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Maroni, il fascismo e il paraculismo

Maroni critica Grillo e definisce “fascista” il linguaggio utilizzato dal comico divenuto leader politico.

Lampante che a parlare è un politico comico. Una persona affetta da grave e pericolosa amnesia.

Rinfreschiamo la memoria allo smemorato padano Maroni, con i suoi affettati modi da bravo collegiale.

Maroni è cresciuto in un partito che non è “mai stato forcaiolo”, come affermava Bossi in occasione del voto per l’autorizzazione all’arresto di Cosentino, ma esponeva il cappio in Parlamento.

La Lega è sempre quel partito che per bocca del suo educato e civile leader affermava che “la vita di un magistrato vale 300 lire, tanto costa una pallottola”.

Sempre Bossi, dal quale non ricordo che Maroni abbia mai preso le distanze, affermava che in Padania ci sono “300 mila uomini armati pronti a marciare su Roma”; non fu un certo Mussolini a organizzare la storica marcia su Roma? O forse Bossi si ispirava ai Vandali del famoso saccheggio di Roma? Già, i barbari sognanti.

Sempre Bossi ricordava che “noi Padani non abbiamo mai tirato fuori il fucile, ma c’è sempre una prima volta”.

Riguardo agli sbarchi dei clandestini, si limitava ad affermare che voleva sentire il “rombo dei cannoni”.

Non si contano poi le volte che ha mandato affanculo, a voce o a gesti, i critici e gli oppositori.

L’arricchimento di regime e il familismo sono senza dubbio pratiche estranee alla vita della Lega e Maroni è un fiero oppositore di quella cultura mafiosa che cresce grazie a familismo, clientelismo e disponibilità all’illecito arricchimento personale. Certamente, ne siamo tutti convinti e persuasi.

A questo link http://www.youtube.com/watch?v=gK7DyKb88tQ potete gustarvi una lezione di Borghezio sull’antifascimo della Lega!

C’è stato bisogno di attendere le allucinanti e allucinate affermazioni di Borghezio su Breivik perché la democratica e antifascista Lega si svegliasse.

Di Maroni, in Parlamento dal 1992, già secessionista, già capo delle camicie verdi, condannato per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, beneficiato per una serie di imputazioni da intervenute modifiche legislative varate dal centro-destra, ricordo tante perle… il suo aver firmato un decreto  senza aver compreso, che colui che fu definito il “mafioso di Arcore” è diventato il suo “presidente preferito“, la ricostruzione – smentita – del caso Ruby, la non conoscenza della struttura organizzativa dello Stato italiano dimostrata, per esempio, in occasione dei fatti di Rosarno (e già la responsabilità era degli Enti locali; chissà a cosa servono le Prefetture e da chi dipendono)…

Bravissimo nel polemizzare in modo puerile con un calciatore o con i conduttori di “Vieni via con me”.

Intelligente e acuto osservatore a cui non sfugge nulla… tranne quello che succede sotto i suoi occhi all’interno del Partito.

Maroni non mi sembra proprio idoneo a dare lezioni di democrazia e di linguaggio.

Maroni probabilmente non s’intende di fascismo ma di paraculismo sì.

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