L’iniquità fiscale si materializza in tanti modi ma sostanzialmente tutti riconducibili a due grandi categorie:
• procedure arzigogolate, complesse e oppressive
• entità impositiva spropositata e contraria al principio di progressività e proporzionalità.
Provo a esporre un caso concreto per dimostrare l’assunto enunciato.
Venerdì 6 dicembre ricevo a casa con posta ordinaria la comunicazione del Comune per il pagamento della TARES. La scadenza indicata di pagamento è il 30 novembre. Al l’avviso di pagamento è allegato un modello F24 semplificato compilato in modo incompleto. E’ indicato che il pagamento si effettua tramite modello F24, che moltissimi italiani non sanno cosa sia, ma non è indicato dove si paga, con quali strumenti e modalità: si può rateizzare? Si può compensare con altri crediti? Non sono indicate le sanzioni in caso di omesso, ritardato o incompleto pagamento. In poche parole un avviso di pagamento che fa carta straccia di tutti i diritti del contribuente e che ha il valore della carta straccia.
Telefono alla Ragioneria del Comune e carinamente mi spiegano che posso pagare fino al 16 dicembre senza alcuna sanzione, bontà loro. Alla domanda se posso pagare in compensazione con crediti IRPEF la risposta è “non lo so, non è compito mio questo; provi a chiedere al suo commercialista o all’agenzia delle entrate”.
Questi sono i risultati di un modo delirante e demenziale di legiferare e gestire la cosa pubblica.
La democrazia soffre e muore per volontà anche di una pubblica amministrazione che ha comportamenti vessatori nei confronti del cittadino e che non si pone al servizio del cittadino.
Pagare le tasse è un dovere ma chi ha il potere di imporre le tasse ha il dovere di farlo in modo civile, giuridicamente corretto, nel rispetto delle leggi e dei diritti costituzionali del cittadino. Se non è così lo Stato finisce per comportarsi in modo camorristico.
Le norme non sono chiare e il cittadino che vorrebbe fare il proprio dovere è costretto a vagare sul tabellone del gioco dell’oca come una stupida pedina in balia dell’alea dei dadi. Quando ti rivolgi alla pubblica amministrazione con un quesito chiaro e preciso di norma porti a casa risposte vaghe, imprecise, incomplete, errate.
Nel mio caso mi sono sentito già contento e soddisfatto perché sono stato trattato in modo formalmente educato; anche questa è già una fortuna perché in Italia chiunque si senta investito di un qualsiasi potere assume l’arroganza di don Rodrigo, che si tratti di un parcheggiatore abusivo o di un parlamentare.
Il secondo punto dell’iniquità: la violazione del principio di progressività e proporzionalità.
Senza entrare in eccessivi dettagli tecnici, prendo come riferimento un parametro della TARES facilmente comprensibile a tutti. La TARES è la Tariffa comunale sui rifiuti e servizi, composta da una parte fissa calcolata sulla superficie catastale, una parte variabile calcolata sul numero degli occupanti l’immobile, una maggiorazione per finanziare i servizi indivisibili e infine l’immancabile tributo provinciale.
La maggiorazione è pari a € 0,30 per mq (mq sta per metro quadro, nel caso qualche legislatore leggesse questo modesto scritto) per i cosiddetti servizi indivisibili: illuminazione pubblica, polizia locale, verde pubblico, manutenzione delle strade, l’anagrafe… insomma tutti quei servizi che non sono erogati su domanda individuale (come il trasporto scolastico, per esempio) ma erogati genericamente alla collettività, non necessariamente o non esclusivamente residente (del verde pubblico e dell’illuminazione godono anche coloro che sono di passaggio ). Una puntuale elencazione dei servizi da finanziare con questa maggiorazione sarebbe stata gradita, giusto per rispetto del cittadino a cui si prelevano forzosamente dei quattrini. La maggiorazione può da ciascun Comune essere elevata a € 0,40 a mq, magari perché il fratello del sindaco è un fiorista e la piazza comunale è ogni giorno ingentilita con gradevoli e profumati fiori, che come tutti sappiamo costano non poco.
Non si comprende perché sia stata presa come base di calcolo l’unità di misura del metro quadro e non per esempio il numero delle lettere che compongono il nome del contribuente o la sua altezza, età…
Non esiste infatti alcuna relazione tra mq e servizi indivisibili da finanziare con tale maggiorazione e non c’è nemmeno progressività poiché il mq non è unità di valore. Possedere 100 mq in periferia non è come possedere 100 mq con vista sul Duomo di Milano, siamo d’accordo?
Moltissime famiglie non hanno il privilegio di avere illuminazione pubblica. Moltissime famiglie per raggiungere casa devono zigzagare tra buche di antica memoria perché le strade sotto casa non sono mai state asfaltate. Moltissime famiglie devono trasportare i rifiuti ai cassonetti disseminati senza criterio in varie zone del territorio comunale; così occorrerà fare diverse tappe in base al tipo di rifiuto da riporre con garbo nei cassonetti. Chi vive in campagna ha solitamente spazi abitativi superiori a chi vive in appartamenti di città ma ben diversa è la fruizione dei servizi indivisibili.
La stessa quota fissa della TARES è calcolata sulla superficie catastale. In sostanza la tassazione è per la parte nettamente preponderante basata sul numero di mq di cui si dispone e prescinde dal numero dei produttori di rifiuti, dall’entità dei rifiuti prodotti, dalla erogazione effettiva dei servizi indivisibili.
Una persona che vive da sola in 200 mq produce più rifiuti di una persona che abita in 50 mq? Disporre di una maggiore superficie significa automaticamente avere più capacità contributiva?
Oltre a non rispettare il principio di progressività, non è rispettato nemmeno il criterio della proporzionalità tra servizi fruiti e imposizione fiscale.
I legislatori hanno fatto una scelta arbitraria, irragionevole e stupida che viola ogni principio costituzionale in materia fiscale e di equità.
Lo Stato, da sempre criminogeno, ormai procede spedito sulla strada criminale: la camorra diventa sempre più un competitor.