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Rivoluzione fiscale e mass media

AgenziaNel novembre del 2000 il Ministero delle Finanze – Dipartimento delle Entrate mi inviava, su mia richiesta, il PINCODEper poter presentare la dichiarazione dei redditi ed effettuare il pagamento delle imposte via Internet”.

Così in effetti ho fatto con pochissimi problemi, e quando ci sono stati erano dovuti all’incapacità dei legislatori di esprimersi in italiano.

Da molti anni nella mia area personale del sito l’Agenzia delle Entrate mi mette a disposizione il modello della dichiarazione dei redditi precompilato sulla base dei dati contenuti nella dichiarazione dell’anno precedente. Così, per esempio, non devo reinserire ogni anno i dati relativi alle detrazioni a me spettanti per la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione energetica degli edifici.

Quel che faccio io potrebbe farlo ogni contribuente ormai da molti anni.

Regolarmente scarico da internet le ricevute dei pagamenti effettuati e posso verificare a che punto è, per esempio, la pratica di rimborso delle imposte che riceverò sul mio conto bancario, i cui estremi ho comunicato online all’amministrazione finanziaria.

stampaQuel che i mass media presentano come una rivoluzione dell’attuale Esecutivo è quindi la semplice evoluzione di un servizio che per quanto ne so esiste dal 2000!

Saranno già inserite nel precompilato anche le spese mediche, gli interessi sul mutuo… vedremo ma francamente non è una gran cosa poiché non è certo inserire questi dati una gran difficoltà.

La domanda vera è chiedersi perché tutti parlano di una rivoluzione per qualcosa che esiste già da tempo.

Se ancora oggi pochi contribuenti si avvalgono dei servizi che l’Agenzia delle Entrate rende disponibili da tempo a tutti ciò è dovuto a

–         scarsa pubblicità data al servizio

–         timore verso la materia fiscale

–         conflitto d’interessi

Le tre ragioni indicate spesso coesistono e le prime due sono il prodotto voluto della terza: il conflitto d’interessi.

Negli anni gli esecutivi e i parlamenti hanno legiferato e legiferano in modo incomprensibile. Usano la lingua degli arroganti bravi di manzoniana memoria. Le istruzioni alla compilazione della dichiarazione dei redditi sono un percorso a ostacoli disseminato di trappole. Un esempio. Le spese mediche possono essere portate in detrazione dalle imposte e nella compilazione del modello vi viene chiesto di inserire il totale delle spese sostenute anche senza detrarre la quota non detraibile (euro 129,11): ci penserà il software a fare i calcoli. Anche le spese veterinarie sostenute per i vostri cari animali domestici possono essere detratte, ma in tal caso il quadro di compilazione non vi ricorda che esiste una quota non detraibile così se voi inserite il totale delle spese sostenute finirete per potarvi in detrazione una quota superiore a quanto nel vostro diritto. Ovviamente, se vi stupisce che le spese veterinarie abbiano un trattamento più favorevole rispetto a quelle sostenute per gli umani e leggete le istruzioni alla compilazione della dichiarazione dei redditi allora scoprirete che anche per le spese veterinarie c’è una quota di spese per la quale non spetta alcuna detrazione. Per due voci sostanzialmente analoghe presenti nello stesso quadro del modello dichiarativo sono inspiegabilmente utilizzate due logiche differenti.

Per non parlare delle spese sostenute per l’ampliamento della offerta formativa, tra le quali rientrano i viaggi d’istruzione. Le norme sono così poco chiare che molti contribuenti non detraggono le spese sostenute, molti CAF affermano – errando – che non possono essere detratte, molte Agenzie territoriali incorrono in errore contestando la detrazione, salvo poi riconoscere – norme alla mano – che hanno sbagliato.

Perché i legislatori e gli alti papaveri ministeriali non riescono a essere civili e continuano a scrivere le norme fiscali in una lingua nota solo a loro e spesso anche a loro incomprensibile?

La rivoluzione fiscale passa attraverso la scrittura delle norme fiscali in semplice e comprensibile italiano e senza rendere complicato ciò che in realtà è estremamente semplice.

Un lavoratore dipendente che partendo dal suo bel CUD deve detrarre spese mediche, aggiungere la rendita catastale, detrarre i contributi al SSN che versa con la polizza auto (quanti non detraggono questi contributi?), o altre spese detraibili non ha bisogno di alcun commercialista o di alcun CAF se solo superasse l’ormai atavica paura ad avvicinarsi alla materia fiscale. Potrebbe fare tutto da casa sua, via Internet perché l’annunciata rivoluzione esiste dall’inizio di questo millennio ma… Renzi non lo sa e con lui non lo sanno gli incompetenti “riferitori” che parlano e scrivono di materia che non conoscono.

Il conflitto d’interessi dei legislatori con la corporazione dei commercialisti e con i sindacati, da cui dipendono Patronati e CAF, continua a produrre una normativa fiscale inutilmente astrusa resa ancora più ostica dall’utilizzo di una lingua sconosciuta alla maggioranza dei cittadini.

Ogni anno circa 1 miliardo di euro passa dalle casse dello Stato a quelle dei patronati e dei CAF, emanazioni dei sindacati. Per erogare dei servizi, che dovrebbero essere garantiti da INPS, INAIL e Agenzia delle Entrate, e per aiutare i cittadini a compiere il proprio dovere di contribuente anziché far funzionare la macchina dello Stato e rendere semplice la normativa e gli adempimenti fiscali… si regala un miliardo di euro a Patronati e CAF per svolgere un servizio sul quale alcun ministro del Lavoro o dell’Economia ha mai svolto un controllo, anche solo per verificare la qualità del servizio erogato.

Forse, se davvero volessimo portare avanti la rivoluzione fiscale, già da anni in modo quasi clandestino avvenuta, potremmo iniziare anche dalla scuola dell’obbligo. Compito della scuola dell’obbligo è anche formare il cittadino e prepararlo all’inserimento nella società degli “adulti”. Trasmettere nozioni fiscali, insegnare un rapporto “umano” con il fisco probabilmente aiuterebbe ad avere cittadini più preparati, responsabili e consapevoli, ma soprattutto a superare quella diffidenza verso la materia fiscale che ancora è molto diffusa tra i cittadini.

Però da giorni i mass media ci annunciano la rivoluzione prossima ventura.

Peccato che la rivoluzione non c’è e non ci sarà perché c’è già. Se semplicemente ogni contribuente volesse potrebbe svolgere tutte le pratiche fiscali online e riceverebbe ogni anno il precompilato. Anche se il contribuente si avvale di un intermediario (un CAF, per esempio) per trasmettere la dichiarazione dei redditi, potrebbe già adesso disporre del modello dichiarativo precompilato… già, il fantomatico servizio dei CAF sulla cui qualità tutti tacciono.

Il vero cambiamento è quindi che forse l’Esecutivo intende agire sulle posizioni di rendita che da anni parassitariamente ingrassano la macchina sindacale, senza alcun controllo e verifica. Se sarà così ci saranno presto i fuochi d’artificio da parte delle organizzazioni sindacali.

I “riferitori”, come dovrebbero essere chiamati quasi tutti i giornalisti poiché si limitano a riferirci quel che altri hanno detto o a ricopiare i comunicati stampa che ricevono, ci parlano del nulla perché non conoscono ciò di cui scrivono e parlano o per semplice servilismo nei confronti del potere.

Se esistesse un briciolo d’informazione, quanto dall’Esecutivo è spacciato per rivoluzione sarebbe denunciato per quel che è: una gigantesca bufala, una supercazzola con scappellamento a sinistra, centro e destra!

La rivoluzione fiscale giungerà a compimento solo quando le norme saranno scritte in italiano, le istruzioni alla compilazione della dichiarazione dei redditi saranno scritte in modo comprensibile, le procedure fiscali alleggerite dagli inutili orpelli e fronzoli che adesso le rendono complesse.

Tutto il resto è un pastone buono per i servizievoli e incompetenti riferitori, al secolo giornalisti.

La crisi di rappresentanza è anche crisi di rappresentazione.

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