Il problema dell’Italia repubblicana è da sempre la mancanza di democrazia e di alternativa alla cultura di governo un tempo incentrata sulla DC e da due decenni sul duopolio centrosinistra – centrodestra.
Chi un tempo rappresentava la maggior forza d’opposizione, il PCI, rinunciò a svolgere questo ruolo cercando semplicemente di essere ammesso alla spartizione del potere. Questa stortura del nostro sistema politico ha consentito che la promettente democrazia repubblicana degenerasse ben presto in partitocrazia (ne parlava già all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso il pericoloso rivoluzionario Cesare Merzagora).
Se vogliamo trovare qualche esempio di cultura di governo alternativa alla DC e ai suoi mendicanti alleati dobbiamo volgere lo sguardo verso la casa radicale: unica presenza politica in Italia dal 1946 a oggi che ha dimostrato che è possibile vincere battaglie impensabili lavorando sulle “cose” e non sulle “formule”. Alleanze per “fare” e non per “conquistare”. Quando qualcuno affermava “non è ancora il momento” quattro geniali rompiballe riuscivano a imporre alla sonnolenta casta politica una serie di riforme che hanno cambiato il volto della nostra arcaica Italia dimostrando che la DC poteva essere sconfitta anche quando aveva l’appoggio del clero e delle gerarchie ecclesiastiche.
Se cessassero le inutili schermaglie e si provasse a confrontarsi sulle “cose” da fare e sul come farle probabilmente questo Paese farebbe qualche passo in avanti.
Oggi il Parlamento ha una grande opportunità storica per cambiare le cose: basterebbe che le nuove energie entrate in parlamento la smettessero di utilizzare le logiche della vecchia partitocrazia.
La farsesca II Repubblica, prosecuzione della prima e unica Repubblica, va sotto il segno di Berlusconi: rappresentazione plastica dell’insignificanza del centro-sinistra poiché dal 1994 a oggi i due blocchi politici hanno governato (si fa per dire) quasi lo stesso numero di mesi.
Il berlusconismo è figlio del centro-sinistra che nel 1993 disegnò a propria misura una legge elettorale che avrebbe dovuto consentire il compromesso storico tra cattolici e comunisti per assenza di contendenti (ricordate la gioiosa macchina da guerra di Occhetto?). Ma arrivò Berlusconi che realizzò l’impensabile: radunò intorno a sé e a una parte dei reduci DC e PSI gli esclusi dal sistema partitocratico “dell’arco costituzionale”, vale a dire, MSI e Lega.
Berlusconi vinse le elezioni e governò per pochi mesi offrendo al centro-sinistra foraggio per vent’anni: Berlusconi divenne il demonio, il fantoccio contro cui scagliare tutti i dardi della propria verbosa e retorica democraticità per tutelare e perpetuare la partitocrazia fondata su occupazione di ogni spazio pubblico, rapina sistematica del denaro pubblico, articolazione del potere fondata sul conflitto d’interesse.
Da allora a oggi nessuno dei tanti problemi che s’incarnerebbero nel demonio Berlusconi è stato risolto.
Riforme istituzionali, riforma del sistema radiotelevisivo, riforma della giustizia, conflitto d’interesse… tutto è ancora sotto i nostri occhi perché bisogna far credere che queste orrende cose esistono in quanto esiste Berlusconi mentre tutti sappiamo che Berlusconi esiste perché esiste il conflitto d’interesse, l’occupazione delle istituzioni, l’occupazione partitica della RAI…
La cultura post-fascista è il collante dei due blocchi politici che si contendono il potere in Italia: l’agglomerato partitico comunemente definito centro destra, e l’agglomerato partitico comunemente definito centro sinistra, sono entrambi tenuti insieme dalla cultura corporativa fascista mai sconfitta.
Ci sono forze sane e valide in entrambi i blocchi storici (per la verità, pochine nel cdx, ma ci sono) e per la prima volta una nuova forza politica irrompe in Parlamento con numeri importanti. Per la prima volta in Italia c’è l’opportunità storica di rompere il blocco PDL-PDmenoelle, come efficacemente sintetizza Grillo, e avviare un profondo cambiamento.
Il boccino è nelle mani del M5S: basterebbe abbandonare il cinismo politico che da sempre contraddistingue la nostra pessima partitocrazia e avviare un cambiamento sulle cose necessarie al Paese. Umiltà, coraggio, concretezza sono le armi necessarie per sconfiggere arroganza, vigliaccheria, inconcludenza che da sempre caratterizzano la partitocrazia italiana.
Il mega inciucio rischia di realizzarsi non perché così è stato deciso dalla oligarchia partitocratica ma perché il M5S non lascia alternativa tra inciucio, rinviando la morte, e elezioni subito, decretando la morte di uno dei due blocchi, presumibilmente del PD, quello più vulnerabile e permeabile perché più forte è la voglia di cambiare.
Se si realizzerà il temuto inciucio pd+pdl sarà perchè qualcuno non avrà lasciato alternative a questa soluzione. Gargamella e il nano saranno pedine del libanese di Genova.
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Condivido la riflessione. Sembra che Grillo sia rimasto incatenato allo schema che si era prefigurato prima dell’esito elettorale. Ma il voto e l’elezione dei due presidenti del parlamento hanno dimostrato che le cose possono andare diversamente dal “tutto già deciso” che era stato pronosticato. Sta a lui e agli eletti del M5S decidere adesso se restare fedeli a un pronostico rivelatosi sbagliato e cinicamente fare in modo che si realizzi l’inciucio che davano per già concluso o trarre le conseguenze di una realtà che qualche sorpresa riesce a donarci.
Non capisco però l’espressione “libanese di Genova”.
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