Ho un’idea che mi frulla da un po’. La esprimo in forma rozza, perché non ho avuto tempo di approfondire.
Tutto origina da qualche domanda: perché tante persone sono interessate a sapere con chi sta questa o quella starlette? Se tizio si è separato? Perché sono così morbosamente interessate ai fazzi delle persone dello spettacolo? Perché seguono riviste e programmi TV succhiando avidamente tutti i pettegolezzi propinati?
Risposta.
La nostra società si è molto evoluta negli ultimi 100 anni, ma il nostro cervello è cambiato negli ultimi millenni?
No, il nostro cervello è rimasto sostanzialmente quello di sempre.
L’uomo un animale sociale e il cervello assimila modelli di relazione e comunicazione ma il nostro cervello continua a funzionare ed elaborare come ai tempi delle caverne: il mondo circostante è per me importante e devo imparare a rapportarmi e a relazionare con esso. Così pensava l’uomo delle caverne così pensa l’uomo contemporaneo.
Da sempre le persone a noi vicine sono considerate importanti per ciascuno di noi, nel bene e nel male: il padre violento influisce sulla crescita del bambino come il padre amorevole. Cambia la valenza, il segno, di questa importanza.
Per gli stessi meccanismi cavernicoli, coloro che ogni giorno entrano nelle nostre case sono percepiti come persone di casa, persone fidate, persone familiari. E quindi vogliamo sapere tutto di loro, perché questo è il nostro modo di dimostrare interesse per le persone di casa. E loro ci raccontano tutto, e noi assorbiamo, veniamo plasmati e plagiati a loro piacimento.
Scusate, un attimo: vado a SPEGNERE LA TV!
Spunto interessante, Mako (…alla faccia del “esprimo un’idea in forma rozza”!)
Il ragionamento di fondo non fa una grinza: se una persona ci è familiare, vorremmo sapere quante più cose su di lui. Fin qui, tutto normale.
Ma il vero punto è: PERCHÈ questi personaggi devono “per forza” esserci familiari?
Intendo: li abbiamo invitati noi a far parte del nostro quotidiano? No, si sono imposti loro. O meglio, loro ci sono stati imposti da qualcun altro a noi SCONOSCIUTO (nella fattispecie, supervisori di programmi o raccomandatori di mezzibusti televisivi, che ce li propinano con una tale invadente ossessività che alla lunga ci diventano “per forza” familiari).
Allora tutti questi Marzullo, Corona, Belem, Scazzi…non sono affatto dei “familiari”; sono degli intrusi usati da qualcun altro come Cavallo di Troia per derubarci della nostra sacrosanta libertà di decidere autonomamente chi deve entrare a far parte della nostra esistenza e chi invece no.
Ora un qualche ingenuo potrebbe obiettare: “Nessuno ti obbliga a guardare Marzullo o ad interessarti delle sue vicende private.”
E’ il tipico ragionamento di chi non vede al di là del proprio naso; proprio il tipo di “ragionamento” su cui contano i propinatori di vacuità.
Infatti non c’è “libero arbitrio” che tenga: è un DATO DI FATTO che a furia di interporre forzosamente qualcosa o qualcuno sulla nostra strada, volenti o nolenti ci diviene familiare, ed entra a far parte del nostro quotidiano.
Quindi è inutile cercare di nascondersi dietro la scusa del “Nessuno-ti-obbliga-a”: l’imporre alla nostra attenzione personaggi o vicende che NON abbiamo espressamente richiesto è una forma di violenza, ovvero l’esercizio di una Volontà altrui che prevarica la nostra.
Ad esempio: CHI ha chiesto che INTERE SETTIMANE del palinsesto RAI venissero occupate da servizi sul delitto di Cogne?
Nessuno del pubblico, ovviamente; quella è stata una scelta arbirtraria dei palinsestisti per farci divenire “familiare” una piccola vicenda morbosa di NESSUNA utilità pubblica. E a furia di propinarcela arbitrariamente a tutte le ore del giorno, era INEVITABILE che ci divenisse “familiare” CONTRO LA NOSTRA VOLONTA’ CHE DIVENISSE TALE. Ecco perchè ho parlato di violenza.
E coloro che esercitano questo tipo di violenza sanno BENISSIMO che non c’è difesa da essa, quindi la loro puerile scusa “Sei sempre libero di spegnere la TV, nessuno ti obbliga a sorbirti le stronzate con cui ti bombardiamo ossessivamente”, è un alibi da quattro soldi che rivela solo la loro meschinità.
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Ohi ohi ohi… potremmo scrivere dei libri su questi temi se, come è giusto, poni l’accento su questi aspetti.
Mi limito a qualche considerazione di massima.
Questi signori sono i “nostri vicini di caverna” e poiché non ci svaligiano le nostre caverne siamo propensi ad accoglierli. Ciò di cui ci privano sono beni immateriali di cui non abbiamo immediata percezione; anzi ci sembrano divertenti intrattenitori o belle gnocche…
L’opinione pubblica non esiste poiché si tratta del prodotto, della reazione, a comportamenti altrui o rappresentazioni della realtà definite da altri. L’opinione pubblica altro non è che la messinscena della percezione della messinscena. Gli stessi sondaggi sono un modo per pilotare verso “letture già masticate della realtà”, condizionando così la libera formazione di un convincimento. Tutto spesso è semplicisticamente e capziosamente ridotto a poche alternative tutte flaccide e mistificatorie. Come quando ti fermano per strada chiedendoti “una firma contro la droga”; io chiedo se si tratta di una proposta di legge per la legalizzazione di tutte le droghe e loro mi guardano con occhio cretino e mi chiedono “perché lei è favorevole alla droga?” Favorevole o contro l’aborto, il nucleare, la droga… Vabbè.
Il diritto di microfono: chi decide chi deve parlare, quando e in quale luogo e contesto. La libertà di espressione è una farsa se c’è qualcuno che decide cosa sia notiziabile e cosa no; se qualcuno ha libero accesso al microfono e altri no. L’apparente libertà di parola è più deleteria della censura conclamata e regolata.
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