Sentivamo il bisogno dell’ennesimo magistrato in Parlamento?
Francamente NO. Preferirei magistrati impegnati a rendere efficiente la macchina della giustizia e, considerata l’autonomia di cui gode l’ordinamento giudiziario, probabilmente qualche responsabilità sull’eterna inefficienza della giustizia compete anche ai magistrati. Se poi consideriamo i tanti magistrati distaccati presso i ministeri, impegnati a scrivere leggi in una lingua sconosciuta persino a loro, allora le responsabilità aumentano. Se poi considero il tanto impegno profuso da tanti magistrati nella difesa di interessi corporativi, allora proprio non sento il bisogno di magistrati impegnati in un Parlamento che già brilla di suo per corporativismo e familismo.
Va detto, inoltre, che da quando a ogni tornata elettorale nuovi magistrati passano dalle aule dei tribunali allo scranno parlamentare la politica non è diventata più efficiente e trasparente… e dubito che questa volta andrà diversamente, considerati i primi passi mossi dal nostro simpatico Ingroia.
Direi che in capacità di analisi politica e comprensione della realtà, il nostro Ingroia è messo decisamente male. Infatti, se un magistrato decide di darsi alla politica mettendo insieme un’armata che riunisce l’Orlando di lungo corso già furioso contro Falcone e il Di Pietro che primeggia per l’opacità con cui ha gestito il partito da lui fondato, passando attraverso non so quante formazioni comuniste, ciascuna impegnata a dimostrare di essere più comunista dell’altra, allora francamente mi vien da dire BASTA!
La sensazione di avere un ennesimo personaggio in cerca di un bel posto al sole è forte, se non altro per i compagni di strada che ha scelto. Su tutti quel Di Pietro che ha portato in Parlamento Scilipoti e Razzi (e in precedenza De Gregorio). Un Di Pietro che da magistrato è divenuto “un eroe nazionale” (strano Paese il nostro dove diviene eroe chi al massimo fa semplicemente il proprio dovere) perseguendo il finanziamento illecito ai partiti, ma non ha saputo dare agli italiani un partito cristallino nella gestione politica e amministrativa. Non proprio delle belle credenziali per chi parla di “rivoluzione civile“! Evidentemente gli slogan sono sempre a buon mercato.
Riguardo agli altri compagni di strada, che dire. Provo tenerezza per chi gioca a fare il puro dimenticando come funziona il nostro sistema elettorale. Forse un po’ di sano pragmatismo per portare a casa qualche obiettivo concreto nell’interesse generale, e non qualche scranno nell’esclusivo interesse proprio, non guasterebbe.
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