2008 Pier Ferdinando Casini definisce “perseguitato politico” Salvatore Cuffaro, condannato in primo grado a 5 anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici, e decide di portarlo in Parlamento.
2013 Silvio Berlusconi col pieno appoggio del Partito candida Raffaele Fitto, condannato a 4 anni di reclusione (di cui 3 condonati per indulto) e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, come capolista in Puglia per la Camera dei Deputati. Roberto Formigoni si dichiara totalmente fiducioso nell’assoluzione di Fitto nei successivi gradi di giudizio. Ci auguriamo tutti questo esito positivo; non lo è stato per Cuffaro.
Premesso che una condanna in primo grado non è una sentenza definitiva, concesso anche il diritto di ritenere una persona innocente anche quando è stata pronunciata una sentenza definitiva, giacché esiste l’errore giudiziario, mi chiedo quale sia la necessità di portare in Parlamento imputati già condannati e verso i quali sarebbe doveroso almeno un atteggiamento di prudenza.
Va benissimo che Casini, Berlusconi, Formigoni hanno nel tempo dimostrato incondizionata fiducia verso i tanti Cuffaro e Fitto, ma perché non si limitano ad assegnare a queste persone incarichi di partito? Perché portarle in Parlamento? Si tratta di grandi statisti di cui l’Italia non può proprio fare a meno? Non mi sembra.
Ai tempi di Toni Negri, Enzo Tortora, Ilona Staller gli elettori hanno scelto di eleggerli. Adesso per non mandare in Parlamento persone con rilevanti guai giudiziari l’elettore ha una sola possibilità: non votare i Partiti che candidano questi nobili cavalieri con tante macchie. Questa è l’unica possibilità che l’elettore ha e sarà bene ricordarselo.
Gradimento: ZERO