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Presidente, prima la legge elettorale

Gentile signor Presidente,

le esprimo il mio disaccordo rispetto all’annunciato percorso di riforme istituzionali e alla legittimazione che lei sta offrendo a questo percorso.

Lei ha lunga esperienza istituzionale; io posseggo solo una singola quota di “sovranità popolare”, che avverto svilita da un sistema elettorale che con la democrazia condivide solo il rito del voto.

I partiti si sono sostituiti al corpo elettorale nella selezione dei candidati che piazzano in Parlamento. La presenza in Parlamento dipende esclusivamente dal partito che ha piazzato il candidato in una lista bloccata; mi chiedo come possa un parlamentare rappresentare la Nazione.

I Partiti non sono organizzati in modo democratico e la loro gestione non conosce trasparenza nei processi decisionali.

L’art. 49 della Costituzione, sebbene vago, non è stato mai attuato; così i Partiti, che detengono il monopolio della politica nelle Istituzioni, sono semplici associazioni private, spesso personali, talvolta affaristiche, in ogni caso lontane da essere strumenti organizzativi a disposizione dei cittadini per partecipare alla vita politica.

Mi sembra corretto affermare che il Parlamento è l’assemblea dei rappresentanti dei Partiti e non l’assemblea dei rappresentanti del popolo sovrano.

La legge elettorale è stata pesantemente censurata dalla Corte di Cassazione con argomentazioni condivisibili e identiche a quelle espresse dai tanti critici del porcellum. A breve spetterà alla Corte Costituzionale esprimersi.

In queste condizioni trovo irresponsabile che Governo e Parlamento non considerino urgente approntare una legge elettorale che superi le censure della Cassazione, senza attendere che si pronunci la Corte Costituzionale. Le ragioni di questo mio convincimento sono semplici.

La Corte Costituzionale potrebbe decidere per l’inammissibilità della questione di legittimità costituzionale posta, ma si tratterebbe di una scelta politica, nel senso nobile del termine, che nulla toglierebbe alla fondatezza sostanziale dei rilievi della Cassazione. In caso di pronunciamento, ritengo improbabile che la Corte Costituzionale possa “assolvere” il porcellum.

Perché attendere il pronunciamento della Corte che potrebbe “certificarel’esistenza di un Parlamento privo di legittimità costituzionale? Sarebbe imbarazzante.

Questo stesso parlamento ambisce al ruolo costituente: vorrebbe disegnare un nuovo assetto istituzionale con una procedura speciale affidata a un Comitato di 40 persone che, ancora una volta, sono solo ambasciatori dei partiti. Addirittura c’è chi ritiene necessario cambiare le regole con cui lei è stato eletto per evitare che si ripeta quanto avvenuto nelle elezioni del “nuovo Presidente della Repubblica”. Brutta cosa attribuire alle regole ciò che dipende esclusivamente dalla propria inadeguatezza, considerato che sono i Partiti che hanno scelto e nominato i giocatori trasformati in “grandi elettori.

Pur consapevole che l’art. 138 della Cost. prevede la revisione costituzionale, ritengo che revisione sia concetto più affine a manutenzione che non a nuovo assetto istituzionale. Anche sotto questo profilo non mi convince il percorso intrapreso.

Altamente probabile che si perda ancora una volta tempo prezioso; nel caso si arrivasse a un risultato sarebbe in ogni caso alto il rischio del fallimento, perché quando i mezzi non sono coerenti con il fine è improbabile che si costruisca qualcosa di valido e duraturo.

Non ci sono dubbi che nella attuale Costituzione ci sono limiti, già chiari ai Costituenti che non hanno trovato un punto di equilibrio più avanzato; ma in questi decenni troppi legislatori si sono cimentati nel progressivo svuotamento della Costituzione.

Se il governo dovesse perdere la fiducia, ipotesi tutt’altro che remota, si rischierebbe di andare al voto con il porcellum, magari grossolanamente rivisto.

Per tutte queste ragioni considero una priorità l’approvazione di una nuova  legge elettorale, per ridare dignità al voto e alla sovranità popolare. Contemporaneamente bisognerebbe attuare l’art. 49 della Costituzione perché i partiti siano organizzati con metodi democratici e procedure trasparenti: è dal 1946 che attendiamo (ho riletto recentemente i discorsi di Calamandrei in Assemblea Costituente; li ho trovati di sorprendente attualità).

Fatti questi due passaggi, si potrebbe guardare con più fiducia a un percorso costituzionale intrapreso da questa classe politica. Ma in queste condizioni, perché dovremmo avere fiducia? Abbiamo il dovere di diffidare.

Con cordialità e affetto.

Questo intervento è stato trasmesso al Presidente della Repubblica tramite il servizio webmail del sito http://www.quirinale.it

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