E c’è ancora… adesso vi racconto la storia.
Fruffrù è un giovane Stato baciato dal sole.
In alto grandi occhioni blu e una corona di vette innevate. Scendendo, una lussureggiante pianura attraversata da un placido e generoso fiume e poi dolci colline, coste dai fondali cristallini, città armoniose e monumenti invidiati in tutta la galassia.
I suoi abitanti si chiamano fruffruttini; sono amabili, gioviali, fantasiosi; amano la bella vita, il buon cibo e il buon bere.
Un po’ pasticcioni e fatalisti; sanno divertirsi e godersi la vita, ma sono anche grandi lavoratori dotati di notevole creatività.
Un popolo di poeti, birbanti, artisti, navigati politici e mignottoni.
Il mignottone non è l’esercente l’antica professione sulla via del pensionamento, incarna uno stato dell’animo, un modo di essere e consumare la vita.
Il mignottone ha un solo progetto: se stesso, l’appagamento del proprio insaziabile ego.
Per realizzare il proprio progetto, il mignottone è sempre pronto ad affermare tutto e il contrario di tutto; qualsiasi cosa sia funzionale all’affermazione del proprio personale interesse è subito con entusiasmo abbracciata dal mignottone.
Per soddisfare la personale bramosia di potere il mignottone può sacrificare qualsiasi cosa, mamma compresa.
E’ pronto a scendere a patti con chiunque per consolidare il proprio potere, anche con criminali e corrotti.
I mignottoni sono presenti in ogni settore: amministrazione pubblica, magistratura, giornalismo, università, clero, professioni varie ma soprattutto in politica.
I mignottoni politici sono molto generosi con la ricchezza altrui; procurano favori e affari agli assistiti in cambio di consenso e utilità varie.
Nella sua giovane esistenza Fruffrù è stata governata da pochi bravi fruffruttini e da tanti mignottoni; uno in particolare resse per quattro lustri.
Fu molto amato e odiato; fece anche cose buone ma con metodi inaccettabili: violenza, sopraffazione, negazione dei diritti individuali, repressione degli oppositori furono gli strumenti per affermare le proprie decisioni e infine condusse i miti fruffruttini a una rovinosa guerra che lasciò il Paese nella devastazione.
Seguirono nuovi regimi dominati da altri fruffuttini che si alternavano continuamente al potere. Prevalsero quasi sempre i mignottoni. Sempre pronti ad autoassolversi in base alla regola criminale che il fine giustifica i mezzi.
Il potere in Fruffrù è gestito da Associazioni private di Fruffruttini chiamate Clan.
Ogni fruffruttino può fondare un Clan e chiedere il voto ai fruffruttini, in base alle regole stabilite dai Clan già al potere.
In apparenza un sistema molto democratico, ma in realtà vige un trattamento differenziato tra i Clan al potere e i nuovi Clan che si costituiscono e ambiscono a entrare in Assemblea.
Ogni Clan in base a quanti voti raccoglie ha la facoltà di nominare dei Paggi nell’Assemblea dei fruffruttini.
I Paggi parlano, parlano, parlano…
Discutono da decenni sempre delle stesse tematiche senza mai risolvere un problema.
Le decisioni vere sono prese dai Capi Clan fuori dall’Assemblea: si accordano, si dividono il bottino, si distribuiscono tra loro i posti di comando…
Da decenni si discute di riforme dello stato, della giustizia, della scuola, della pubblica amministrazione, di lotta alla criminalità e alla corruzione…
I fruffruttini sono sempre più delusi, amareggiati, sconfortati.
Tutto peggiora e non si viene mai a capo di nulla.
La situazione è drammatica.
Sono passati decenni da quando un fruffruttino molto amato disse: “I clan hanno occupato Fruffrù e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al clan che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti”.
La corruzione e la criminalità dilaga; manca il lavoro e la ricchezza prodotta dai fruffruttini è giorno per giorno dilapidata.
Aumentano costantemente i fruffruttini che non si sentono rappresentati dall’Assemblea e non si fidano dei Clan.
Anche nel Paese di Fruffrù ci sono i Giudici e un bel giorno una tempesta giudiziaria spazzò via tanti mignottoni dalla scena politica.
Sembrava che Fruffrù dovesse rinascere, ma fu tutta una illusione perché i Clan si riorganizzarono e perfezionarono il sistema di potere per continuare impunemente in quel che sapevano fare meglio: depredare i fruffruttini dei frutti del loro lavoro.
I Clan dormivano sugli allori; pensavano di aver gabbato i fruffruttini e non si resero conto che avevano creato le condizioni perché un parvenu potesse impadronirsi del potere.
Così in effetti successe.
I Clan sconfitti scoprirono allora che esisteva il problema dell’informazione, ma le leggi sul sistema informativo le avevano fatte loro.
Scoprirono che esisteva il problema del conflitto d’interessi, ma sempre loro non avevano mai fatto nulla per gestire il conflitto d’interessi.
Sinora era successo che gli industriali, i palazzinari, la grande finanza si appoggiavano ai Clan per tutelare i propri interessi; i Clan non avevano preso in considerazione che un industriale potesse decidere di mettersi in proprio e curare i propri interessi da sé impadronendosi della stanza dei bottoni di Fruffrù, del Palazzo come l’aveva chiamato un poeta fruffruttino.
Insomma i Clan avevano creato un mostro che rischiava di divorare il complesso sistema di corporazioni, clientele e relazioni affaristiche su cui si reggeva la gestione del potere.
Il nuovo Clan rischiava di fare cappotto lasciando a bocca asciutta tutti gli altri.
Tra i vecchi Clan e il nuovo Clan iniziò una lunga battaglia non per cambiare le regole e far prosperare Fruffrù ma per la conquista del potere.
Tutti attendevano lo showdown tra i vecchi mignottoni e i nuovi mignottoni, ma prima che questo succedesse irruppe sulla scena un nuovo strano folletto fruffruttino.
Un giorno un folletto fruffruttino decise che era giunto il momento di dire BASTA!
Andò in giro per tutto il Paese a ripetere che l’Assemblea dei Fruffruttini non rappresentava i fruffruttini ma solo i Clan costantemente in guerra tra loro per impossessarsi delle risorse del Paese. Una guerra tra bande stava distruggendo il favoloso Paese di Fruffrù.
I mignottoni in Assemblea aumentavano e la loro qualità era sempre più scadente; i Paggi selezionati dai Clan erano sempre più mediocri, sino a giungere spesso a livelli di insopportabile oscenità.
Il folletto fruffruttino fondò un nuovo Clan promettendo che sarebbero stati i fruffruttini stessi a scegliere chi mandare in Assemblea e questi delegati avrebbero agito sulla base delle scelte effettuate dai fruffruttini stessi.
In Assemblea però riuscirono a fare ben poco perché tutto era deciso fuori dall’Assemblea dai Clan.
Dopo un ennesimo cambio di guardia al governo deciso dal Clan più numeroso, in vista delle nuove elezioni il folletto fruffruttino dichiarò a tutti:
“l’Assemblea è un covo di mignottoni agli ordini dei Clan ai quali devono la poltrona. Bene, allora noi riempirero l’Assemblea di mignotte professioniste così con loro dovranno fare i conti mentre noi nel Paese organizzeremo dei comitati di igiene pubblica per farla finita con l’occupazione di Fruffrù da parte dei Clan”.
Così promise e così fece.
Coloro che da decenni non votavano, coloro che dicevano sempre “i politici sono tutti dei ladri” si rianimarono, trovarono in questa proposta la loro possibilità di riscatto e rivalsa.
La voglia distruttiva e di farla finita galvanizzava moltitudini di fruffruttini: vendetta avrò! Gridavano i fruffruttini.
In televisione i conduttori non sapevano cosa fare; si presentavano mignotte di tutti i tipi a confrontarsi con i boss dei diversi Clan.
Le piazze erano gremite di fruffruttini smaniosi; finalmente non ti davano solo pasta in cambia di voti: “Più pilu per tutti” era diventata una realtà!
Per parità di genere in lista c’erano anche mignotti, prestanti e disponibili.
L’affluenza alle urne fu altissima e il Clan della Mignotta prese la maggioranza dei voti.
Fu la rappresentazione plastica “del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni” da decenni invano denunciato.
E tutto andò a puttane.
Ma questa è un’altra storia.
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