La violenza che accompagna l’evento sportivo è una delle più odiose forme di violenza. Chi in nome dello sport aggredisce e devasta va trattato come un eversore dell’ordine sociale perché è un eversore. La violenza ammantata da motivazioni sportive è la negazione dei valori sociali e civili che, in una gara sportiva, s’incarnano nel confronto tra abilità fisiche.
Provate a immaginare se durante una trasmissione televisiva il pubblico invadesse il palcoscenico e cominciasse a menare fendenti a un ospite della trasmissione. O se durante un comizio, l’oratore fosse aggredito da oppositori politici. Parleremmo di squadrismo, attentato alle libertà costituzionali… Ebbene, in uno stadio non avviene forse la stessa cosa?
Ma noi siamo indulgenti, comprendiamo gli eccessi del tifo e così si asseconda e giustifica la violenza. Nessuna indulgenza, anzi si applichino sempre e in ogni caso le aggravanti specifiche e generiche. Il tifoso violento cancella col suo gesto la ragione stessa dell’essere “animale sociale”; l’unica sua finalità è sfogare l’aggressività, il cinismo; è la negazione di ogni valore culturale.
La “civiltà della violenza”, che si manifesta nella primordiale e primitiva necessità di dividere il mondo in “amici” e “nemici”, produce le tragedie che accompagnano troppo spesso gli eventi sportivi, con l’inevitabile corollario di polemiche, altre violenze, fiumi di accuse, rivendicazioni e dichiarazioni. Possiamo discutere sino alla nausea su colpe e responsabilità in ogni tragico avvenimento, ma non servirà a nulla se non ci sarà un rifiuto intransigente di ogni forma di comprensione nei confronti degli eccessi delle tifoserie: veri e propri attentati alla convivenza civile che nulla hanno da spartire con lo sport. Terrorismo pre-politico più grave e insidioso del cosiddetto terrorismo politico.
Serve un radicale cambiamento culturale e politico.
Troppo spesso c’è un atteggiamento minimalista che derubrica la violenza legata ad eventi sportivi a semplici “eccessi dei tifosi”.
Troppo spesso gli stadi sono considerati utili per sfogare le tensioni sociali, giusto perché non siano indirizzate verso altri obiettivi, finendo così per trasformare lo sport in una grottesca caricatura della società e dei conflitti sociali. Il tifo si carica così di valenze politiche ed eversive, favorendo i frequenti collegamenti tra ultrà e frange estremiste politiche che teorizzano l’odio razziale, l’uso politico della violenza, l’eversione terroristica in senso classico.
Bisogna ripudiare l’uso della violenza. Bisogna affermare il principio che nessuno può disporre della vita, dei beni e dei diritti altrui. Bisogna finirla con l’idea malsana che chiunque abbia qualcosa da dire o qualche motivo di protesta sia autorizzato a ricorrere alla sopraffazione sugli altri.
Un arbitraggio sbagliato o discutibile, una deludente prestazione sportiva non possono essere il pretesto per trasformare una città in un campo di battaglia.
Le regole devono essere fatte rispettare e chi le viola deve assumersi la responsabilità dei propri gesti senza sconti e giustificazioni.
La violenza va punita da qualunque parte provenga.
Perfettamente d’accordo. No alla violenza! ?……pero pensavo….ma cosa si pretende da uno Stato che fino a pochi anni fa legittimava il delitto d’onore? ……oggi preferisce tutto sommato che parte di noi scarichi le tensioni quotidiane allo stadio….e giustifica con ore di trasmissioni e salotti a parlarne con ipocriia. Non interessa risolvere il problema! Meglio giocare ai cervelli spenti che noi intanto vi fottiamo meglio. Viva il Paese che dorme….che quando si sveglia ci tocca giocare a governare!
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Sembra che non interessi risolvere alcun problema dato che tutti i problemi di cui discutiamo oggi sono vecchi di decenni…
Sì, c’è stata e c’è tuttora molta accondiscendenza verso la violenza, soprattutto verso quella direttamente imputabile alle Istituzioni dello Stato.
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