Ieri 13 marzo tra le 19 e le 21 l’elezione del Papa è stata accompagnata da una fitta sequenza di comportamenti che meritano attenzione. Uno spaccato interessante è il fitto susseguirsi di post su twitter nella trepidante attesa che fosse annunciato il nome.

Che aspettative avranno Anna Paola Concia e Debora Serracchiani dal nuovo pontefice? In qualche caso l’attesa è stata subito seguita da qualche incrinatura…

Come interpretare i tripudi di gioia del PDL  che annuncia che il nuovo papa sarà la loro guida spirituale? E il tripudio di Polverini, Prestigiacomo, Lupi? “Viva il Papa! Viva Papa Francesco!”, esclama Angelino Alfano. Una Laura Ravetto da brividi ci comunica che è un papa rivoluzionario che “si dice Vescovo di Roma non Papa”: ha già capito tutto!

Molte persone dalla discutibile frequentazione e  gestione del potere erano tutte lì a twittare che manco i fringuelli! L’elezione del papa dovrebbe essere un evento accompagnato da serena attesa nella continuità e nella fiducia. Perché caricare l’evento di aspettative o accompagnarlo con dichiarazioni di tripudio o scene da evento sportivo?

Sorvoliamo sull’inno nazionale e le marce delle delegazioni militari che mi sembrano scenografie inappropriate e svilenti di un evento religioso e soffermiamoci sul fatto che non eravamo in attesa di un risultato elettorale “laico” dove sulla base di programmi e promesse ciascuno ha delle aspettative. Non c’è un candidato, non c’è un programma. Le aspettative appaiono immotivate, sorrette da speranze, ma speranza in cosa? Non sono queste aspettative anche sintomo della delusione per quanto sinora fatto e per come sinora è stata condotta la Chiesa? O opportunistica manifestazione di giubilo in chiave nazional-popolare?

Indice di gradimento: ZERO alla rappresentazione che molta politica ha dato di sé.