Il presidente Napolitano ha istituito due comitati formati da personalità da lui selezionate (con criteri oggettivi, ci assicurano) per individuare proposte programmatiche in materia istituzionale e in materia economico-sociale ed europea. Nel primo gruppo, di carattere politico-istituzionale: il prof. Valerio Onida, il sen. Mario Mauro, il sen. Gaetano Quagliariello e il prof. Luciano Violante. Nel secondo, dal profilo economico-sociale: il prof. Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, il prof. Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato; il dottor Salvatore Rossi, membro del Direttorio della Banca d’Italia, l’on. Giancarlo Giorgietti e il sen. Filippo Bubbico, presidenti delle Commissioni speciali operanti alla Camera e al Senato, e il ministro Enzo Moavero Milanesi.
Sebbene alcune di queste persone ai miei occhi brillino per mediocrità politica e altre siano eccelse nell’inefficienza burocratica, non voglio fare una disanima delle biografie di queste personalità (per cortesia, non chiamiamoli “saggi”): ritenendo i comitati una soluzione utile per uscire dallo stallo politico, evidente che il Presidente abbia cercato personalità funzionali alla soluzione da lui intravista.
Mi interessa invece comprendere il senso della soluzione proposta.
Dopo decenni di interminabili discussioni sui temi istituzionali, tutti sanno cosa serve al Paese: assolutamente inutili i comitati di personalità o di salute pubblica. Da decenni si sprecano le proposte, le bozze, i disegni di legge… Perché non è stato fatto nulla? Molti preferiscono trincerarsi dietro facili bersagli (ha già iniziato il migliore dei dieci, Onida) per non affrontare i nodi veri. Per chiarezza, affermare la priorità della riforma della legge elettorale è una banalità: questa legge elettorale è figlia della Costituzione ed è compatibile con la Costituzione. Quindi, è la Costituzione che sta dimostrando tutta la fragilità della propria architettura per il semplice motivo che tra i Costituenti non prevalsero coraggio, lungimiranza e consapevolezza della propria funzione storica. Non a caso del problema della governabilità si dibatte da quando è nata la Repubblica. Ricordate la riforma elettorale del 1953? Se si continua ad alimentare l’insopportabile retorica è chiaro che non c’è la volontà di risolvere i problemi. Abbiamo così sistemato il comitato istituzionale.
Riguardo al comitato economico-sociale… Da quanti decenni discutiamo di riforma della giustizia. Oppure di liberalizzazioni. O ancora di mercato del lavoro. Di riforma del welfare. Di rilancio della competitività e della produttività. Di riforma della pubblica amministrazione… Volete davvero credere che per decenni si sia discusso a vuoto e adesso arrivano “i magnifici sei” e individueranno proposte nuove, innovative, geniali che folgoreranno le forze politiche e in un impeto irrefrenabile di modernismo e riformismo daranno vita a un esecutivo che ci invidieranno persino… in Congo? Un po’ di serietà! Babbo Natale è tornato a casa e anche la Befana.
La finalità di questi comitati è mettere da parte i protagonisti della campagna elettorale e fare entrare in gioco le seconde file e i panchinari dei partiti tradizionali che, con l’ausilio di esperti conoscitori della inefficiente macchina pubblica, sono più interessati a trovare le merci da barattare per formare un governo e dare vita a questa legislatura.
Monti, Maroni, Berlusconi e Bersani sanno benissimo che se si torna a votare per qualcuno di loro è la fine certificata. Non quella evocata da Grillo “siete morti” ma quella vera ratificata dal voto.
Monti sparisce, come è giusto che sia perché ha dimostrato di non capire una mazza di politica.
La Lega perderebbe molti parlamentari e ciò renderebbe più difficile il progetto sbandierato agli elettori: la macro-regione del nord.
Il PD perderebbe molti voti: un po’ perché questo riesce facile alla sinistra bravissima a dilaniarsi su cazzate e su speculazioni filosofiche intorno al concetto di sinistra; un po’ perché ha gestito malissimo prima la campagna elettorale e ancor più il dopo voto.
Lo showdown sarà tra Berlusconi e Grillo.
L’unica speranza per il PD è il discreto numero di elettori del M5S che hanno votato per protesta ma non ipotizzavano un risultato così consistente e adesso temono di essere governati da una squadra che si sta dimostrando grillodipendente: potrà questa forza politica portarci verso una democrazia compiuta e rinnovare il Paese? O è più facile che ci porti verso una oligarchia in stile vecchia DC senza avere la cultura dei notabili democristiani? Prevarrà la voglia di cambiamento o saranno sopraffatti dalla forza corruttiva del potere? Lo sapremo vivendo.
Chi più delle seconde file politiche ha interesse che la legislatura non muoia subito?
Poiché tanti sono consapevoli che non metterebbero più piede in parlamento se si andasse a votare tra pochi mesi, saranno “disposti a tutto” pur di regalare a se stessi un po’ di vita e se sono bravi a ciurlare nel manico potrebbero campare fino al 2018.
Le seconde file con l’ausilio dei magnifici dieci renderanno digeribile il supermegainciuciogalattico senza far perdere la faccia ai quattro bravi manzoniani: Berlusconi, Bersani, Maroni, Monti.
Grazie Grillo, grazie Napolitano: state rendendo un gran servizio al Paese.
Lo dico senza ironia.
Grillo ha una paura fottuta di confrontarsi subito con le responsabilità di governo; quindi i suoi isterici “NO” sono comprensibili.
Napolitano è così immerso nel sistema politico autoreferenziale da credere realmente nella “responsabilità della funzione” delle forze politiche che, nei momenti di maggiore difficoltà, sanno trovare l’unità e la concordia necessarie per il bene del Paese. Non fu forse così negli anni di piombo?
No, signor Presidente, non fu così ma le riconosco onestà intellettuale e comprendo il senso del suo agire. Però, ancora una volta, sta sbagliando.
Ci mancavano anche i “comitati presidenziali”, mo’…
Traduco in burinese il (probabile) pensiero di Napolitano: “Siccome i partiti non stanno facendo un emerito CAZZO poiché sono troppo occupati a sgambettarsi l’uno con l’altro come bimbi dell’asilo, istituisco un comitato che bypassi il loro Mandato e faccia il lavoro che NON stanno facendo loro.”
E se così non è…allora qualcuno sa dirmi che bisogno ci sarebbe di un “comitato”, se i partiti stessero assolvendo i loro regolari compiti istituzionali?
"Mi piace""Mi piace"
La funzione vera dei comitati è preparare il terreno allo sbocco dell’inciucio responsabile per il bene del Paese, cercando di non far perdere la faccia ai 4 capi-partito.
"Mi piace""Mi piace"