Maroni è corresponsabile politico, per incapacità o indolenza o complicità, della gestione familistica del Partito che avrebbe dovuto liberarci dalle pratiche partitiche di “Roma ladrona”.
La Lega inveiva contro i ladri ed esponeva cappi in Parlamento, ma ha contribuito al saccheggio delle casse pubbliche e si è sostituita ai precedenti partiti replicando le stesse logiche predatorie fondate su lottizzazione e clientelismo.
Nella migliore delle ipotesi Maroni è un ingenuo sprovveduto che non sa vedere e comprendere quel che gli succede intorno.
Maroni ha ridotto la lotta alla criminalità organizzata a un fatto repressivo e poliziesco, come se non fosse proprio la cultura familistica e clientelare, tipica del nostro sistema politico, a favorire la penetrazione mafiosa in ogni ambito della vita civile e istituzionale. E’ proprio quel tipo di cultura che rende possibile le infiltrazioni mafiose nelle istituzioni. D’altra parte cosa attendersi da un partito in cui si riduce la lotta alla criminalità a un demenziale “non facciamo partecipare le imprese calabresi agli appalti in Lombardia”?
Maroni da ministro ha dimostrato di non avere la cultura e l’intelligenza politica necessarie per un contrasto efficace alla criminalità organizzata. Serve una nuova governance per promuovere trasparenza nei processi decisionali e superamento delle clientele e delle consorterie di potere, ma di tutto ciò non c’è stata traccia nell’attività del ministro Maroni.
Però, cavoli, come ha saputo puntare i piedi in occasione di “Vieni via con me”. Ricordate l’infernale polemica che precedette la sua partecipazione alla trasmissione? A questo link trovate l’intervento di Maroni http://www.youtube.com/watch?v=qtETk3bzRPc ma la rete mette a disposizione anche questo simpatico intervento con alcuni commenti http://www.youtube.com/watch?v=n6FQ7F2lqAE Valutate voi, ma soprattutto valutate se c’è coerenza tra i proclami e l’azione concreta di un governo che, nel pieno della crisi economica e con una giustizia inefficiente, si è occupato per lungo e infruttuoso tempo di intercettazioni, rinviando all’infinito l’approvazione della legge anti-corruzione, lasciando la palla al governo Monti che ha varato, per responsabilità preminente del PdL, un provvedimento spuntato che va già rivisto. Che dire poi dell’impermeabilità dei poteri locali alla criminalità organizzata? Che dire del nulla per contrastare la corruzione politica?
Sono tante le perle maroniane che meritano di essere ricordate: “Romano è un collega ministro e come tale dobbiamo difenderlo”.
“Ne discuteremo e voteremo come decide Bossi”, Roberto Maroni a proposito del voto per l’autorizzazione all’arresto del deputato Milanese.
Affermazioni simili meriterebbero un’emulazione del linguaggio preferito da Bossi: pugno chiuso e dito medio proteso in alto con accompagnamento di sonore pernacchie, ma non intendo abbassarmi al livello leghista.
Affermazioni del tenore di quelle riportate non sono propriamente un “pensiero stupendo” della mitica Patty ma un “non pensiero”, un chiaro sintomo della mediocrità di un politico che specula sulle speranze di molti italiani, soprattutto dei settentrionali offesi e traditi.
Maroni, fa quel che decide il capo. Il suo bisogno di appartenenza e fedeltà a un gruppo viene prima e sopra il dovere istituzionale. Non decide in base alle sue valutazioni e in nome del Popolo Italiano ma si adegua alle decisioni del capo partito. L’appartenenza è importante, per Maroni. Infatti, difende Romano perché si tratta di un collega ministro.
Difendere qualcuno solo perché fa parte di un gruppo, club, famiglia… costituisce l’elemento portante della cultura mafiosa, clientelare, corporativa.
Questo era Maroni fino a pochi mesi fa e adesso dovremmo credere alla metamorfosi? All’uomo nuovo che promuoverà il riscatto del Nord?
Parafrasando Berlusconi, potremmo affermare che bisognerà essere coglioni per continuare a votare Lega. Ma avendo buon gusto mi limito a dire: Maroni, NO GRAZIE.
Maroni, l’uomo senza cognome.
Per rendersi conto della statura politica di quest’individuo, basta ricordare il comizio che ha tenuto dopo lo scandalo delle tangenti alla Lega, dove il simpatico Maroni ha incantato la platea con profonde riflessioni politiche tipo “Chi-non-salta Rosy-Mauro-è! Heh! Heh! Su, saltiamo tutti insieme!” Wow. Che stile, che classe, che eleganza…Proprio l’uomo giusto per rimpiazzare Formigoni, sì…
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Infatti, la cosa folle è proprio che Maroni sia considerato quasi uno statista mentre per come si è comportato da parlamentare e da ministro dovrebbe essere considerato solo un “moccioso piagnucoloso”!
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O bella. E chi sarebbero mai questi geniacci che considerano Maroni “uno statista”? I ratti delle fogne di Bergamo?
La fortuna di Maroni è solo che le cariche politiche vengono assegnate a tavolino dai PARTITI, e non dagli elettori. In un sistema meritocratico, uno come Maroni potrebbe al massimo fare il lavacessi. Invece, eccolo lì dov’è. Viva l’Italia.
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Non so, probabilmente si confondono con Gava.
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