A rendere possibile l’ascesa di Berlusconi fu una legge elettorale (il mattarellum) e il sistema televisivo duo-polistico: entrambi prodotti della partitocrazia. Il duopolio televisivo fu voluto dalla partitocrazia pur di non mollare il controllo totale sulla RAI-TV. I sopravvissuti a tangentopoli illusero gli italiani che si apriva una nuova era, la seconda repubblica, per virtù della sola legge elettorale che lasciava immutato il sistema politico consociativo che, con la lottizzazione e la spartizione sistematica, aveva reso possibile il dilagare della corruzione e del malaffare.
La legge elettorale offrì a uno sveglio come mister B. l’opportunità di fare una duplice alleanza mettendo insieme l’inconciliabile: al nord la Lega con Forza Italia e con la diaspora di una parte di socialisti, democristiani e storici alleati laici; al sud Forza Italia e il MSI-AN. Le seconde file dei sopravvissuti a tangentopoli, con la loro gioiosa macchina da guerra, non avevano pensato a un’ipotesi simile. E rimasero con le pive nel sacco. Poi dovettero arrangiarsi a mettere insieme un’armata Brancaleone per conquistare il potere. Ci riuscirono, nel 1996, e con 3 Presidenti del Consiglio ressero pure per 5 anni (ci riuscirono perché l’alleanza del 1994 non si poté ricostituire nel ’96 per l’indisponibilità della Lega, giusto per non dimenticare). I vincitori del ’96 si guardarono bene dal toccare e risolvere una sola delle tante questioni che indicavano come vulnus per la democrazia; evidentemente, preferirono salvare il sistema partitocratico anche se questo comportava il rischio di riconsegnare il Paese nelle mani del demone mister B.
Gioco facile, dunque, per Berlusconi dire nel 2001 e ripetere nel 2008 e adesso, in vista delle prossime elezioni per le quali ha già iniziato la campagna elettorale, “che cazzo volete? Mi avete riconsegnato il sistema esattamente come l’avevo lasciato e pretendete che io non faccia ciò che mi torna utile? Me ne avete offerto l’opportunità e adesso cosa pretendete! Ma siete sciocchi, pardon, coglioni (che poi è la stessa cosa)?”
Così, oggi ci ritroviamo sostanzialmente al palo, all’incirca con lo stesso sbigottimento del 1994, ma in un contesto più complicato per la crisi del sistema economico consumistico-produttivo e per la nascita di un terzo competitor, il Movimento 5Stelle, che si aggiunge ai due blocchi maggiori e agli immancabili piccoli satelliti.
Forse, se non altro per ragioni anagrafiche, avremo la sfortunata fortuna di liberarci di Berlusconi prima che passi mezzo secolo, tanto durò l’egemonia democristiana… ma se non la smettiamo di occuparci di Berlusconi non rimuoveremo una sola delle cause che hanno prodotto l’attuale stato di cose e allora ne vedremo di belle (ecco perché sfortunata fortuna…). DICIANNOVE anni sono stati già persi senza nulla fare; vogliamo cominciare a comprendere perché è successo quel che è successo? a chi appartengono le reali responsabilità, senza sconti e alibi per nessuno?
Berlusconi è il prodotto dei problemi dell’Italia e non la causa dei problemi che, non aiuta a superare anzi li aggrava, ma senza dubbio ha anche fatto di tutto per renderceli evidenti. Allora, è giunto il momento di renderci conto che, ci piaccia o meno, Berlusconi è il leader di una variegata coalizione di centro destra che riesce in un modo o nell’altro a tenere insieme e a coagulare svariati milioni di elettori che, evidentemente, temono maggiormente le ricette proposte dal centro-sinistra o perché non sono convincenti o perché la squadra che si contrappone da sempre al centro-destra non ha dimostrato di essere credibile nella rimozione dei problemi addebitati a Berlusconi e alla sua coalizione. Una parte degli italiani in sostanza ritiene che tra un originale e una copia sia pur sempre meglio l’originale. Fuor di metafora, il centro-sinistra non ha dimostrato di essere alternativo al centro-destra ma un competitor per la conquista del potere, come una squadra di calcio compete con l’altra non per cambiare le regole del calcio, ma per vincere.
Serve la consapevolezza che Berlusconi non è il male dell’Italia ma il prodotto di un’Italia malata. Da questa malattia si può guarire solo attraverso un duro lavoro che parta dalla base. Prima assoluta necessità, liberarci da coloro che hanno dissipato il patrimonio della cultura laica, riformista, liberal-socialista, democratica. Inutile rimproverare a Berlusconi di essere Berlusconi.
Non è una questione di persone, ma una questione di regole. Regole talvolta fumose, talaltra generiche, spesso completamente assenti che hanno offerto l’opportunità a un manipolo di persone di occupare le istituzioni. Oggi sono persone diverse da quelle di ieri, ma il “sistema” è lo stesso.
Democrazia svilita a oligarchia.
Berlusconi ci ha insegnato una cosa fondamentale: quando non puoi più affidarti agli altri per tutelare i tuoi interessi devi scendere in campo in prima persona. Se vogliamo che qualcosa cambi occorre acquisire la consapevolezza che dipende solo da noi: non possiamo delegare nessuno per la tutela dei nostri interessi e del nostro futuro, tanto più in questo sistema che è la negazione della democrazia rappresentativa. Non resta altro da fare che scendere in campo, sporcandoci le mani con l’odiata politica.