno riformando il Senato e al modo in cui si afferma di superare il bicameralismo (in realtà sul tema famiglia, bioetica e sanità ogni provvedimento legislativo dovrà passare anche per il Senato, se la Camera non modificherà il testo licenziato), ritengo che l’affermazione della Moretti e di tanti altri politici custodisca una bella dose di illogicità e superficialità.

Il ragionamento proposto è: il Senato insabbia, rallenta, prevalgono i protagonismi, i veti ideologici.

Si tratta di affermazioni superficiali e banali e tutta la lettura degli avvenimenti politici appare grottesca.

Camera dei deputati e Senato hanno nei partiti la medesima fonte di reclutamento.

Pantano del bicameralismo? Interesse del paese? Ma i senatori di chi sono figli? Chi li ha selezionati e mandati in Senato? Non sono forse creature degli stessi partiti che esprimono i deputati?

Il Governo, in entrambe le Camere, è sostenuto dalla stessa maggioranza; anche se nulla vieta che ogni Camera abbia una maggioranza diversa, questo non si è mai verificato. Succede talvolta che su specifici provvedimenti si possano formare maggioranze differenti rispetto a quelle che sostengono stabilmente il Governo. In ogni caso, anche al Senato i gruppi parlamentari degli stessi partiti che hanno approvato alla Camera la riforma sono in grado di assicurare i voti necessari per la definitiva approvazione.

Quindi? Dove sta allora il problema?

Se alla Camera passa una legge che poi al Senato viene bloccata è esclusivamente perché così vogliono i partiti in un continuo gioco a rimpallare le questioni e i provvedimenti finché i partiti stessi non trovano un compromesso soddisfacente per tutelare gli interessi di bottega. Ogni tema è una occasione per contrattare e ridefinire gli equilibri di potere.

Se non esistesse il Senato, i partiti troverebbero un altro modo per condurre il medesimo gioco, come infatti stanno facendo prefigurando un Senato che, poiché sarà costituito da persone scelte da ciascun consiglio regionale, rischia di essere senza indirizzo politico e alla mercé degli ordini di partito e dei comitati d’affari che avranno sponsorizzato determinate nomine senatoriali.

Con il nuovo Senato si riproporrà la medesima logica attuale su una infinità di materie.

In ogni caso, additare il Senato come responsabile della lentezza legislativa è ridicolo giacché deputati e senatori sono scelti, candidati e nominati dai Partiti.

Certo, se abolissimo anche i parlamentari e decidessimo che ogni Partito, nella persona del segretario o portavoce, esprime un voto pari alla quota di voti che rappresenta… allora avremo accelerato tutto e trasformato il Parlamento in una sorta di Assemblea degli Azionisti.

Se siete interessati a questa moderna concezione della democrazia parlamentare potete leggerne i capisaldi e le ragioni ispiratrici in Incubo riforme.

Meno male che questo mese di agosto non è caldo come di consueto…

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